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domenica 8 gennaio 2012

TERNI CITY ROCKERS: 2a puntata


PSEUDO PROLOGO 2: LA VENDETTA

   Qualche giorno fa, ero intento a non fare un benemerito niente. Me ne stavo tranquillo ad oziare in casa mia, con in corpo qualche linea di febbre e qualche giorno di “buono malattia” da sfruttare.
   Il computer era dal dottore per una visita di controllo, lo stereo presentava qualche problema di acustica, i libri erano ancora a casa di mia madre, i film sullo scaffale li avevo visti tutti almeno una decina di volte, la Play Station non ce l’ho, né la 1 né tanto meno la 2. Che fare? Come passare il tempo nell’attesa di andare a riprendere il mio bambino alla scuola elementare? Mi sono messo a leggere le vecchie agende della mia adolescenza.
   È sempre stata una mia consuetudine tenere dei diari nel corso dei miei anni, fin dai tempi delle scuole superiori. Certo, allora ci scrivevo i compiti per il giorno dopo, gli orari delle lezioni. I voti di diritto e di ragioneria, di tecnica commerciale, di francese o di economia (bassi… molto bassi!), qualche cazzata scritta dagli amici di allora, le giustificazioni con la firma falsificata per la “sega” del giorno prima. Poi, con il passare degli anni, scrivevo ciò che di bello o di brutto, mi capitava giorno dopo giorno, come un diario, ma non come quello che certe fanciulle in assorbente esterno (per dirla alla Enrico Brizzi) tengono chiuso sottochiave o in cassaforte: il mio era sempre aperto e chiunque poteva leggerlo, commentarlo, magari aggiungerci qualche frase storica o qualche poesia ispirata dal momento.
   Dunque… stavamo dicendo che ero intento in questa lettura di vecchi diari, e tante cose mi sono tornate alla mente nel mio capoccione, che non è solo pieno di capelli, ma anche, in piccolissima percentuale, di materia grigia, cose che il mio subconscio aveva quasi dimenticato del tutto; certi piccoli passaggi della vita che credevo perduti nel dimenticatoio del passato straremoto, sono riaffiorati come fossero successi ieri, ed allora mi sono chiesto: «Quasi quasi, cerco di dare un ordine e mettere insieme tutti questi miei attimi, in un libro dal sapore autobiografico triste-allegro.»
   Certo, lo so, non sono uno scrittore di professione, ne ho la presunzione di diventarlo (mai dire mai…) ma mi sembrava carino far sapere a qualche milione di lettori, le mie esperienze di ragazzo alle prese con i primi turbamenti amorosi, con le inside della vita civile e, marginalmente, di quella militare, con le amicizie che hanno sempre avuto un significato molto profondo ed importante per me, il tutto fino alla cosiddetta linea di demarcazione che c’è tra la spensierata gioventù e la maturità.
   Ho cercato di rendere visibili, con un linguaggio, credo, abbastanza lineare, piacevole, leggibile ed al passo con i tempi, quei momenti che hanno caratterizzato quei dieci anni vissuti, secondo me, al massimo delle mie possibilità.
   Spero vivamente che qualcuno ci riveda un po’ di se stesso, spero che qualcuno si ricordi di quel periodo, visto che, ormai, la stressante vita dei giorni d’oggi, ci porta e vivere per il futuro.
   Ecco una cosa che mi è sempre piaciuta di quel periodo: io vivevo il presente in tutta la sua pienezza e maestosità e non mi preoccupavo del futuro (chi ci pensa a 20 anni…), anche se non lo vedevo tanto, tanto roseo.

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