«Un errore è tanto più pericoloso,
quanta più verità contiene.»
(Henry F. Amiel)
DODICESIMO
Quando Alberto tornò dal suo vecchio compagno di scuola, questi aveva
già immaginato tutto: da dietro l’angolo del palazzo del Monte dei Paschi di
Siena, aveva visto Fabrizio e gli altri andarsene, e aveva compreso che la sua
intuizione era stata giusta.
«Però… che fijo de bona donna! C’aveva in mente solo la vendetta quel
bastardo!» disse Roby quando Alberto gli raccontò i fatti.
«Certo che ce n’ha de farina dentro quella zucca, eh? Ma come pensava de
vendicasse cucì, ma che pensa che su lu monnu l’unica persona intelligente è
lui? Sai che te dico… penso proprio che non lo guarderò più in faccia nemmeno
io! M’hai fatto aprì l’occhi! Ma quante cose se scoprono quanno meno te
l’aspetti!» disse Alberto scrollando la testa.
«E cucì, oltre a èsse ‘na ragazzina era pure brutta come la fame, eh?
Non pòi immagginà quanto me sei stato d’aiuto Albè… no, aspetta… com’è che te
chiamavamo a scòla? Ah! Ah! Ah! Ah! si, si… Miffe, Miffe! Kazzo quanti bei
ricordi, la scòla… sai, ogni tanto c’arpenso a la scòla, e me manca un po’
quella goliardia, tutte quelle cazzate che facevamo! T’aricordi la gita a
Venezia, la notte che Danilo saltò addosso alla Scorsolini sopra lu lettu? E lei
“Danì, Danì… ma che stai a ffà!” e je strappò la catenina d’oro dal collo… e le
cazzate de Magondo, quelle poi erano mitiche, come quella che annava a 180
all’ora co’ la 500 e quanno s’è accorto della macchinetta della Polizia ha
aperto lu sportellu, sempre a 180 all’ora, ha raccolto un sasso e l’ha tirato
contro l’autovelox e l’ha rotto?»
«Basta! Basta! Vaffanculo Robbè, me stai facendo piscià sotto da lu
ride! Kazzo, è stato un bel passaggio della vita nostra, ma mò dovemo guardà
avanti… ormai il passato è alle nostre spalle… Ma dimme un po’ che fai,
lavori?»
«Beh, mò faccio il garzone in un negozio de fiori… sai faccio le
consegne a domicilio, al reparto maternità dell’Ospedale, all’obbitorio, ma spero
de trovà quarche cosa de mejo… e tu?»
«Io so entrato da Cassetta, quello de li salumi… preparo le bolle per i
camionisti, controllo le merci quanno arrivano e via discorrendo. Ho un buon
stipendio e credo che entro un paio d’anni me sposo, sempre che mi’ regazza me
vòle!»
«Che te possino… sposasse… che parolone!» disse Roby «Io c’ho da fa ‘na
marea de cose prima de sposammo, e il solo pensiero del matrimonio me fa cascà
in una depressione allucinante!»
Poi i due amici si salutarono calorosamente, promettendosi che, un
giorno o l’altro, si sarebbero rivisti, magari anche con gli altri compagni per
una bella abbuffata di ricordi, di pastasciutta e di carne arrosto sulla brace.
In quegli anni, Roby amava molto andare al cinema. Ora, sono ormai passati
diversi anni dall’ultima volta che ha messo piede al Politeama (se non ricordo male, l’ultimo film che ha
visto è stato il primo “Jurassic park”), ma sta solo aspettando che il suo
bambino cresca, per andarci insieme.
Nel 1983 il biglietto non era molto caro (5.000 lire) e quella era una
passione che il nostro amico ha coltivato sempre, anche adesso
ultraquarantenne, solo che adesso i film se li vede comodamente sdraiato sul
divano di casa col bimbo sulle gambe, con le videocassette e i dischi DVD. Ma
in quell’anno di videoregistratori non se ne trovavano tanti in giro, tanto
meno le videocassette vhs o video2000 o betamax (i tre sistemi esplosero da lì
a qualche anno).
Terni è sempre stata una città molto ricettiva per la settima arte, e
per una città di poco più di centomila abitanti, una decina di cinema erano più
che sufficienti: c’era il “Politeama” che era e resta il più importante, il
“Verdi”, dove si poteva assistere anche a spettacoli teatrali (l’unico spettacolo teatrale che Roby ha
visto in vita sua, fu un monologo del compianto Giorgio Gaber [R.I.P.] proprio
al Verdi), c’era il “Fiamma” (ora cinema per film d’autore ma anche di
cassetta), il “Modernissimo”, ora smantellato, l’”Elettra” che ora è l’unico
cinema dove si possono vedere film porno, il “Piemonte” (ora diventato
“Multisala Fedora”), il cinema “Antoniano” per i film in seconda visione, il
“Lux” sparito dalla circolazione, come pure il cinema “Primavera” per i film
d’essai, il “Giardino” e l’”Aurora” (ormai chiusi da tempo) per i film
parrocchiali. In più, d’estate, le varie arene all’aperto, per vedere, o
rivedere, quei film che durante l’inverno qualcuno si era perso.
Dall’inizio dell’anno, Roby aveva già visto: “In viaggio con papà” di
Sordi, “Storie di fantasmi” (un buon
horror sottovalutato), “Animal house” il primo film del suo mito John
Belushi, “Et” (tre volte), “Amici
miei atto II” (con i cinque terribili
vecchietti), “Qua la mano” con il duo Montesano/Celentano (una vera boiata), “Il Conte Tacchia”
sempre con Montesano (molto meglio),
“1997 fuga da New York” con Kurt “Jena Plienski” Russell, e “The wall” il
visionario film di Alan Parker sulle musiche del famoso disco dei Pink Floyd (hai voglia a dire l’heavy metal… i Pink Floyd erano, sono e
rimarranno sempre i Pink Floyd,
nevvero?) che avevano sempre un posticino particolare nel cuore di Roby,
nonostante il recente cambio d’immagine.
Altra particolarità di quegl’anni, erano le cosiddette radio libere, ma
libere veramente.
Le prime che cominciarono a trasmettere a Terni furono Radio Terni, la prima in assoluto, che
in seguito si scisse in Radio Antenna
Musica e Tele Radio Centro Italia,
Radio Galileo, gestita dal Partito
Comunista e, probabilmente, la più importante e più ascoltata radio cittadina
se non altro perché fu la prima a radiotrasmettere le partite fuori casa della
Ternana quando non c’erano le televisioni private, e Radio Alternativa gestita dal Partito Socialista e brutta copia di Radio Evelyn (quel mitico appartamento in Corso Vecchio 184) ovvero l’estremismo
di sinistra al potere radiofonico, una specie di oasi nel deserto che durò 5 o
6 anni senza mai passare (o quasi) uno spot pubblicitario, una radio che riuscì
a portare a Terni, sul finire degli anni ’70, cantautori impegnati come Guccini
(in un famoso concerto dedicato ad Albino Cimini, il ragazzo ternano arrestato
in Turchia per possesso di marijuana e condannato a svariati anni di carcere
durissimo in quel paese), Bennato (il Politeama stracolmo in ogni ordine di
posti… erano gli anni di “Burattino senza fili”, “La torre di Babele” e “I
buoni e i cattivi” senza ombra di dubbio i migliori dell’architetto
napoletano), Finardi, Camerini pre “Rock’n’roll robot” e “Tanz bambolina” e con
la meravigliosa “Bambulè”, un Pino Daniele alle prime armi con tanto di capelli
lunghi e con canzoni che, a differenza di adesso, non facevano addormentare,
Ricky Gianko e Gianfranco Manfredi con Pino Masi e il Banco del Mutuo Soccorso
per la festa della radio, la Nuova Compagnia di Canto Popolare e addirittura i cileni
Inti Illimani al grido di “El pueblo, unido, jamas serà vencido!”, radio che
inventò trasmissioni mitiche come “La mantide religiosa: quattro chiacchiere
tra di noi, ogni riferimento a persone o cose esistenti è puramente voluto,, ma
innestato in invenzioni di sana pianta”, o “La rassegna stanca” programma
satirico sia a livello locale che nazionale, oppure “Lospazioaperto” in cui lo
staff cercava di realizzare un’idea politica dell’informazione democratica, o
“La storia di Terni raccontata dalla voce dei ternani” o quella famosissima,
nata per caso, durante il terremoto in Valnerina la notte del 20 settembre del
1979 e la radio fu l’unica voce delle persone colpite dal sisma, visto che i
Vigili del Fuoco e Polizia non riuscivano a sapere niente di preciso) e ci
metterei anche “Rock brigades” una delle prime trasmissioni radiofoniche
sull’heavy metal e le trasmissioni “fuori di testa” dei G.A.S. (scusate se mi sono dilungato su Radio
Evelyn tralasciando le altre, ma è una questione di pelle… sento ancora i
brividi al pensiero di ciò che è stato per me quella radio… [nota di Roby]).
Poi col tempo vennero fuori Radio
Incontro, Radio Tna, Radio Flash, Gamma Radio Stereo e altre che, in questo momento mi sfuggono, dato
che Roby non ascolta mai la radio e se lo fa è solo per sentire la radiocronaca
della ternana se non la va a vedere in qualche bar che ha “SKY”
Roby aveva molti amici dj, dislocati un po’ dappertutto; anche Paolo,
dopo la chiusura di Radio Evelyn, le aveva passate un po’ tutte, finché s’era
fermato a Radio Flash che trasmetteva in un appartamento di Porta S. Giovanni e
che, in qualche modo, per lo meno per il tipo di musica che mandava, ricordava
un po’ Radio Evelyn.
E fu così che una sera, Paolo volle fare una trasmissione sulla nuova ondata
metal, e chi meglio di Fausto e Roby poteva parlare e portare dischi per una
trasmissione del genere. Possiamo dire che questa fu la prima neonata nata
della gestazione “Rock brigades” di evelyniana memoria, e fu anche la prima
vera trasmissione da cui, in seguito, nacque il proseguimento di “Rock
brigades” in un programma cult gestito da Roby, Fausto, Mauro e Marco dagli
studi di Radio Alice di Narni… ma è
ancora presto per parlare di ciò!
Finalmente, il 27 febbraio, dopo un’estenuante trattativa, Bob “The
flying dutchman” bassista dei Warhead, e Silvia, si misero insieme, e così le
coppie all’interno degli Strangers, tornarono ad essere di nuovo tre.
Altra notizia di quei giorni, giunse inaspettatamente dalla terra di
Albione: Clive Burr, batterista dei Maiden, aveva deciso di lasciare il gruppo
proprio all’apice del successo. Il suo posto fu preso da un certo Nikko Mc
Brain, tuttora drummer del più famoso gruppo metal di ogni tempo.
Quello che invece accadde il pomeriggio del 12 marzo, ve lo voglio
raccontare molto più dettagliatamente.
Mauro e Paola, da un po’ di tempo, avevano in mente di fare una seduta
spiritica, ma non quelle con tanto di medium, tavolino a tre gambe e oggetti
che volano da tutte le parti, sarebbe stato troppo pericoloso ed inoltre
nessuno aveva il potere di tenere in mano la situazione, ma una di quelle
sedute cosiddette “col piattino”.
Si misero di buona lena a preparare i 26 cartoncini su cui scrissero le
varie lettere dell’alfabeto (comprese la X, la Y, la W, la K e la J), i tre
cartoncini con le scritte “NO”, “SI” e “?” e i dieci cartoncini per i numeri
dall’1 allo 0.
Chiamarono Roby e Carla (vecchia fiamma di Roby, ricordate? Anche lei,
come tante ragazze che Roby conobbe in quel periodo, compagna di scuola di
Paola nonché di Mary), prepararono tutti e quattro insieme il tavolo su cui
fare la seduta, misero il piattino da caffè al centro, e tutti intorno i
cartoncini già preparati a mò di “Tavola Ouija”.
Teatro di questa rappresentazione, la cucina della casa di Mauro.
Fecero i convenevoli per l’inizio della seduta e cominciarono a chiamare
qualcuno che rispondesse alla loro evocazione.
All’inizio non successe nulla: il piattino, con le dita dei quattro che
lo sfioravano, cominciava a girare intorno alle lettre, senza fermarsi su
qualcuna in particolare.
Alle insistenze di Carla, che era colei che “comandava” tutta
l’operazione, tipo: «C’è qualcuno che vuole rispondere?», finalmente il
piattino si fermò sul “SI”.
Presi da un’evidente eccitazione, domandarono se fosse un uomo o una
donna, e il piattino formò la parola “UOMO”.
«È possibile sapere il tuo nome?» ma le lettere erano confuse, sembrava
quasi che l’entità non volesse rivelare il proprio nome, e allora Carla chiese
quanti anni aveva lo spirito al momento della dipartita dal mondo e in quale
città viveva, e qui lo spirito scrisse ben chiaramente “COLLESCIPOLI”, un
piccolo paese in collina alle porte di Terni, paesino, tra l’altro, che aveva
visto 23 anni prima la nascita di Roby.
Finalmente, dopo altre domande, lo spirito decise di dire il suo nome:
“MEFISTOFELE”.
Ora pochi di voi forse sanno che questo è uno dei tanti nomi del
diavolo; naturalmente né Mauro, né Paola, né Carla né tanto meno Roby, erano a
conoscenza di questo piccolo fatto, sennò avrebbero smesso all’istante, ed
invece continuarono imperterriti a porre domande allo spirito. Questi disse
loro di essere seppellito nel cimitero del paese, di non essere molto felice
della sua situazione, che rimpiangeva la vita terrena. Poi cominciò a
rispondere a delle domande frivole, tipo “Riuscirà la Ternana a salvarsi
quest’anno?” (domanda sciocca posta da Roby) oppure “Sai dirmi l’anno della mia
morte?” (questo lo chiese Paolo che, nel frattempo, si era unito ai quattro e
lo spirito compose il numero “2044”).
«Oh, ad ottantadue anni… non c’è male!» disse Paolo.
«Sai dirmi il nome di colei che diventerà mia moglie?» chiese ancora
Roby al che lo spirito formulò il nome “ELIANA”, nome che non diceva nulla a
Roby: di tante ragazze che conosceva o aveva conosciuto in passato, nessuna
aveva quel nome, ma forse col tempo…
La seduta cominciava a dilungarsi troppo, i 5 ragazzi, ma soprattutto lo
spirito, cominciavano a stancarsi e decisero di smettere, e per smettere,
secondo il rituale da loro conosciuto, era necessario rigirare il piattino,
sparpagliare i cartoncini e tracciare con la mano il segno della croce sul
tavolo: solo così lo spirito sarebbe ritornato in pace nel luogo della sua
non-esistenza e non avrebbe, per così dire, infestato il luogo dove era stato
evocato, cioè la cucina dell’appartamento di Mauro che «Ma tanto non c’ho
paura, io!» ma meglio essere prudenti.
Tornato a casa per la cena, Roby chiese a sua madre se, effettivamente,
aveva conosciuto qualcuno che si chiamasse “Mefistofele” che era sepolto nel
cimitero di Collescipoli.
«Mi sembra di si!» rispose sua madre «Ci dovrebbe essere uno che si
chiamava così, era uno del paese, ma è morto una trentina d’anni fa. Ma perché
lo chiedi?» e allora Roby raccontò a sua madre della seduta a casa di Mauro e
del fatto che si fosse presentata un’entità con quel nome.
«Ancora con ‘ste stupidaggini? Ma quando cresci?»
«Non ci vedo niente di male a fare una cosa del genere… pensa che mi ha
detto che io mi sposerò con una che si chiama Eliana!»
«E chi sarebbe?» domandò sua madre.
«Adesso come adesso non conosco nessuna che si chiama così, ma potrei
conoscerla in seguito… tra qualche giorno o tra qualche anno… e se succedesse
veramente?»
«Solo coincidenze! Comunque mi sembra che uno che si chiama Mefistofele
c’è al cimitero, se è questo che volevi sapere!»
Quella sera stessa, Roby telefonò a Fausto e gli raccontò l’accaduto, e
Fausto, senza farglielo sapere, chiamò gli altri, e così decisero di fare una
capatina al cimitero di Collescipoli, per vedere di persona se quello che
diceva la mamma di Roby corrispondeva a verità.
Fausto, Piero, Robur, Marco e Bruno, decisero per quella stessa notte,
una notte di plenilunio (ma guarda un
po’!), alle una. Presero torce elettriche e andarono su, al piccolo
cimitero del paesello, scavalcarono agilmente il cancello, e cominciarono a
girovagare tra le tombe, alla non facile
ricerca di qualcuno con quello strano nome.
La ricerca durò più di un’ora, ma alla fine, nella parte più vecchia, le
torce illuminarono un nome ed una foto che mise subito in subbuglio lo stomaco
della compagnia di esploratori: la foto era vecchia e logora, e scattata
sicuramente molto tempo prima della morte, visto che il suo viso era abbastanza
giovanile, nonostante fosse morto ad 83 anni. E quel viso sembrava guardarli,
ad uno ad uno, ed ogni volta che giravano gli occhi da un’altra prospettiva,
quello sguardo sembrava seguirli, ma forse era solo un’illusione ottica.
Poi ad un tratto, mentre il solito Piero cercava non so che, la luce
della lampadina posta sopra la tomba, scoppiò nel bel mezzo del silenzio della
notte, così, senza un’apparente motivazione. I cinque amici, colti alla
sprovvista, furono alquanto scossi da quest’evento, e tornarono immediatamente
indietro, e mentre le tombe sfilavano alla loro destra e alla loro sinistra,
altre luci scoppiarono, quasi si fossero messe d’accordo nel bruciarsi tutte
nel medesimo istante.
Coincidenza? Fatalità? Suggestione? Anche Piero, che era sempre stato il
più audace di tutti gli Strangers, si allarmò del fatto, e per molto tempo,
nessuno volle più fare, parlare o solamente pensare a cose che riguardavano
l’occulto.
Fausto riferì a Roby dell’accaduto, il giorno dopo, e lui si arrabbiò
parecchio, perché quel luogo di silenzio ospitava suo padre, sua nonna e tutti
i suoi parenti defunti, e il fatto che i suoi amici l’avessero, come dire,
“profanato”, lo fece incazzare di brutto, e per qualche giorno tenne il broncio
a tutti.
Dal diario di Roby D. – 23 marzo 1983 – ore 23,10
«Caro diario (ah! ah! ah!), mi sento bene, ho il cuore che pulsa in
maniera perfetta, nonostante le sigarette, le gambe rispondono, il cervello
funziona come un orologio svizzero, le mani lavorano, gli occhi guardano tutto
quello che c’è da guardare. Dall’ultima volta che ho scritto qualcosa sopra di
te, è passato un mese e mezzo, e molte cose sono successe, ma andiamo con
ordine. Con Raffaella ho deciso di rimanerci amico (e io che dicevo che non
avrei mai creduto all’amicizia tra un ragazzo ed una ragazza), l’ho rivista un
paio di volte a Sangemini, ma sento (e c’ho pensato parecchio a questo), che
non provo più niente per lei, solo un po’ d’affetto puramente amichevole (sta
crescendo il pupo!). D’altro canto è aumentata la mia amicizia verso Paoletta,
che scopro sempre avere una cosa nuova dentro di sé da tirare fuori al momento
opportuno. È molto più grande di quello che in effetti è. Dal punto di vista
musicale, i Warhead hanno finito di registrare il demo-tape, ed ora stiamo
tutti aspettando le copie per distribuirle nei circuiti alternativi. Ho rifatto
pace con Fabrizio, ma il giorno dopo, è successo un casotto che mi ha portato
alla definitiva decisione di non guardarlo più in faccia: voleva farmi fare una
figuraccia con i suoi e con i miei amici, dicendo che ero una specie di
pedofilo… ma guarda te che cazzo de persona! Mi sono iscritto alla scuola guida
da Moroni, e spero che anche questa cosa mi vada bene. Penso di fare la teoria
verso la fine di aprile, poi mi dedicherò alla pratica, che va già abbastanza
bene, come dice mio fratello. L’11 febbraio dovevano suonare i Saxon al Quasar
di Perugia, ma per adesso la tournée è rimandata a data da destinarsi. Nel
frattempo hanno suonato gli U.f.o. a Roma, ma è un gruppo che non mi ispira, e
sono rimasto a casa. Per S. Valentino sono stato a Polino con i miei amici
Strangers, a giocare con le palle di neve. Ci siamo divertiti un sacco, ma
siamo tornati a casa stanchi morti e, credo per la prima volta in vita mia, mi
sono messo a letto alle sette di sera e mi sono risvegliato alle nove del
mattino dopo, senza cenare, bere o pisciare. Carnevale non è stato un granché;
giusto la sera ci siamo divertiti un po’ con dei poliziotti davanti al Love
Drink. Bob s’è fidanzato con Silvia. Auguri! Insieme a Fausto ho fatto una
trasmissione sull’heavy metal a Radio Flash, nel programma di Paolo; abbiamo
mandato soprattutto i pezzi più calmi di Maiden, Priest, Saxon e Scorpions,
però ci siamo divertiti parecchio a fare questa cosa, sembravamo ad uno di quei
talk show che si vedono alla tv. Antonio è partito per il militare, ora sta
facendo il c.a.r. a Foligno, ma la destinazione definitiva dovrebbe essere
Verona (che culo!) Dopo una vita, sono tornato a trovare Massimo e Grazia con
Mauro e Paola. Sono stato molto felice di rivederli, anche se sono un po’
arrabbiati con me per il fatto che non mi sono fatto più vedere. Ora però
vorrei ricominciare a frequentarli, perché devo assolutamente evadere ogni
tanto da questa nuova avventura iniziata un anno e mezzo fa. Il 12, dopo circa
5 anni, ho preso parte ad una seduta spiritica col piattino. Era da quella
volta a casa di Grazia che non la facevo più. Quella volta si presentò
un’entità che diceva di essere una bambina dell’antico Egitto morta a soli 4
anni; stavolta si è presentata un’entità di Terni, anzi, di Collescipoli, per
essere più precisi, morta circa 30 anni fa di vecchiaia. Non per paura, ma per
rispetto verso i morti (ancora non lo sai ma diventeranno il tuo lavoro in un
futuro ancora lontano… n.d.a.), non farò mai più cose di questo genere. Forse
vado a cantare con i Synthesis… cioè, dovrei fare un provino, prima: David non
ce la fa più a cantare e a suonare allo stesso tempo. Vediamo un po’ come va a
finire! Buonanotte e sogni d’oro a tutti!»
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