«Il futuro appartiene
a coloro che credono
nella bellezza dei loro sogni.»
(Eleanor Roosvelt)
TREDICESIMO
AGENZIA ANSA DEL 27 MARZO 1983
– ORE 13,22
“I Synthesis, noto gruppo heavy
metal di Terni, stanno provando un nuovo cantante, tale Captain Black. Proprio
questa mattina, nella sala prove del gruppo, nella zona industriale di
Sabbione, il cantante ha effettuato dei provini che, stando alle prime
indiscrezioni, sembra abbiano avuto un esito positivo. Ecco il commento di
David P., chitarra solista del gruppo: «Il provino è andato bene: Captain Black
non ha molta esperienza come cantante, ma ha una grossa volontà. Allo stato
attuale delle cose, direi che ha un 60% di possibilità di diventare il nostro
nuovo singer.»”
Il 14 aprile, Roby e Marco, largamente in anticipo sui tempi previsti,
danno l’esame per prendere questa benedetta patente di guida. Risultato: Roby,
nessun errore, promosso; Marco, due errori sulla precedenza e uno sui segnali,
bocciato, senza possibilità di replica immediata… ci rivediamo tra 30 giorni.
E VAI, CE L’HAI FATTA PURE TU!
Il giorno dopo, un qualunque sabato di primavera, fu impreziosito
dall’uscita di “In rock we trust, inc.”, primo, unico e stracult demo-tape dei
Warhead.
Mercoledì 4 maggio 1983, fu una data importante per tutto il movimento
metal umbro, e di conseguenza anche per gli Strangers, anche se i rockers
ternani non sapevano ancora a cosa sarebbero andati incontro, nel senso che da
questo evento nacque un’amicizia vera e profonda. Ci fu, infatti, il primo
concerto degli Interceptor, gruppo heavy perugino, al cinema Zenit del
capoluogo umbro.
Era stato il Rivelli, che frequentava l’Università a Perugia, facoltà
Economia e Commercio leggermente fuori corso (era al 3° anno ma aveva dato un
solo esame), ad avvertire Roby del concerto.
«A Mù…» gli aveva detto al telefono «domani sera ce sta un concerto de
un gruppo rock de Perugia… se chiamano Interceptor… non lo so se li conosci…»
«Sinceramente no!» rispose Roby.
«Beh… se t’enteressa sonano domani sera alle nove al cinema Zenit…»
«Grazie Robbè, probabilmente ce verrò… ma ‘ndo sta ‘stu cinema?»
«C’hai presente Corso Cavour?»
«E come no… conosco Peruggia quasi come Rio de Janeiro…. Comunque dai,
spiegame ‘ndo sta che lo dico a Fausto, tanto ce verrà pure lui co’ tutta la
truppa, e lui Peruggia la conosce mejo de me!»
Ok, l’amico barbone (nel senso che aveva una folta barba) gli diede le
coordinate del cinema Zenit, e si diedero appuntamento per la sera seguente: se
non aveva altro da fare, tipo studiare o uscire con qualche pischella perugina,
ci sarebbe andato pure lui e sarebbe stato il suo primo (ma sottolineerei anche l’unico) concerto metal.
Come al solito partirono da Terni in cinque, con la “poppò” che Fausto
fregò al paparino, un’Alfasud sprint, più agile, più scattante e più veloce dell’Ami
8 tutta cigolii e perdite d’olio.
Davanti allo Zenit, che fu trovato abbastanza facilmente da Fausto…
dopotutto i due anni trascorsi a Perugia come studente universitario erano pur
serviti a qualcosa, poiché ormai l’Università era un lontano ricordo, c’ere già
un po’ di gente, soprattutto sedicenni in jeans, scarpe da tennis e t-shirts
varie; i nostri, invece, erano come al solito in alta uniforme: chiodo, jeans e
stivaloni.
Prima dell’arrivo del gruppo, fecero conoscenza con Moreno, un trentenne
amante dell’heavy metal di Campello sul Clitunno, dove aveva un
ristorante-albergo, “Il Pescatore”, che si rivelò, più in là, un importante
appoggio per la futura fanzine degli Strangers “Sentinel”, e altri tre suoi
amici di Foligno, tutti appartenenti al G.O.R. (Gruppo Operaio Rivoluzionario),
un’associazione che già dal nome faceva capire benissimo la propria estrazione
politica.
Dopo qualche minuto, arrivarono i componenti del gruppo, facilmente
riconoscibili per via degli strumenti, e i ternani si fanno avanti per
conoscerli.
«Ciao! Noi siamo metallari di Terni… ci hanno avvisato che oggi
debuttavate e siamo venuti a conoscervi. Io mi chiamo Roby, lui è Fausto… lei è
Mary… lui è Bruno e lui Marco. A Terni siamo molti di più e ci chiamiamo “The
Strangers”, come una vera gang di strada!»
«Ciao a tutti… io sono Giulio e sono un po’ il portavoce del gruppo. Mi
fa molto piacere conoscere qualcuno di Terni e mi fa molto piacere sapere che da
voi il movimento heavy è molto avanzato… Qui a Perugia di metallari ce ne sono
pochi ma buoni; qui ascoltano tutti la new wave o il jazz, però non ci possiamo
lamentare… Ma se rimanete qui dopo il concerto, ci andiamo a fare una birra e
potremo chiacchierare più a lungo… ok?»
«Si, certo… va bene… ci vediamo dopo… e in bocca al lupo per il
concerto!»
Dopo circa una mezzoretta, iniziò lo spettacolo. Il gruppo si presentò
con la classica formazione a cinque: due chitarre, basso, batteria e voce… beh,
alla voce c’era quell’incredibile essere che risponde al nome di Giulio Biocca.
Ora, non è facile descrivere un concerto degli Interceptor: non è un
gruppo prettamente heavy metal nel senso più estremista del genere. Tanto per
intenderci, il genere si avvicina più a gruppi come Priest o Scorpions o
Leppard o Ac/Dc piuttosto che ai Mötorhead o ai Metallica. È un insieme di
riffs elementari, graffianti e aggressivi al tempo stesso, con un’armonia più
sul dolce che sull’incazzato. Pezzi come “Sex” o “She ain’t cool enough for me”
o “Permanent revolution”, ti schiodano letteralmente dalla poltrona,
invitandoti a muoverti e a saltare fino a schiantarti per terra. Giulio, poi, è
un vero animale da palcoscenico, non sta fermo un attimo, corre di qua e di là
come un folletto (frequentava l’ISEF il bimbo), e la sua voce è sublime, mai
roca o incazzata o scurrile, ma sensuale e con un’estensione di ottave molto
alta (dopotutto il suo modello è sempre stato Rob Halford).
Fu un concerto molto coinvolgente, con gli Strangers davanti al palco ad
incitare il gruppo e i rockers perugini molto restii ad alzarsi dalle
poltroncine, e alla fine furono tutti sudati e felici; Giulio coniò un nuovo
termine per definire la musica dei suoi Interceptor: athletic metal rock!
E davanti a pinte di un’ottima bionda alla spina, i cinque rockers
perugini, più altri che si erano accodati, si dimostrarono ancor più veri e
genuini. Ottimi amici e per una volta, (e
direi pure ERA ORA!), il dualismo campanilistico Terni-Perugia andò a farsi
fottere!
Dopo quel concerto, a Roby venne un’idea che cercò di sviluppare con
l’aiuto del solito Fausto.
Roby non era un cantante vero e proprio, e poi si sentiva più adatto a
fare una cosa tipo “Public relations” o addetto stampa: uno dietro le quinte,
ecco! Non se la sarebbe mai sentita di mettersi sopra un palco, davanti a delle
persone, istigarle a saltare o a farle cantare.
Fu così che, qualche giorno dopo, parlò con David: «Senti David, non
credo che sia il caso di prendere me come cantante dei Synthesis, non credo di
essere in grado di assolvere a questo compito, ma abbiamo conosciuto un ragazzo
di Perugia che, penso, sia la persona più adatta a questo scopo. Ha una gran
voce e sa muoversi bene sul palco. Io ne ho già parlato a lui, e uno di questi
giorni viene a Terni a provare con voi, poi starà a te e agli altri giudicare
se ho regione o no!»
Morale della favola: Giulio diventerà il front-man dei Synthesis di lì a
poco, sdoppiando il suo impegno tra Terni e Perugia, tra Interceptor e
Synthesis, e il suo debutto avverrà in un favoloso concerto all’Anfiteatro
Fausto della Passeggiata il 10 luglio, ma prima di ciò, ci sono tante altre
cose da raccontare.
Intanto, venerdì 13 maggio, esce il nuovo album dei Maiden “Piece of
mind”, con il nuovo batterista e con Bruce Dickinson ormai padrone assoluto
della situazione. L’album continua l’evoluzione già iniziata col precedente
“The number of the beast”, cercando di andare oltre al metal vero e proprio,
con brani come “Revelations” o “Dune”, cercando di attingere, per i testi, a
libri di fantascienza come, appunto, “Dune” di Frank Herbert. Il gruppo è ormai
al top e ci rimarrà fino al seguente “Powerslave” e all’apoteosi del double-live “Live after death”, per poi
cominciare una lenta, ma inesorabile involuzione che, secondo molti, si è
protratta fino ai giorni odierni.
Con il disco dei Maiden a far bella mostra con la sua copertina
particolare (come tutte le copertine dei Maiden) negli scaffali della libreria
di Roby, gli Strangers, il 14 maggio, vanno a Filottrano, paese d’origine di
Fabio, per seguire un nuovo concerto dei Warhead nel paesino dell’entroterra
marchigiano.
Come la maggior parte dei primi concerti del gruppo, anche questo fu
funestato da vari problemini tecnici: spie che non funzionano, microfoni che
gracchiano, volumi assurdamente bassi, ma l’energia che si sprigionava dai
“5-rockers-5”, fece sì che anche stavolta lo spettacolo fu più che dignitoso.
Il ritorno fu un po’ più arduo.
Sulla Giulia 1300 di Robur, avevano preso posto, oltre al padrone, Roby,
Bruno, Lucio, Mauro e Paola (si, si,
avete letto bene… in 6, alla faccia dei punti sulla patente che ancora dovevano
arrivare…).
All’altezza di Visso (quindi ad una sessantina di km da Terni), Robur si
accorge di essere a corto di benzina… è quasi mezzanotte… l’auto di Fabio col
resto della truppa è già sulla strada di casa… i cellulari sono una mera
utopia. Non è facile trovare un distributore aperto in mezzo agli Appennini.
Quindi, scaricati Roby, Bruno e Lucio nella piazza di Visso, Robur tornò
indietro, con la speranza di trovare qualche self service.
I tre scaricati a terra, per vincere la noia in quel paesino pieno di
anziani con problemi asmatici, si misero a giocare a “Scala 40” nel bar della
piazza, con vicino una buona dose di birra calda e Buondì Motta (logicamente
non avevano minimamente cenato).
E giù ad urlare ed ad inveire contro il gran culo di Lucio a carte!
Robur, Mauro e Paola si ripresentarono ben le 2 di notte, dopo aver
girato per oltre due ore a piedi in cerca di una pompa di benzina, che alla
fine trovarono ad una quindicina di km da Visso.
Il barista non ce la faceva più ad intrattenere i tre superstiti che
cercavano di assalire il poveraccio, reo di essere partito da Filottrano in
riserva. Ci fu una finta scazzottata che allarmò i pochi avventori rimasti. E
quando uno di questi cercò di chiamare la Polizia, i sei rimontarono in
macchina in tutta fretta e, sgommando come Piquet, lasciarono sul selciato di
quella piazzetta, qualche centimetro di battistrada, a mò di firma indelebile.
Altra giornata fatidica, fu
quella del 18 dello stesso mese.
Maggio, come gennaio, è sempre stato il mese dei compleanni per gli
Strangers: Fausto, Marco e Silvia, si correvano pochi giorni tra di loro, anche
se l’età era diversa. Tale situazione, non poteva non generare grosse
scorpacciate nei locali della città.
Quell’anno, poi, la cosa sarebbe stata ancora più grande, visto che con
l’arrivo di Silvia, il gruppo si era ingrandito… e Silvia di amiche da invitare
ne aveva molte.
Si decise per il “Love Drink”, la pizzeria di via Rossini, mèta abituale
delle serate scoglionate dei nostri amici.
In tutto c’erano una cinquantina di persone, quella sera, sembrava quasi
una cena di matrimonio.
Non
sto qui a dirvi i nomi di tutti gli invitati, ma vi posso assicurare che, oltre
agli Strangers veri e propri, c’erano anche i Synthesis col nuovo singer Giulio
insieme al suo grande amico Aurelio (chitarrista degli Interceptor), gli Shark
di Giulio “Yngwie” Rossi, gli amici del Tennis Club e qualche cugino di Marco e
Luca, le compagne di scuola di Silvia, qualche amica di Fausto e Mary: insomma,
un vero bailamme di gente di tutti i tipi, di tutti colori, di tutte le
tendenze e di tutte le estrazioni sociali.
La “Gestapo” del locale aveva dato al numeroso gruppo una saletta tutta
per loro (fate un po’ il calcolo per 50
persone, ad una media di 12/13000 lirette a persona… in quegli anni non era
cosa da poco per una serata infrasettimanale!).
Dopo il classico antipasto a base di bruschette varie, olive ascolane e
prosciutto, vennero le pizze (ce chi ne prese anche due) e fiumi di birra
rossa, bionda o nera ma rigorosamente alla spina (cosa c’è di più fantastico di una bella birra ghiacciata per accompagnare
una pizza al salame piccante, salsiccia e funghi?), e poi la torta… anzi,
le torte, ben tre, una per ogni festeggiato.
L’aria si era subito surriscaldata appena il folto gruppo di amici aveva
messo, come si dice in ternano, “le cianche sotto lu tavulinu” (trad. “le gambe sotto il tavolo”):
grissini, palline di pane, salviette di carta che volavano da tutte le parti, e
l’intromissione del fantastico liquido dorato nel corpo di ogni singola
persona, non fece altro che aumentare il tasso di eccitazione in ognuno.
Grida, insulti, rumori insulsi della bocca (leggi “rutto libero”) e di altre parti del corpo (leggi “scorreggia libera”), erano le
cose più in uso in quella serata.
Questa specie di cena durò all’incirca un paio d’ore e, al momento di
saldare il conto (della serie “a li
cunti facemo li pianti”!), ci fu una gradevolissima: alle solite 5000 lire
per una pizza, 3000 per una birra media, 3000 per l’antipasto e 1000 lire per
il coperto, furono aggiunte:
- 50.000
lire per il servizio al tavolo (!)
- 80.000
lire per 4, dico 4, bottiglie di sciacquatura di fogna che i padroni del locale
chiamavano spumante (!!)
- 100.000
lire come compenso per i cinque camerieri messi a disposizione (!!!)
-
50.000 lire per 20 bottiglie (cioè 2500 la bottiglia, manco fosse “Mò
esce Antonio”… cioè Moet & Chandon…) di acqua minerale liscia, gasata o
Ferrarelle? (!!!!)
-
50.000 lire per il taglio delle tre torte (!?!?!?!?!?!?!?!?!?)
per un totale di 330.000 lire in più del previsto.
Voi, al posto di questi bravi ragazzi tutti casa e chiesa, cosa avreste
fatto? Da bravi ragazzi quali erano, cominciarono a tirar fuori anche le
monetine da 50 e da 100 lire (che «Porca
puttana me servivano pe’ lu flippere!») che qualcuno aveva nel taschino dei
jeans da almeno 10 anni; addirittura, un ragazzo non identificato tirò fuori un
miniassegno da 150 lire, di quelli che andavano negli anni ’70 quando c’era la
moria dei soldi spicci; Roby s’inventò anche un paio di banconote da 1000 lire
fuori corso da sei o sette anni (lui
diceva, e dice ancora, poiché le tiene gelosamente nascoste nel suo
portafoglio, che sono dei portafortuna… mah!).
Insomma, alla fine riuscirono, tra sconti e qualche bestemmia, a
raggiungere il totale di £ 1.237.000,
ma quelle povere piante fuori del locale, quelle cassette per le bottiglie,
quelle bottiglie di vetro vuote, quei bidoni per la spazzatura, ancora oggi,
dopo oltre 20 anni, si stanno ancora chiedendo “chi mai fossero quei pazzi
furiosi che, in una sera di maggio del 1983, ci presero a calci e pugni, senza
apparente motivo”.
Naturalmente la “Gestapo” del locale chiamò la Police, che arrivò con
“tre-volanti-tre”, Police che riuscì a riportare la calma, spiegando a quei
bravi ragazzi che se non se la smettevano sarebbero stati invitati tutti ad un
party in Questura. Non che questo importava poi tanto a qualcuno (Piero, il
solito Piero, aveva già una denuncia per maltrattamenti ad un pubblico
ufficiale), ma c’erano delle ragazze innocenti che avevano messo mano al
portafoglio senza proferire alcuna parola, c’erano i cugini di Marco e Luca in
preda al panico (e vorrei vedere…
avevano si e no 14 anni!).
Tra raccomandazioni e improperi vari, il gruppo si sciolse in vari
gruppettini, tipo quello delle amiche di Silvia che cominciarono ad inveire
sulla malcapitata con “ma che razza d’amici che c’hai!” o “che bastardi gli
amici tuoi!” eccetera, mentre loro, nel loro completino nuovo di
laurabiaggiotti e nelle borsette mandarinaduck nuove, cominciavano ad emanare
una puzza di cacca che si sentiva da un chilometro di distanza.
Ma anche quella serata, come tutte le altre, era destinata a finire, e
Roby si ritrovò sul lettino, con le mani dietro la nuca appoggiate al muro, con
lo sguardo penetrante e ammonitore (mica
poi tanto, eh…) di Halford alla sua sinistra e quello più inquietante di
Ozzy sopra di lui.
I postumi della serata stavano lentamente passando, e con essi, tutta la
paranoia che era subentrata nel finale di questa, che fu tramandata ai posteri
come
LA BATTAGLIA
DEL LOVE DRINK
una battaglia che aveva visto
perdere la sua dignità e la sua moralità, se ne aveva ancora una.
Bwahahahahahhah "la Battaglia del Love Drink"!!!!
RispondiEliminaSto' morendo, addio.