«La nostra gloria più grande,
non sta nel non cadere mai,
ma nel risollevarci sempre
dopo una caduta.»
(Confucio)
SETTIMO
Dal diario di Roby D. – 8 ottobre 1982 – ore 21,30
«Siamo giunti all’otto di ottobre. Sono stato a letto con la febbre per
4 lunghi giorni. Tutto era cominciato perché non avevo voglia di andare a
lavorare, ma in seguito la febbre è venuta per davvero. Sto ascoltando “Rock
forever” dell’ex amico Fabrizio. Sta passando una nuova band americana, gli Y
& T. La vita va benino nonostante la bua. Non ho più notizie di Lory dal
lontano maggio, chissà che fine ha fatto. Stasera dovevo andare a cena con gli
Strangers a Sangemini, dove è già iniziata la festa, ma ho dovuto rinunciare. Mi
sono rotto i “cosiddetti” di stare dentro casa, ma domani esco, voglio vedere
gente, sennò scoppio. Devo fare il regalo a Paolo che ha fatto 20 anni giusto 4
giorni fa. Non lo so cosa gli regalerò, probabilmente andrà a finire che gli
regalerò un disco insieme a Rivellone, ed ho pensato agli Asia. Ah, mi
scordavo: mi manca tanto la Peroni! Bye bye gente!
Ma il giorno dopo, successe che suo cugino, il titolare della ditta
edile dove Roby lavorava da tre mesi, dopo una breve e tormentatissima
malattia, morì a soli 43 anni. Per la prima volta, e purtroppo non fu l’ultima,
Roby vedeva morire lentamente qualcuno che conosceva. Infatti, suo cugino, si
ammalò in giugno di una tremenda forma di cancro, ed in soli 4 mesi, si era
spento tra atroci sofferenze e brevi momenti di lucidità. Roby rimase
profondamente colpito da questo tragico evento ma, purtroppo, si sa che la vita
è una grossa fregatura.
Così si ritrovò di nuovo senza lavoro, perché la ditta fu messa in
liquidazione. Anzi, i parenti del defunto, che poi erano anche suoi parenti,
avevano pensato a lui, dato che era diplomato ragioniere, per fare tutte le
pratiche per la messa in liquidazione, ma lui non se la sentì di assumersi
questa grossa responsabilità, anche perché nei tre anni che erano trascorsi dal
suo esame di maturità, non aveva mai esercitato la professione, quindi non era
proprio in grado di poter assolvere a questo impegno così gravoso.
Dieci giorni dopo, con i soldi che riuscì ad avere come buonuscita
(circa 400.000 lire) per il lavoro, si comprò una chitarra elettrica di seconda
mano (lui aveva suonato la chitarra acustica fin da bambino) e un bel
distorsore. Non aveva i soldi necessari per un amplificatore, e allora attaccò
il tutto sul suo impianto stereo e cominciò ad emulare i vari Glenn Tipton e
Dave Murray. Suonare in modo così potente lo faceva stare bene, gli dava una
carica micidiale; se poi ci mettete che Roby aveva anche una buona voce (tra
l’altro, verso i 14 anni, aveva fatto parte del coro della chiesa di San
Giovanni) e allora, chiudendosi sempre in camera, cominciò a rifare pezzi come
“Running free” o “Breaking the law” o “Bomber” che non erano poi
difficilissimi, estraniandosi completamente dal resto del mondo.
Cominciò ad allargare anche gli orizzonti musicali, acquistando gruppi
come Demon o Raven o Riot o gli incredibili Venom o i potentissimi canadesi
Anvil, o i misconosciuti olandesi Picture, e andò anche oltre, ed in questo gli
fu d’aiuto Fabio, acquistando anche dischi di gruppi hardcore punk come
Discharge, Gbh, Vice Squad, Exploited o Dead Kennedys (che aveva visto in
concerto al Quasar di Ellera di Corciano, provincia di Perugia, il 9 ottobre dell’anno prima, insieme con
Roberto Rivelli e a Daniele; questo concerto lo portò, insieme a Daniele, da
una parrucchiera alla moda del centro, per farsi dei capelli stile punk,
cortissimi dietro, tipo marine americano, e dritti come fusi sulla fronte, con
un chilo di gel per tenere tutto, ma si pentii due giorni dopo, e quella fu
l’unica volta che permise a qualcun altro che non fosse il suo barbiere di
fiducia, di toccare “i suoi bambini”).
La sua “musical-culture” era in continua evoluzione, nonostante quei due
concerti a cui assistette, Pooh e Baglioni, lo portarono ad una breve
scomunica; ma nonostante questi due gravissimi fatti, Roby non rinnegò mai di
essere diventato, quel che si diceva allora, un “heavy metal kid”; anzi, ora
più che mai, stava diventando una potenza nell’ambito di quella musica così
oltranzista e queste fece balenare in lui l’idea di creare un giornalino che
racchiudesse recensioni, interviste, cronache di concerti, eccetera, dando però
molto spazio alla crescente realtà rock ternana.
Ne parlò con Fausto che, pian piano, stava prendendo il posto di Mauro
come amico del cuore di Roby, soprattutto dopo che Mauro cominciava ad
allontanarsi dal gruppo di amici, uscendo spesso con i vecchi compagni
dell’ultra sinistra. Roby, però, gli era molto affezionato e lo perdonò, ma il
rapporto tra i due, cambiò un pochino.
Fausto trovò l’idea fantastica, ma forse prematura: «L’idea di base è
fantastica, ma credo che sia troppo presto per una cosa del genere qui a Terni.
Non penso che la gente sia pronta per una cosa così nuova. Certo, il movimento
metallico si sta ingrandendo sempre di più, sempre nuovi adepti, ma molti sono
ancora ragazzini e si devono fare una cultura. Fare una fanzine adesso sarebbe
un fallimento. Aspettiamo ancora un’annata, poi potremo riprendere il
discorso.»
C’erano già delle fanzines in giro per lo stivale, come “Metal militia”
e “Metal gods” a Roma, “Fireball” del mitico Antonio Ferro a Padova, “Godzilla”
a Napoli. Anche i giornali a tiratura nazionale come “Ciao 2001” o “Rockstar” o
“Tuttifrutti” o “Rockerilla”, avevano la loro brava rubrica dedicata al metal.
Ormai era un dato di fatto: l’heavy metal cominciava ad essere un fatto di
costume (o un vero e proprio business?).
Nel frattempo Roby si era iscritto alla “Palestra Vigor” di via Manassei
per cercare di buttare via qualche chilo. Adesso stava intorno agli 80 chili, ma
durante il servizio militare era sceso fino a 62. Certo, non faceva più la vita
come sotto il seno dell’esercito: niente marce, niente corse, niente alzatacce
alle 4 del mattino, a pranzo lo stretto indispensabile, a cena una pizza o un
panino. Bisognava, quindi, dare una mano al proprio corpo a rimettersi in
carreggiata. Con lui, anche Fausto e Marco s’iscrissero, ma la cosa durò poco
più di un mese: la volontà non era di casa nella mente dei tre.
Dal diario di Roby D. – 16 novembre 1982 – ore 17,30
«Eccoci arrivati al 16 novembre. L’estate è volata via (meno male) e
l’autunno comincia a farsi sentire con i primi raffreddori. Oggi non voglio
parlare di me (non ho molto da dire), ma degli altri, coloro che mi sono più
vicini.
Mauro C.: lo metto al primo posto essendo colui che
conosco da più tempo e poi perché ci rassomigliamo. Mi è molto d’aiuto, ma non
solo a me. È altruista, ma allo stesso tempo, cerca di aiutare anche se stesso
e il suo rapporto con Paola lo dimostra. È un vero amico. Dall’inizio dell’anno
è cambiato parecchio: prima sembrava un po’ coglionotto, dopotutto 20 anni sono
20 anni, ma da quando sta con Paoletta, è migliorato molto.
Paola L.: per forza d’inerzia viene dopo Mauro. È
una ragazza eccezionale ed è la ragazza giusta per lui. È simpatica da morire.
Anche se alle volte la faccio incazzare, non se la prende, anche perché io
scherzo, non lo farei mai sul serio.
Roberto R.: “lu barba” è il ragazzo giusto al momento
giusto. Se hai bisogno di un amico con cui parlare, con cui sfogarti, con cui
andare in qualsiasi posto anche col solo scopo di far casino, è il primo a
correre, e questo è il suo pregio migliore. A volte può sembrare strafottente,
ma lo fa senza malizia. È stimato da tutti, anche perché se s’incazza sono
sicuro che diventa una bestia.
The Strangers: con loro c’è, oltre alla passione per
l’heavy metal e le cose che riguardano il mistero, un rapporto basato su
un’amicizia ormai solidificata. Non li conosco da tanto tempo (poco più di un
anno), ma ci siamo subito capiti alla perfezione. Certo, il primo impatto è
stato tremendo, ma ora anche io sono dei loro e ne sono contento.
Paolo C.: è molto strano Paolo, va secondo la luna.
Sta attraversando un buon periodo, dopo lo sconforto di qualche mese fa che lo
ha portato quasi ad andarsene da casa. La ragazza e il suo complesso, gli
stanno dando le soddisfazioni che ha sempre cercato e che si merita. Di tutti i
miei amici è quello più portato per l’arte sia musicale, visiva o scritta. Per
me, comunque, rimane il più paraculo di tutti.
Francesco R.: se Paolo è il più paraculo, lui è il più
pazzo, ma non c’è quasi mai, dato che lavora sempre fuori Terni. Ora è in
Germania. È il classico tipo che con uno sguardo ti porta per il culo, ma con
gli amici non lo farebbe mai, perché sono molto importanti per lui.
Loredana L.: è un bel po’ che non la sento, chissà come
se la passa. Sempre pronta a dare una mano a tutti, ha un solo difetto: abita a
350 chilometri da Terni, e questo è un grosso handicap. Non vorrei fare un
torto a nessuno, ma è stata lei che più di ogni altro, mi ha aiutato negli anni
della mia adolescenza e anche dopo.
Massimo & Grazia V.: è la classica coppia nel vero senso della
parola. Ho diviso con loro gli anni più belli della mia adolescenza. Ricorderò
per sempre i fantastici pomeriggi che passavo a casa loro, nonostante la
generazione di differenza che ci divideva. Non li vedo più come una volta,
forse cominciano a dividerci molte cose, ma voglio e verrò loro sempre un gran
bene.
Raffaella L.: ecco le note dolenti. È stata molto
importante, l’unica ragazza che ho amato veramente. Con lei ho passato i 100
giorni più belli della mia vita, ma ormai è finita. Dopo un primo momento
durato un paio di mesi in cui non riuscivo più a raccapezzarmi, ora, bene o
male, l’ho quasi dimenticata del tutto. È rimasta solo un bel ricordo della mia
vita.
Grazie a tutti voi che fate parte
di me!
Nessun commento:
Posta un commento