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giovedì 12 gennaio 2012

TERNI CITY ROCKERS: 6a puntata


«Bisogna vivere ogni giorno della nostra vita,
come se fosse al tempo stesso
il primo e l’ultimo.»                                                    
   (Friederick Nietzsche)

SECONDO 


   Finalmente, dopo lunga e penosa malattia, era arrivato il sette luglio dell’anno di grazia 1981, e con esso anche la fine di quel travagliato anno passato in Friuli a prestare servizio alla Sacra Patria.
   Terminava un anno vissuto, sotto certi aspetti, anche con passione dal vecchio Roby: si sa che l’anno militare è un anno particolare, gli amici che si fanno in quell’anno sono amici particolari e poi «…devo passarci un anno, tanto vale passarlo nel migliore dei modi possibile! Signorsì, signor Capitano! ma la mia anima, il mio cuore, la mia dignità, i miei pensieri, non hanno padroni e non possono rubarmeli!» pensava Roby quella sera di un anno prima quando il diretto lasciava la stazione di Terni destinazione Casale Monferrato via Roma.
   Come dimenticarsi quei piccoli momenti vissuti lassù, ad un tiro di schioppo dal confine jugoslavo, tra vallate e piccole casette di legno, i bicchieri di Tocai, di Cabernet, di Merlot, di grappa fatta in casa, di Eku 28, i panini con lo speck, le corse sui fiumi prosciugati con gli M113, l’orrenda visione della valle del Vajont, le partite a tennis con il tenente Geli, gli imboscamenti nei punti più strategici della caserma per dormire in pace qualche minuto, i turni di guardia con 20 gradi sotto zero, i krapfen riempiti con il Guttalax per quel bastardo napoletano che voleva sfregiare un suo amico, i 15 giorni di consegna di rigore per aver sparato un nastro di proiettili con la Browning senza ordine e poi fortunatamente condonati, le marce forzate alle 4 del mattino con zainetto tattico sulle spalle e l’elmetto che sbatteva continuamente sulla coscia lasciando ecchimosi per parecchi giorni, la grande sbronza durante la cena dei congedanti, il testacoda sul prato con la Renault 5 di Sala senza conseguenze, le partite a calcio sulla sabbia di Lignano Sabbiadoro, gli “altolà chi va là!”, le polveriere, il campo in Sardegna, l’ordine pubblico ad Avella in provincia di Avellino per i referendum radicali, i Picchetti Armati Ordinari, le uova in camicia con sciacquatura di detersivi, il latte con il bromuro, i lunghi viaggi in treno attraverso la penisola.. e adesso quello strazio era out… FI-NI-TO!!!
   Gli amici romani piangevano alla stazione di Orte quando Roby era sceso per prendere la coincidenza per la sua città, non volevano buttargli giù la sua valigia dal finestrino, e lo costrinsero a rincorrere il treno quando questo partì, fino a quando, dopo una cinquantina di metri, gli gettarono tutti i suoi bagagli, costringendolo a fare lo slalom tra i binari tra le urla del Capostazione.
   Roby assicurò gli amici, con gli occhi leggermente velati dall’affanno della corsa (più o meno), che un giorno o l’altro si sarebbero rivisti, e questo accadde veramente qualche anno dopo.

   Adesso era pronto per fare il suo ingresso trionfale a Terni dopo un anno di “latitanza”; era leggermente cambiato, aveva perso 15 chili in 365 giorni, si sentiva più cresciuto sia dentro che fuori, si era fatto crescere baffetti e barbetta, ed ora era pronto per intraprendere una nuova vita, una vita da “uomo” e non più da ragazzo. Si sarebbe trovato un buon lavoro, avrebbe trovato una brava ragazza, si sarebbe tolto tutti i grilli dalla testa, si sarebbe fatto ricrescere i capelli al più presto. E tutti questi buoni propositi sarebbero stati realmente fattibili se, un mese prima, non fosse tornato in licenza e non avesse mai assistito ad un concerto ai Campacci delle Marmore.

   OK! VA BENE! Ora, però, prima di cominciare a fare il bravo ragazzo, ci voleva una bella vacanza al mare, al camping “Zadina” di Cesenatico, in autostop con Mauro e una piccola tenda canadese a due posti prestata, per l’occasione, da Daniele. Certo, fu un’esperienza quasi fantozziana raggiungere il campeggio, tra lunghi tratti a piedi, altri in treno, e piccoli tratti in autostop, ma alla fine riuscirono, dopo circa 9 ore, ad arrivare al fatidico camping, montarono in qualche modo la tenda e se ne andarono subito alla ricerca di qualche pischella (lasciamo perdere!).
   Quei sette giorni in terra romagnola, non furono sconvolgenti, avvincenti od eccitanti, a parte una bella serata passata con l’amichetta di Mauro, tale Morena di cui si sono perse ormai le tracce, e un’altra sua amica dal fantomatico nome di Annarita, che erano lì a fare la stagione, e quattro bottiglie di Pinot Grigio e un’orchestra di liscio nella piazzetta di Tagliata di Cervia e il bagno a mezzanotte mezzi nudi…
  Ogni tanto, il pensiero di Roby correva verso altri luoghi, tipo Udine: lì, una domenica pomeriggio fredda e nevosa di gennaio, col cielo color acciaio, in un cinema dove davano “L’impero colpisce ancora”, aveva conosciuto Stefania, una giovincella friulana che gli si era donata, poi, con tutta se stessa, in un indimenticabile sabato di marzo.
   Lui le aveva voluto bene, per via di quel suo particolare carattere dolce e romantico che lo portava a voler bene a tutte la ragazzine con cui aveva avuto una storiella. Roby era un tipo che si affezionava molto alle persone, uomini o donne che siano (ehi, non fraintendetemi!!!), e lasciarla, lo aveva fatto quasi sprofondare in un malinconico abisso da cui, sapeva, si sarebbe risollevato a fatica. Ma poi alla fine pensò: «Ma chi se ne frega! Devo solo godermi la vita, e il passato è passato, anche se mi ha lasciato dentro qualcosa di positivo… Ma me la devo dimenticare e anche in fretta, anche perché io sto a Terni e lei ad Udine, e ci sono 600 chilometri di buoni motivi per cancellarla dalla mia mente… E poi c’ho 21 anni e non voglio pensare a mettermi in pensione adesso: devo fare tante cose prima di sistemarmi con moglie e figli!»

   Si, lo so, ho capito, state tutti pensando che Roby è uno di quei ventenni con la testa ben piantata sulle spalle, tutto casa e famiglia… ma vi posso assicurare che non è così: lui sapeva, a modo suo, godersi la vita. Magari non si sarebbe mai sdraiato sulle rotaie di una ferrovia, non avrebbe mai fatto Bungee Jumping da 100 metri d’altezza (ma neanche da un metro dato che soffriva maledettamente di vertigini), non avrebbe mai cavalcato un deltaplano o una fuoriserie a 300 all’ora, mai si sarebbe sognato di lanciarsi da un aereo col paracadute o di gettare sassi dai ponti dell’autostrada. Lui si accontentava delle piccole cose della vita: un buon bicchiere di vino (abitudine acquisita in Friuli… prima era quasi astemio), un buon libro da leggere sulla sua poltrona preferita, una bella e dolce passeggiata in montagna, scrivere una poesia in particolari momenti… magari il massimo della trasgressione era quella di scrivere cazzate sulle cabine del telefono o sui muri, ma a lui andava bene così e non si lamentava.

   Prima di un fantastico 27 ottobre, ci furono un paio di giorni degni da ricordare: sabato 12 settembre era la festa di Daniele, quello della tenda, che fece una gran bella festa a casa sua nel centro storico ternano, e Roby si era preso una gran bella ciucca con un bottiglione da due litri di ottimo vino rosso (aveva preso una grossa cannuccia e, con la scusa di suonare il sax, s’era scolato quasi tutto il bottiglione!) e aveva pomiciato tutta la sera con un’amica di Daniele, una certa Claudia; ma solo quando stava per tornare a casa, le chiese chi fosse e come si chiamasse e perché lui era lì e perché tutto intorno girava vorticosamente senza uno scopo e perché aveva ballato tutta la sera a ritmo di Ivan Cattaneo «che neanche me piace ed è pure frocio!».

   E poi domenica 9 ottobre, quando insieme al Rivelli, a Mauro e alla sua ragazza Morena (che lasciò dopo una settimana), a Lucilla, la ragazza di Daniele e a Cinzia, cugina di Daniele che ritroveremo più in là nella storia, sulla 500 scassata del Rivelli, se ne era andato a ballare (?) alla Trottola di Molinaccio di Spoleto, a ritmo di disco music (ahò, e che ve devo dì… c’aveva proprio voja de ballà, lo sciagurato!!!) e lui, vestito da novello Arthur Fonzarelli, in arte Fonzie, con jeans attillati, camicia bianca con cravattino nero tipo Blues Brothers e giubbotto di pelle, faceva il bullo, sollecitato da Cinzia e da Lucilla.

   Ed ecco arrivare il fatidico 27 ottobre, data fondamentale nell’universo Roby… ma lasciamo che siano le sue parole a descrivere ciò che successe quel giorno:

Dal diario di Roby D. – 28 ottobre 1981 – ore 23,10
«Ieri sono stato a Roma a vedere gli Iron Maiden. Che dire? È stato semplicemente fantastico, un evento tremendo, uno spettacolo incredibile! Io che ero abituato ai concerti di Bennato e Pino Daniele, sono rimasto totalmente sconvolto da questo evento. Siamo partiti in 54 da Terni con un pullman dell’Atc organizzato da Manetta, destinazione Teatro Tenda a Strisce all’Eur. I metallari romani sono rimasti allibiti nel vedere che metallari ternani avevano organizzato addirittura un pullman per assistere al concerto, quasi che fosse una trasferta di calcio. C’era un gran casino di gente, quasi tutti metallari, ma anche punx, poseurs e pariolini. All’entrata c’è stato qualche problema con la Police (Robur si sta ancora massaggiando il fianco destro per la botta rimediata da un celerino che gli ha conficcato letteralmente il fucile sul fianco), ma, poi, tutto è filato liscio come l’olio. Non ero abituato a vedere un concerto in piedi sui braccioli di una poltroncina da circo: i miei concerti, fino a adesso, li avevo visti comodamente seduto sulle poltrone del Politeama o stravaccato sull’erba, ma qui, in questo fantastico caos, è tutta un’altra cosa! E poi la gente che salta al ritmo della musica, che urla, che agita i pugni in alto, che scuote la testa quasi a staccarsela dal collo. All’inizio siamo rimasti tutti sconcertati di non vedere il fantastico Paul Di Anno davanti al microfono, ma, poi, si è cominciata a spargere la voce che Paul aveva lasciato il gruppo, sostituito da un tal Bruce Bruce che dicesi ex cantante dei Samson. Era il suo primo concerto con i Maiden, ma è stato una vera forza della natura. Hanno eseguito quasi tutti i pezzi dei due album, “Transylvania”, “Charlotte the charlot”, “Remeber tomorrow”, “Phantom of the opera”, “Killers”, “Drifters”, “Sanctuary”. Quando hanno fatto “Iron Maiden” è salito sul palco uno dei roadies travestito da Eddie armato di un grosso faro e ha cominciato a “sparare” luce su tutti i presenti che urlavano e saltavano per l’eccitazione. E adesso si vocifera che entro la fine dell’anno, arriveranno i Mötorhead e i Saxon. Up the irons!»

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