«Un’idea che non sia pericolosa
non merita affatto
di essere chiamata un’idea»
(Oscar Wilde)
SESTO
Sabato 11 settembre ci fu il primo tradimento di Roby, che, spinto da
un’inspiegabile voglia, andò a vedere i Pooh allo stadio Liberati («sono cresciuto
con “Tanta voglia di lei” e “Pensiero”…a-ehm…)
mentre il giorno dopo, fecero il loro debutto in pubblico i Res Majes, il
gruppo musicale di Paolo. Lui non è diventato metallaro come suo fratello
Mauro: infatti, la sua band suonava più un rock di chiaro stampo anglosassone tipo
Spandau Ballet o Tears for Fears.
Il gruppo, inizialmente, nacque come supporto di Paolo che girava le
piazze della provincia come cantautore, un cantautore che metteva in musica le
sue poesie sulle cose belle della vita. Col tempo, poi, aveva affinato il suo
potenziale, cercando di dare un’impronta più elettronica e moderna, aggiungendo
al classico trio chitarra-basso-batteria, le tastiere.
Roby non era particolarmente entusiasta di quel tipo di musica, ma seguì
lo stesso l’evolversi dei Res Majes, andando qualche volta ad assistere alle
prove del gruppo su a S. Rocco.
Anche dopo, quando cominciò a scrivere insieme con gli altri Strangers,
la fanzine Terni City Rockers, la prima ed unica rock fanzine della città (ma anche di tutta l’Umbria), seguitò a
dare sempre un’occhiata a cosa stavano tirando fuori i cinque newavers.
La scena rockettara di Terni, in quegli anni a cavallo tra i settanta e
i novanta, non era deprimente (e mai lo
è stata), per essere una tranquilla città di provincia:
i SYNTHESIS erano la punta di diamante del genere metal, mentre gli SHARKS cercavano di uscire
dall’anonimato proponendo un metal più pomposo; il CAMPO DI MARTE, del suo vecchio compagno d’armi Paolo Chiari, era
un gruppo di ottimi strumentisti, tra i migliori della provincia, ma facevano
esclusivamente cover di Genesis, Yes e cose del genere; i narnesi BLOOD SUCKER amavano un hard rock-blues
stile Deep Purple o Led Zeppelin; gli AXO,
altri ottimi strumentisti, rifacevano cover dei Police e dei Beatles più il
singolo di quegli anni, cioè “My Sharona”; i MOTOR CITY MADHOUSE, erano fautori di un rock anni ’70 (Zeppelin,
Free, Bad Company); gli SHABAZZ era
un gruppo di jazz-rock; i NENGUE X
di Alex Staro, erano elettronici al 110% e non poteva essere altrimenti; gli STAGE spaziavano tra il pop da
classifica e un rockettino leggero leggero di stampo americano, ma avevano in
Gianluca in grande chitarrista, al terzo posto dopo David Pieralisi dei
Synthesis e Giulio Rossi degli Sharks come bravura (secondo il modesto parere
di Roby); gli IPNOTICO TANGO erano
tipicamente new-wave con influenze dance; i metallari HITRON e, infine, i neonati new-wavers RES MAJES.
Occorreva
dare una scossa all’apatico ternano, tutto casa, fabbrica e feste dell’unità (scritta in minuscolo volutamente...) e
cosa c’era meglio che formare un gruppo hardcore punk?
Detto? Fatto!
Fausto e Fabio, decisero di mettere su un gruppo; da qualche tempo si
dilettavano con la chitarra; non erano certo mostri di bravura: Fausto non
aveva mai suonato in un gruppo, mentre Fabio aveva fatto parte degli ABSOLUTELY NOTHING, meteora che fece un
paio di presenze alle varie Unita’s Party, proponendo una sorta di street-rock
con venature da cantautorato tipico anni settanta (leggi Finardi et similia)
senza mordente e personalità.
Occorreva un bassista che fu identificato in Alessandro, soprannominato
Dottor Zantaff, e un batterista, anzi due: Lucio per i pezzi più ritmati (aveva
già suonato con Fabio e aveva un minimo di esperienza) e Daniele, fratello di
Mary, che come esperienza aveva solo il fatto di essere il capo tamburino degli
sbandieratori di Sangemini, ma aveva talmente tanta adrenalina in corpo, che i
pezzi sparati alla velocità della luce, furono tutti suoi.
Questa miscela esplosiva, questo insieme di
tritolo, dinamite e bomba al neutrone, venne chiamata, appunto, WARHEAD, un nome appropriatissimo per
il genere che i five rockers volevano fare.
I testi si basarono su fatti di attualità (tipo la guerra delle Falkland,
l’attentato al Papa, ecc.) e su esperienze personali, il tutto condito da una
personalità molto anarchica: tutto contro tutti!
I primi responsi avuti dalle prove fatte a casa della nonna di Lucio, su
a Valenza, fecero sì che il Dottor Zantaff fu messo subito da parte, in quanto
inadatto a quello stile musicale (lui amante sviscerato degli Scorpions, col
punk estremista c’entrava come il sale nel caffè…). Al suo posto fu provato Bob
“The flying dutchman”, buon chitarrista autodidatta, che se la cavava bene
anche con il basso.
Bene, il gruppo poteva cominciare a
preparare una scaletta per un primo, eventuale, concerto.
Intanto, il gruppo di amici denominato The
Strangers, si era arricchito di un’unità: Antonio, fratello più piccolo di
Francesco “il cuoco tedesco”, da cui aveva ripreso il modo di saper fare casino
che solo in quella famiglia riuscivano ad avere. Un dono di natura era la sua
inventiva: tutti quei personaggi che negli anni a venire Antonio s’inventò,
come “Alligator” o “The monster”, erano una cosa da far crepare dal ridere.
Mi disse una volta Roby che, qualche anno prima, era stato a casa di
Francesco e Antonio per le feste di Natale a giocare a tombola, e tornò a casa
con i crampi allo stomaco a forza di ridere.
Antonio prese il posto di Carlo, che se ne era andato ormai tra il
menefreghismo generale, per via di quella scema della sua ragazza, ma anche
perché bazzicava i fascistelli di piazza Cuoco, un gruppo di ragazzini con il
culto del nazismo, ma a cui bastava fare “BUH!” che scappavano da tutte le
parti.
Tutto il contrario dei DALMATOSS, neofascisti di piazza Dalmazia sempre
in continua lotta con “Quelli del Brillantini”, che invece erano estremisti di
sinistra, ma che se la facevano dalle parti di quella piazza.
Per parecchio tempo questa piazza del centro, come i dintorni tipo il
liceo scientifico o il liceo classico, fu teatro di scontri più o meno cruenti
tra queste due bande rivali (vabbè,
Terni non è New York e piazza Dalmazia non è il Bronx, ma fatte le dovute proporzioni…),
con conseguenti cariche della Polizia e dalla Digos.
Possiamo dire che i Dalmatoss erano tutti figli di benestanti, sempre
pulitini, ben curati, la Bmw decappottabile, taglio di capelli quasi a zero,
sempre circondati da belle fighette e con il portafoglio a fisarmonica; il loro
ritrovo abituale erano i dintorni del bar Ambassador o piazza S. Francesco.
Dalla parte opposta di piazza Dalmazia, c’era il bar Brillantini (ora non c’è
più), luogo frequentato soprattutto dai Freak Brothers, il gruppo ultrà della Ternana,
tutti ragazzi figli di operai e di “Buone donne”, con i capelli lunghi e
sporchi, le pezze al culo, al massimo qualcuno con la “Ritmo” o la “127” o la
“A112” di quarta mano e sempre alla ricerca di soldi per entrare allo stadio o per
la dose quotidiana di sballo.
Ora, mi sembra evidente che la vicinanza tra i due schieramenti, non
potesse portare a qualcosa di buono.
Roby difficilmente passava da quelle parti (giusto una volta al mese per
andare a timbrare il cartellino all’Ufficio di Collocamento che si trovava in
zona). Non che avesse paura (ci credo
poco!), ma era sempre meglio girare alla larga, perché se vestivi di pelle
nera eri subito adocchiato dai sinistroidi, ma, allo stesso tempo, anche dai
destroidi, che ti squadravano sempre di traverso perché ascoltavi i Mötorhead e
non gli Human League.
Questa era più o meno, la situazione giovanile in quel di Terni in
quegli anni (l’ho presa alla larga
perché non facendo parte né dell’una né dell’altra parte, Roby non è stato in
grado di descrivere più particolarmente le varie situazioni più o meno gravi
che succedevano… lascio quindi le spiegazioni storiche a chi le ha vissute in
prima persona).
Certo, c’erano anche altre formazioni giovanili, tipo quelli
dell’Autonomia Operaia che avevano occupato, tempo prima, l’ex Palazzo della
Sanità, oppure c’erano quelli che passavano il tempo davanti al Classico, solo
con lo scopo di rimediare cocaina o eroina.
Negli anni duemila qualcosa è cambiato, i giovani d’oggi se ne strafregano
delle lotte politiche; allo stadio appaiono insieme bandiere con il “Che” e
bandiere con la croce celtica, tanto tutti sono accomunati dallo stesso ideale:
le fere. Ora se vai in giro con il “chiodo”, nessuno ti guarda più di traverso,
anche i bambini di cinque anni lo indossano; se chiedi ad un ventenne chi erano
i Queensrÿche o gli Antinowhere League o gli Anthrax, ti rispondono «Una marca
di preservativi?».
I giovani ternani degli anni duemila hanno sicuramente più inventiva di
noi quarantenni con la pancia e i peli grigi sulla barba, hanno più interessi
per le cose più disparate, amano il volontariato e fare del bene al prossimo, e
questa è una bella cosa. Hanno la Playstation 2 e Internet e le E-mail e i
messaggini SMS o MMS, mentre noi giocavamo col “pac-man” o con “Asteroyd” (anche se Roby preferiva il classico
flipper da bar) o, al massimo, con le auto a scontro, con le “palle di Mao”
o con il frisbee.
Vedo molti ventenni impegnati in cose che per noi potevano sembrare
sciocche, allora, anche per il fatto che noi ventenni degli eighties, avevamo
meno possibilità, non c’era molto a Terni in quegli anni (stadio, cinema e “Il
gabbiano” per i meno abbienti e il “New York” per chi aveva qualche spicciolo
in più).
Adesso la città sta cominciando ad uscire dal guscio, si sta
modernizzando, ed era ora. C’è voluta l’enorme crisi della siderurgia e, di
conseguenza, dell’Acciaieria (la mamma di tutti i ternani) per far aprire gli
occhi sia ai nostri politici che ai nostri concittadini. Ed ecco nascere il
Centro Multimediale, la Scuola Europea di Effetti Speciali, la valorizzazione
dell’area della Cascata delle Marmore, la scuola di canottaggio a Piediluco, il
mega palatennistavolo a Campitello, la scuola di canoa e rafting lungo le
rapide del Nera, la scuola di musica di Mogol a Toscolano.
Probabilmente, se la nostra generazione fosse vissuta adesso, voglio
dire con quella mentalità, tutte quelle cose non le avremmo fatte, perché
allora c’era un ideale diverso: l’anarchico, il fascista o l’autonomo, avevano
ragione di esistere… oggi no!
Ma torniamo al succo della nostra storia, cioè Roby detto “lu Mume”.
Roby stava seguendo con particolare interesse l’evolversi dei Warhead, e
non solo per il fatto che i componenti erano suoi amici, ma anche perché vedeva
in loro una forza dirompente e devastante nel panorama musicale cittadino, un
vero e proprio pugno sullo stomaco per le istituzioni e per chi non la pensava
allo stesso modo; i Warhead erano la voce del movimento “Strangers”, un
movimento che prendeva le distanze da tutta l’altra gioventù cittadina, sia di
destra che di sinistra: un mondo a parte nel menefreghismo generale.
Cominciarono a venir fuori pezzi come “M. A. Agca was innocent” o
“Holiday in Varsavia”, pezzi contro il marcio nel mondo, oppure “Revenge” o
“Goblin dance” o “Strangers” (il manifesto) o “Don’t vex the dead”: la grande
invasione della legione del rock’n’roll era iniziata!
Ma il 23 settembre ci fu un altro clamoroso tradimento del metallaro
Roby che, spinto da un’inspiegabile voglia, andò a vedere Claudio Baglioni allo
stadio Liberati («sono cresciuto con “Questo piccolo grande amore” e “Sabato
pomeriggio”… a-ehm²…)
"We are the Strangers
RispondiEliminaof this fuckin' city
We aren't good boys
We aren't model citizens..."