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mercoledì 18 gennaio 2012

TERNI CITY ROCKERS: 12a puntata


«Un giorno la noia invaderà il mondo,
e una risata vi seppellirà!»                               
   (Sui muri di Parigi, maggio ’68)

QUINTO

   (Prima di iniziare l’ennesimo capitolo, volevo solo mandare un pensiero a Raffaella che ci ha lasciato nella primavera del 2009… spero che lassù il mondo sia migliore… riposa in pace N.d.R. del 17 gennaio 2011)


   I giorni immediatamente seguenti al “tragico evento”, furono bestiali per Roby, per paranoia, rabbia, incazzature varie, sbattimento di coglioni, pseudo piagnistei, “e mò la faccio finita! (questa è la migliore di tutte, forse la più grossa cazzata mai sparata da Roby in vita sua!), rintronamenti celestiali con Mötorhead, Priest, Girlschool, Metallica, Manowar, Venom, Saxon; e poi frasi storiche tipo “I’ve got heavy metal music in my blood” (fregata agli Holocaust), “We are the strong arm of the law” (fregata ai Saxon), “If rock is death… call me zombie” (oh… questa è originale!) scritte sui muri del centro storico insieme agli amici Strangers, che da quel momento diventarono, in tutto e per tutto, la sua valvola di sfogo.
   I rapporti con Fausto & Co. s’intensificarono a tal punto che, ormai, tornava a casa solo per dormire, e ogni tanto per mangiare, e sua madre cominciava anche a stufarsi.
   «Ehi, signorino, questo non è un albergo che entri ed esci quanto ti pare! Comincia a guardarti intorno per vedere di trovare un lavoro, eh? La pensione mia e di nonno non bastano mai per tutti e tre, quindi cerca di dare una mano!» classiche parole dettate più dal cuore che dalla rabbia.
   E Roby, invece, si faceva grosse bevute di birra all’Old America o al Love Drink, mega pizze e mega panini, raid nei posti più disparati della provincia, solo per il gusto di far casino, cercando di emulare gli “Amici miei” di Monicelli; e poi continue fermate da parte di Carabinieri e Polizia con conseguente richiesta di documenti (era il 1982 e questi ragassuoli andavano in giro col giubbotto di pelle anche con 40° all’ombra… davano un po’ nell’occhio…). Una sera, davanti al Love Drink, erano talmente fatti di birra, che Carlo cominciò a piangere a squarciagola, perché non riusciva a scendere dal marciapiede alto ben 15 centimetri!

   Per parecchio tempo Roby non sentì più Paolo e Rivelli; con Massimo e Grazia non si vedeva da un’eternità… a malapena aveva saputo che avevano auto un altro figlio (che bei tempi quando si andava a dare il latte a Sara, la prima figlia di Massimo e Grazia, e facevamo a botte tra noi amici per darle il biberon…n.d.r.). Si stava buttando via, non riusciva a reagire, e questo non era da lui, ma dovete capirlo: in fondo, ma proprio in fondo ad un pozzo nero, pensava sempre a Raffaella, ma non perché l’amava ancora (ah, brutto stronzo! E quei fiori che le hai mandato quando lavorava al Carnaby Street? Regalo di compleanno? Ma se era nata il 15 marzo! E c’avevi scritto pure “Da chi non può dimenticarti!”… non ci posso credere! A che punto arriva l’idiozia umana!), ma perché gli mancava la sua pelle, i suoi capelli e, perché no, anche qualcos’altro di più intimo (allora lo vedi, brutto imbecille,  che non era amore ma solo attrazione sessuale!). Non pensava a lei in modo dolce e sensuale, ma in modo talmente scurrile, che mi vergogno a scrivere le parole che gli uscivano da quella boccaccia quando l’argomento di discussione con gli altri toccava quel tasto.

   Dunque, ricapitoliamo: lei lo aveva lasciato per colpa di un drogato; lei stessa amava in modo viscerale farsi qualche spinello (e chissà cos’altro); lui l’aveva amata, per modo di dire, ma era solo amore fisico. Concludendo, era una storia che non poteva andare avanti ancora per molto, quindi quello che era successo, era il giusto finale di un film già visto.



SE UN GIORNO TI RIVEDRÒ
(Roby 21 maggio 1982)

“Se un giorno ti rivedrò,
vorrei poterti dire tante cose,
di come hai saputo ridarmi la fiducia
quando mi sentivo inutile,
di come hai saputo capirmi
quando ero un incompreso.
Vorrei ricordarti
quei meravigliosi giorni vissuti insieme
che mai torneranno.
Hai fatto di me un uomo felice,
e ti sono grato per questo.
Ma questa mia speranza
è una capanna di fango
costruita sul lago.
Se mai un giorno ti rivedrò,
riuscirò a dirti quello
che con la fantasia ho già detto?”

VABBÈ, COME NON DETTO!!!

   Se l’avessi conosciuto allora, credo che l’avrei preso  a schiaffi a due a due finché non diventavano dispari!

SU, MOLLACCIONE! RIMETTITI IN SESTO!
LA VITA È PIENA DI ALTRE RAFFAELLE… BASTA SAPERLE CERCARE!

Dal diario di Roby D. – 15 giugno 1982 – ore 19,30

«È questo un brutto periodo per me. Da quando Raffaella mi ha lasciato, sono caduto in una profonda crisi depressiva. Piano piano, giorno dopo giorno, sto cercando di ritornare me stesso. Stanno cercando di aiutarmi in qualche modo i miei amici, soprattutto Mauro e Paola e Roberto Rivelli. Grazie per ciò che fate, per non farmi sentire solo. Spesso la crisi è così violenta, che mi metterei a piangere, ma a cosa serve piangere, non certo a ridarmi l’affetto di Raffaella. L’ho amata veramente o il mio, adesso, è solo puro orgoglio maschile? Non riesco a darmi una risposta. Certo è che non potrò mai dimenticare quello che è stata lei per me. Mi ha ridato la gioia di vivere, proprio nel momento in cui stavo precipitando nel baratro dell’inutilità. Si, mi sentivo inutile rispetto agli altri, ma lei mi ha dato la forza per riprendermi, con la sua dolcezza, la sua tenerezza. Una cosa è certa, le ho voluto veramente bene come mai ho voluto bene ad una ragazza. Loredana è un’altra cosa. L’ho detto e lo ripeto: tra me e Lory c’è un rapporto spirituale, fuori da questo mondo. Voglio smettere per non immalinconirmi ancor di più.

Dal diario di Roby D. – 25 giugno 1982 – ora imprecisata

«Ho saputo che Raffaella si è fidanzata. Non me ne frega un cazzo! Posso sembrare stronzo, ma non mi fa né caldo né freddo (almeno credo!)»

   Sentite un po’, cari lettori, che ne dite se ricominciassimo questa pseudo storia? Oppure volete rimanere qui a piangere vita natural durante insieme a questo idiota?

… So live for today,
tomorrow never come!
Die young!...

   Un attimo di puro svago, Roby lo ebbe il 3 luglio, insieme a Roberto Rivelli, quando andò a vedere il concerto di Beppe Starnazza e i suoi Vortici a Villalago (Beppe non è altro che un’altra reincarnazione di Freak Antoni degli Skiantos).

   Altro attimo di svago Roby lo trovò il 6 di luglio quando, insieme a Paolo, Francesco, Mauro e Paola, andò a vedere Ivan Graziani (R.I.P.) a Casteltodino, un paesotto dell’entroterra. Fu un ottimo deterrente per lo sconfortato ragazzo… due ore di buona musica rock made in Italy che lo fecero rifiatare dalla lunghe ore monotone passate a pensare alla sua ex ragazza.
   E che dire del concerto di Alberto Camerini al Politeama il 29 luglio? Ne vogliamo parlare? No? Va bene, andiamo avanti.

   E poi, fortunatamente, in quei giorni, c’erano i campionati mondiali di calcio in Spagna, e le esibizioni dell’Italia, riportano ancora di più l’allegria sul viso di Roby.
   Da poco aveva acquistato, insieme alla mamma, il primo tv-color, e vedere le partite a colori era tutt’altra cosa.
   Per le quattro partite famose (quelle con l’Argentina, con il Brasile, la semifinale con la Polonia e la finalissima con la Germania), organizzò degli happening a casa sua con Paolo e Francesco, birra in quantità più che sufficiente e un enorme bandierone bianco rosso e verde.
   Il richiamo dei valori patriottici fu grande (e chi non se li ricorda, giusto quelli che sono nati dopo quell’11 luglio…) e le baldorie che seguirono la fantastica cavalcata fino alla vittoria finale al “Santiago Bernabeu” contro i mangia-crauti, ne furono una testimonianza tangibile.
   Mai come quella sera ci fu tanto casino per le strade del centro (ma era così in tutto lo Stivale…). Forse solo dopo lo spareggio di Cesena, che avvenne sette anni dopo, tra Ternana e Chieti, ci furono altrettanti bagordi. Dopotutto il calcio è la droga di tutti gli italiani, e quella fantastica vittoria (eh, quell’urlo di Tardelli…) portò un po’ di vivacità nella sonnolenta Terni.

   Fu poi, solo con l’arrivo a Terni di Alessandro Benetti (altro Alessandro che chiameremo… boh… Alex va’!), un suo compagno militare, che riuscì, per un altro attimo, ma solo un piccolo attimo, a dimenticarsi di Raffaella.
   Alex era un ragazzo col quale Roby aveva diviso l’anno di militare. Lui si era congedato un mese dopo di Alex, ma il rapporto instaurato tra i due, era di vera e profonda amicizia (anche adesso, a più di vent’anni di distanza, i due si scrivono ogni tanto…): si, posso dire che fu l’amico più caro di quel periodo straziante, e quando i due si salutarono alla stazioncina di Cividale (Roby andava in licenza, e il giorno che Alex si congedò, era lo stesso giorno in cui Roby conobbe gli Strangers e del concerto dei Synthesis e tutto il resto… ricordate?), erano molto commossi e giurarono davanti ad un’immagine di Papa Giovanni, che non si sarebbero mai più persi di vista, nonostante gli oltre 500 chilometri che li avrebbero divisi d’ora in poi.
   Alex era di Valdagno (il paese dei Marzotto) in provincia di Vicenza, impelagato fino al midollo con la musica: studiava contrabbasso al Conservatorio e, nei pochi ritagli di tempo, suonava il basso in un gruppo jazz.
   Oh… il jazz! Roby ricordava con simpatia quel concerto dei Weather Report al Palasport di Udine, con Alex al massimo dell’eccitazione nel vedere in azione il suo idolo Jaco Pastorius (R.I.P.), mentre Roby, a cui non piaceva molto il jazz (direi proprio che lo odiava) si era addormentato dopo il primo pezzo.

   La mamma di Alex era di origine toscana e, quell’estate, lui se ne era andato in vacanza dalla nonna, in un paesino vicino Siena. Da lì a Terni il passo era molto breve, quindi decise di andare a trovare Roby e di passare con lui qualche giorno, con la speranza, anche, di fare una capatina dalle parti di Roma per ritrovare gli amici come Sergio di Subiaco, o Marco di Ostia, o Bruno della “Boccea” o Massimo “er ciriola” della “Rustica”.
   Roby fu entusiasta, e non poco, di questa visita improvvisa; si prese un paio di giorni di ferie (nel frattempo aveva trovato lavoro come segretario presso la ditta edile di un suo cugino a 300.000 lire al mese) e scorrazzò Alex in lungo e in largo: i 165 metri della Cascata delle Marmore, l’incantevole serenità del lago di Piediluco, il curioso e morboso orrore delle mummie di Ferentillo… i soliti posti da turista in visita a Terni e provincia, insomma. Logicamente con l’aiuto di Fausto, anzi della macchina di Fausto.
   Decisero pure di fare un salto a Roma, ma l’unico che riuscirono a rintracciare fu Marco di Ostia, il quale, al telefono, chiese a Roby se lì a Terni avessero ancora quel 45 giri sanremese di Lene Lovich dal titolo “Blue hotel” (Roby gliene aveva parlato a Cividale, e Marco era un fan sfegatato della meteora britannica… qualcuno di voi se la ricorda?). Roby riuscì a trovare l’introvabile disco all’International Jazz, suo fornitore abituale di dischi metal e, quella, fu la scusa per fare il viaggio in treno nella capitale.
   Baci e abbracci a non finire davanti alla fermata del metrò del Colosseo; grosse risate ricordando i vecchi tempi; consegna del disco con grosso e irrefrenabile entusiasmo da parte di Marco, che lo pagò il doppio del suo effettivo prezzo (4000 lire invece di 2000… che sciàlo!).
   Poi, tutti e tre insieme, andarono in un grande negozio di dischi lì vicino, dove Roby acquistò un lp dei Judas Priest che mancava alla sua collezione, “Sin after sin” (i Judas stavano pian piano prendendo il posto dei Maiden nel suo metal heart), comprò “Battle hymns” dei warriors americani Manowar, “Crazy nights” dei Tygers of Pan Tang del suo futuro amico Jon Deverill (amico… amico per modo dire… gli concesse solo un’intervista per “Sentinel”, mica c’era andato a cena assieme!), il primo album dei Mötley Crüe e “Denim and leather” dei Saxon, e Marco si stupì di questi strani acquisti effettuati da Roby.
   «Ma come… non ti piacevano i Genesis e tutta quella robaccia lì?»
   «Eh, caro Marco, la vita va avanti ed io mi evolvo!» chiara l’allusione a Marco, ancorato ancora a certi personaggio dell’oltretomba come Patti Smith o quella scema della Nina Hagen, ma lui non capì la frecciatina.
   Verso le sei del pomeriggio, si salutarono, e Roby ed Alex, ripresero il treno per Terni: li attendeva una serata memorabile!

   Quella sera, Roby, Alex e gli Strangers al (quasi) completo, andarono prima a farsi la consueta pizza all’Old America, poi, su segnalazione di Mary, presero la strada per Carsulæ: la ragazza di Fausto aveva sentito delle persone di Sangemini, che avevano avvistato una specie di lupo mannaro (?) tra le rovine dell’antica città romana, un paio di sere prima. L’occasione era ottima per fare una scampagnata e dare un’occhiata di persona.

EQUIPAGGIAMENTO

Roby: una pila tascabile, elmetto, mimetica, anfibi e un coltellino più adatto a fare la punta ad una matita che a scannare un lupo mannaro;
Alex: una bottiglia vuota di Ceres;
Mauro e Paola: tanta, tanta buona volontà;
Fausto: la macchina fotografica e una mazza da baseball;
Mary: minigonna e tacchi a spillo (ma che doveva fare da preda?);
Luca: una mazza ferrata comprata a Firenze e un enunciako (non lo so come si scrive però è quell’attrezzo formato da due bastoni legati da una catenella che usano gli amanti delle arti marziali);
Marco: un coltello a serramanico di notevole grandezza (senza porto d’armi, immagino…);
Bob: il suo british humour;
Bruno e Robur; la sola forza fisica delle mani;
Carlo: non venne, perché se la faceva sotto, e poi se ne stava uscendo dal gruppo di amici, perché s’era fidanzato con una ragazza di piazza Cuoco che faceva parte di una gang nemica degli Strangers;
Piero: il chitarrista dei Synthesis sembrava un marine, gli mancavano solo le bombe a mano, e si era addirittura pitturato di nero sotto gli occhi per mimetizzarsi;
Alessandro: armato di frisbee, visto che a Carsulæ lo spazio non manca, con tutti quei prati…;
Fabrizio “Manetta”: non pervenuto;
Torino: 16;
Milano: 15;
Roma: 21;
Palermo: 24;
Mosca: -4;
eccetera ecceter eccete eccet ecce ecc ec e………………………………………………

   Lasciarono le auto lungo la strada bianca che taglia in due il sito archeologico (gli unici ad avere un auto erano Fausto, una Citröen Ami 8 dell’ante guerra ma di quella punica, e Piero, una Ford Taunus del ’73 credo di 36ª mano) e scesero a terra che sembrava di vedere il D-Day dello sbarco in Normandia, anche se qui non c’era il mare, ma una distesa infinita di prati e rovine di grande valore archeologico.
   Dapprima fecero alcune foto ricordo, anche se era notte, poi cominciarono a girovagare tra le rovine, alla ricerca del fantomatico licantropo, quando, improvvisamente, un urlo agghiacciante, disumano, squarciò la notte come un coltello affilato da macellaio: tutti fermi sul posto e mani alle armi, chi le aveva.
   «Che kazzo è stato!» fu la domanda più frequente.
   «Ahò, fatte vedé così ce conoscemo!» disse Fausto che era in piedi su un capitello nella direzione dalla quale sembrava fosse arrivato l’urlo.
   «Al lupo! Al lupo!» urlò qualcun altro, non si sa bene chi.
   «Ce sta qualche scemo che c’ha voja de scherzà!» disse Bruno, ma non sembrava molto convinto della sua affermazione.
   Alex sembrava il più spaventato di tutti: non pensava certo di andare a caccia di vampiri o licantropi nel suo breve soggiorno in quel di Terni, ma cercò in tutte le maniere di non farlo capire agli altri.
   Piero partì a razzo alla ricerca dell’autore di quell’urlo disumano, mentre gli altri si riunirono sotto il capitello a decidere il da farsi.
   «Forse è qualche coppietta che non vuole rompimenti di scatole…» disse Paola «probabilmente stanno acquattati da qualche parte e tutto il casino che stiamo facendo gli dà fastidio!»
   «E se veramente fosse un lupo mannaro?» disse Robur.
   «See… mò arrivano pure li gnomi co’ le fate!» ribatté Bruno.
   «Magari! C’ho ‘na voja de vedenne uno…» fece Fausto
   «Perché pensi che esistono li gnomi co’ le fate?» domandò Roby.
   «Eccome se esistono! Ci sta un sacco de gente che l’ha visti!»
   «Ma dai! È come per i dischi volanti…» suggerì Bruno.
   «Ah no! Non mi toccare gli ufo!» fece Roby «Quelli ci sono e te lo dice uno che da quasi dieci anni si occupa de ‘ste cose… l’ho visti pure io… proprio qui a Carsulæ, quattr’anni fa!»
   «Te occupi de ufologia?» chiese interessato Bob “The flying dutchman”.
   «Si! anche se da un po’ de tempo ho perso l’interesse, t’assicuro, e Mauro te lo può confermare, che faccio parte de un’associazione… si, anche Mauro… a livello nazionale che se occupa e studia i fenomeni ufologici, e… attenzione: quando dico ufologici, non dico extraterrestri, ma fenomeni che non si riesce a spiegare con le leggi umane…»
   «Interessante ‘sto discorso…» disse Fausto «bisogna proprio che io e te fàmo un discorsetto sull’argomento, perché c’ho delle cose da ditte… anch’io credo d’aver visto qualcosa, una sera… te lo ricordi Robbé»
   «Come no, e chi se lo scorda… quel pomeriggio sulla superstrada…» rispose Bob eccitato.

SIPARIETTO

Roby ha sempre avuto tanti interessi nella sua vita: le donne, la musica, il calcio, il cinema, la buona cucina, la tv, l’ufologia, la parapsicologia, il mistero, scrivere, la letteratura, collezioni varie come lattine di birra, pacchetti di sigarette, Diabolik, Il giornale dei Misteri, Ciao 2001 (poi vennero Ciak e Dylan Dog), le poesie ecc. ecc. Difficilmente lo si trovava senza far niente, c’era sempre qualcosa che stuzzicava la sua mente, qualcosa a cui dedicare il proprio tempo. «Tutto serve a far sviluppare l’intelletto» amava ripetere spesso Roby «non importa con quali mezzi, non importa in quale maniera, ma bisogna sempre far lavorare il cervello, e tutti i modi conosciuti, leciti o illeciti, sono buoni…» e questo ha fatto di lui una personcina sempre al passo con i tempi, e qualche volta anche avanti.

FINE SIPARIETTO

   Quel disparato gruppo di amici, rimase lì qualche minuto, senza saper bene cosa fare; ognuno dava la sua versione del fatto, ma nessuno si sentiva in grado di dare una spiegazione e nessuno si sentiva a proprio agio, quando si cominciò a sentire un altro strano rumore. Dapprima in lontananza, poi sempre più vicino e forte. Sembravano le pale di un elicottero, ma erano le 23 passate, e un elicottero a quell’ora e in quel posto semideserto, era molto improbabile. Il rumore si faceva sempre più intenso e forte, e sembrava provenire da dietro una grossa quercia.
   Subito si fece un silenzio spettrale… nessuno osava respirare… tutti erano in attesa di veder sbucare fuori da dietro l’albero qualcosa di vero e tangibile, avevano bisogno di questo, in modo da mettersi l’animo in pace e poter spiegare a se stessi tutto l’ambaradan… ma nulla uscì fuori.    Sconcertati, fecero ritorno verso le auto, quando, da dietro un cespuglio, sbucò fuori il marine Piero, notevolmente accaldato e sovreccitato.
   «L’avete sentito pure voi?» disse in preda ad un nervosismo che non era da lui «non so se era un lupo mannaro, ma era qualcosa de dannatamente grosso! Forse un cane enorme… era troppo buio… non… non si è fatto vedere alla luce della torcia, ma s’è fatto sentì! Eccome se s’è fatto sentì… laggiù, dietro la chiesa!»
   Gli altri lo guardarono stupiti e… uno-due-sei-nove, cominciarono a correre a perdifiato, raggiungendo la chiesa in pochi secondi. Esplorarono con le torce ogni singolo anfratto, ogni singola siepe, ogni piccolo avvallamento del terreno, ma non trovarono niente che potesse rassomigliare ad un cane, o a un cinghiale, o a una lepre o a qualsiasi altro animale di questa terra.

   Erano ormai le 11 e mezza di notte, e anche se era già estate inoltrata, l’aria cominciava a farsi frescolina, così decisero di rientrare nelle macchine: sarebbero rimasti lì al buio per un po’, aspettando l’evolversi di non si sa bene cosa. Verso mezzanotte e ¾, qualcuno dormiva, qualcuno fumava, qualche altro/a era in preda ad effusioni, qualcuno parlava del più e del meno, ma non successe più niente, e quindi decisero di riprendere la strada per Terni, consapevoli del fatto che, si, qualcosa era effettivamente successo, ma era tutto senza una spiegazione razionale e una logica materiale.
   Roby ed Alex fecero ritorno a casa a bordo della Taunus di Piero (che coraggio!), ma rimasero per un po’ sdraiati sui letti a parlare.
   «Beh, che te ne pare della combriccola?» esordì Roby.
   «Un branco di matti, ecco cosa siete! Quel Piero poi, è il più matto di tutti (non eri il solo a pensarlo, caro Alessandro), sembrava che dovesse partire per la guerra! Però siete un gruppo di amici simpatici e ben affiatati. Su a Valdagno io ho un paio di amici con cui esco spesso, sai… una pizza… hamburger e patatine… ma l’unica soddisfazione ce l’ho quando suono il mio basso… ci sto ore intere ad improvvisare scale o ad andare dietro a qualche pezzo di buono e sano jazz!»
   «Te deve piacé tanto, eh? Io, quella volta a Udine, a vedere i Weather Report, se non te ne sei accorto, me so addormentato dopo il primo pezzo… non ci posso fare niente… non è proprio il mio genere di musica!» disse Roby.
   «E si! È la mia vita, e penso proprio che sarà anche il mio futuro. Ho ancora un paio d’anni di Conservatorio… dopo, credo che me ne andrò a Milano da mia sorella… si è sposata con un ingegnere milanese e hanno una casa grandissima e per i primi tempi penso che mi stabilirò da loro, almeno fino a quando non avrò coronato il mio sogno che è quello di suonare in un’orchestra…»
   «Beato te che c’hai già dei progetti per il futuro! Io non lo so che cosa me porterà il domani; per adesso lavoro in una ditta edile come segretario, ma non sarà per molto… c’avevo una ragazza fino a tre mesi fa, e con lei avrei potuto cominciare a pensarci, ma è finita! M’è crollato il mondo addosso e non riesco ancora a riprendermi, anche perché j’ho voluto bene… per questo cerco delle distrazioni forti… tipo stasera… in modo da pensacce il meno possibile… ma è difficile… credeme!»
   «Io non ho trovato ancora la “ciccia” che fa per me…» disse Alex «ma per adesso non me ne curo… sono troppo impegnato con la musica e non posso permettermi di… ehm… catalizzare i miei pensieri su una donna… verrà il momento anche per me!»
   «Sei sempre il solito… comunque, se un giorno riuscirò a ricambiare la visita, promettime che me farai conosce la futura signora Benetti, sennò m’encazzo, okkei?»
   «Ok… va bene… si… ma adesso… buonanotte!»

Dal diario di Roby D. – 12 agosto 1982 – ore 17,05

«Ok gente, sono le 5 e 5 di un giorno qualunque, di un mese qualunque, di un anno qualunque: sto in ufficio a non fare un emerito kazzo e, nel frattempo, sto ascoltando Radio Flash e stanno mandando “L’avvelenata” di Guccini (…se io avessi previsto tutto questo…). È questo un periodo buono? Mah, penso di si! La botta Raffaella è passata quasi del tutto, non ci penso quasi più, cioè, ogni tanto ci penso, ma mi sembra una cosa normale (come fare la fila per tre). È un’estate del kaiser, tanto, tantissimo caldo, e in più, per la prima volta dopo alcuni anni, non andrò in vacanza da nessuna parte nemmeno per un giorno. Tra 23 giorni compirò 22 anni e sto organizzando qualcosa con gli amici più stretti. Non ci sarà Francesco, ma questa non è una novità. È una novità, però, il fatto che ha preso una decisione molto importante per la sua vita: è andato a fare il cuoco a Francoforte, in West Germany. Chissà se un giorno, io insieme a Paolo e a Roberto Rivelli, riusciremo ad andarlo a trovare lassù, ai confini del mondo. Già ci manca e ci mancano le sue cazzate e le sue risate, ma la vita deve andare avanti. Boh! A cosa penso di più in questi infernali giorni agostani? Ma, forse ad una ragazza conosciuta a casa di Sandra, un’amica di Paoletta. Si chiama Antonella ed è di Montecastrilli (ma dimmi un po’ mio caro Roby,… a te le ternane de Terni, proprio te fanno schifo?). È carina, molto carina, e penso di essermi preso una sbandata. Stando alla casistica, anche qualche tempo avevo preso una scuffia per una e poi è venuta Francesca; poi mi piaceva Carla ed invece venne Raffaella. Io ci credo alle tradizioni, e poi… come si dice… non c’è due senza tre! Spero solo che non finisca come le altre volte. Tra qualche ora andremo tutti in pizzeria a festeggiare Fausto e Mary che da un anno stanno insieme, e Mauro che, finalmente, dopo lunga e penosa malattia, è riuscito a diplomarsi. Ci saremo tutti, mancherà solo Fabrizio, che da un po’ di tempo comincia a starmi sul piffero, con quelle sue arie “so’ tutto io!”. Mi è venuto a trovare Alessandro di Valdagno; sono stato muy contento di rivederlo e sono stato soprattutto muy felice nel constatare che non è cambiato per niente. I due piccioncini Mauro e Paola dopodomani partiranno per le loro prime vacanze insieme, e così rimarrò solo per un po’, ma lunedì dovrebbe tornare “lu barba”, che da un po’ di tempo non vedo. Si preannunciano lunghe nottate in macchina davanti a casa mia. Il lavoro va abbastanza bene, anche se tra Giancarlo e Riva nascono spesso sonore litigate. Speriamo bene, che non mi mandino via, che c’ho veramente bisogno di fare un po’ di soldini! Statemi tutti bene e goodbye to all the world!»

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