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martedì 17 gennaio 2012

TERNI CITY ROCKERS: 11a puntata


 Dal TG1 del 7 marzo 1982

“Hollywood in lutto per la morte dell’attore John Belushi, avvenuta ieri mattina in seguito ad un’overdose di eroina. Il corpo, trovato privo di vita dalla sua guardia del corpo Bill Wallace, giaceva sul letto di un bungalow dello Chateau Marmont di Beverly Hills, e presentava numerose punture su ambedue le braccia. Ricordiamo John Belushi in film come “Animal house” o “The Blues Brothers”, dove la sua prorompente e devastante comicità, lo aveva innalzato ad idolo dei giovani americani e non solo.”


“QUANDO IL GIOCO SI FA DURO,
I DURI COMINCIANO A GIOCARE!”

DON’T LOOK BACK IN AGER!
JOHN BELUSHI
( 24.1.1949 - † 6.3.1982)

ADDIO JOHN!!!
Riposa in pace!



   Verso i primi giorni di aprile, come Roby aveva previsto, successe qualcosa nel suo rapporto con Raffaella… ed ecco quel che accadde.

   Quel pomeriggio del 2 aprile si presentava bene: sole primaverile in un bel cielo sereno, gli uccellini che cinguettano gaudenti nei loro nidi e il pullman che s’inerpica lungo la strada per Sangemini.
   Roby andò da solo, quel giorno, perché Mauro aveva un appuntamento dal dentista. Attese Raffaella davanti alla porta del paese, come sempre, aspettandosi di vederla arrivare insieme con Paola, ma lei venne da sola.
   Lì per lì non ci fece caso, le prese la mano e con lei si avviò verso il parco, luogo dei loro incontri clandestini, ma si accorse subito dopo che qualcosa non andava: lei tremava un po’ e la sentiva distante… i suoi baci non erano appassionati come sempre, ma gelidi come acciaio e lontani anni luce, e questo mise Roby sul chi vive.
   «Che c’è che non va?» le chiese.
   «No… niente, niente!» rispose lei gelida come un soldato russo.
   «Come niente… si vede lontano cento chilometri che c’hai qualcosa!»
   «Senti Roby…» disse alfine la dolce pulzella, cercando il modo di esprimersi come meglio poteva, ma senza alzare gli occhi da terra «credo che la nostra storia deve finire qui! Non voglio prenderti in giro, lo sai, ma in questo modo lo farei: io penso sempre ad Angelo! C’ho provato a dimenticarlo, credimi, con tutte le mie forze, ma gli ho voluto troppo bene e penso che adesso ha bisogno di me!»
   Effetto orario: erano le 14 e 52.
   Effetto emotività di Roby: una doccia gelata in pieno inverno!
  
   «Beh, non dici niente? Mi hai sempre detto di essere sincera, ed io lo sono stata!»
   Roby rimase zitto per un attimo, cercando di non far capire a Raffaella la sua profonda amarezza, o meglio, la propria delusione (l’orgoglio è l’orgoglio). Aveva perso e questo lo stava frustrando oltre il dovuto.
   «Cosa c’è da dire… me l’aspettavo, ne ero quasi sicuro. In due mesi che stiamo insieme, non mi hai mai detto “ti amo” neanche una volta. Non che la cosa sia di vitale importanza, ma mi aspettavo questo gesto da te. Se non mi ami è inutile stare qui a tergiversare sui “come” e sui “perché”. Bene… mi faccio da parte… esco dalla tua vita… ma non venirmi a dire di restare amici, perché io non ci credo nell’amicizia tra un uomo e una donna (scusa… che per caso hai scritto tu i testi de “La regola dell’amico” di Max Pezzali? Scusa se mi sono intromesso, ma volevo vederci chiaro perché nel qual caso potresti chiedere i diritti d’autore… no?). Stammi bene, salutami Angelo quando lo vedi e salutami anche quella stronza di Betta, perché sento che c’è  anche il suo zampino…»
   «No, no, Betta non c’entra per niente…» disse lei.
   «C’entra… c’entra… come se c’entra… non mi dire cazzate! Tutti quei discorsi del kazzo su Angelo e su quei quattro deficienti di Borgo Rivo che ti stavano appresso… ti sembra corretto parlare di certe cose davanti a me? Almeno avesse avuto il pudore de dittele in privato… In ogni modo, risalutami Angelo quando lo incontri, anche se non lo conosco, ma l’ho avuto vicino per du’ mesi senza che me n’accorgessi… riguardate, e mettite la maja de lana quanno fa freddo! Ce vedemo!!!» (fa anche l’ironico il pupo… ma penso che sia incazzato come una bestia!)
   E così, alle 15 e 03, Roby si alzò dalla panchina che per due mesi aveva sorretto il suo sedere, e se ne andò senza guardarsi indietro, da vero macho, con la testa ben rigida sulle spalle, ma sapeva che lei stava piangendo, e di brutto. E lui? Lui no, non piangeva, non lo faceva mai neanche nelle situazioni ben più gravi come la morte di una persona cara… era solo il fumo della Camel a bruciargli gli occhi… era solo un tantino arrabbiato, così arrabbiato, che diede un calcio ad una bicicletta facendola volare contro il muro della chiesa.

   Lo stupido tornò a Terni a piedi (sono quasi 10 chilometri da Sangemini al capoluogo, brutto scemo!), in preda più ad una violenta incazzatura, che ad una cupa disperazione.
   Arrivò al bar Quadrifoglio, luogo abituale di ritrovo degli Strangers, verso le quattro e mezzo di quel pomeriggio, e lì trovò Alessandro e Manetta seduti sulle sedie del bar a parlottare del più ma anche del meno.
   «O-oh… ecco lu Mume a piedi!» fece Manetta.
   «Chi?» ribatté Alessandro.
   «Lu Mume… lui!»
   «Ah, non lo sapevo che si chiamava così!» rispose il dottor Zantaff (soprannome di Alessandro n.d.a.) «Ma che cavolo di soprannome è?»
   «Non lo so! Io l’ho conosciuto che già ce lo chiamavano ma… domannamolo a lui… sta per arrivà!»
   «Credo proprio che non sia il caso… me sembra un po’ giù de corda!»
   «Ciao Mume!» disse Fabrizio “Manetta” «che kazzo hai fatto? Sembra che t’è passato sopra ‘n autotreno!»
   «Gniente, gniente… c’ho solo bisogno de beve quarcosa de forte, e subbito, ma non c’ho ‘na lira in tasca e l’alcolici qui lu barre costano cari… Vengo a piedi da Sangemini… me so appena lasciato co’ Raffaella e devo affogà lu dispiacere co’ l’alcool!»
   «Beh, a questo si può rimediare… » disse il Manetta «annamo a casa mia, ‘che cosa troveremo… e poi c’ho “The number of the beast”, il nuovo lp degli Iron Maiden da favve sentì prima de mannello in radio stasera…»
   «Non me la sento proprio de sentì musica in queste condizioni… sono depresso, anzi, sono così depresso, che se fossi triste, mi sentirei allegro!... Ma per quanto riguarda il bere… ok, te ringrazio!»
   «Mmmmh… bel pomeriggio che se prospetta!» disse Alessandro.

   I tre si diressero verso la Manetta’s home: Roby e Fabrizio sul “Si” di quest’ultimo e Alessandro sul suo motorino che sembrava il fratello più vecchio di quello di Roby.
   Arrivati che furono dentro casa (fortunatamente non c’erano i genitori), Fabrizio mise sul piatto il nuovo, fiammante disco dei Maiden, il primo con Bruce Dickinson alla voce al posto del desaparecido Paul Di Anno, e tirò fuori dal mobile “cassaforte” bar, una bella bottiglia di Ballantine’s.
   PRIMO BICCHIERINO: Roby lo tracannò d’un sol fiato, quasi a volersi sballare in un sol attimo, mentre sul giradischi “Invaders” filava via, e a Roby cominciò a sciogliersi la lingua: «’Sta troia! Dopo du’ mesi me vène a dì che penza ancora a quillu faccia da kazzo de ‘n drogato! Ma che ho fatto de male pe’ meritamme questo? Eh? Su, ditemelo che so ‘nu strunzu… bello ‘sto pezzo… che è?»
   «Allora ce stai co’ la capoccia! S’intitola “Children of the damned”... bello, eh?»
   «Cacchio se è bello! Me piace! Brutta troia, e io che j’ho dato tuttu e anche de ppiù… ecco la bella ricompensa!»
   SECONDO BICCHIERINO: tra “Prisoner” e “22 Acacia avenue” fece l’effetto di una bomba molotov lanciata contro un distributore di benzina.
   «Perché m’hai lasciato? Perché m’hai lasciato?» disse Roby al povero Alessandro, che per la seconda volta (e non fu l’ultima) in vita sua, doveva stare a sorbirsi gli sproloqui amorosi del povero Roby.
   «Ma che kazzo ne so!» disse Ale e quelle parole scoppiarono come una mina nel cervello imbambolato e quasi fuso di Roby «Sembravate tanto innamorati che questa me pare un’emerita cazzata! Mò vedrai che te telefona e te dice che, nonostante tutto… e blà blà blà… te vòle ancora bene e… blà blà blà!»
   «Lo dici pe’ famme contento, no?» disse Roby con le palpebre semichiuse e già paurosamente abbassate sugli occhi luccicanti «Non me lo meritavo un trattamento così, però!»
   «Ecco, mò mettete pure a piagne!» disse Fabrizio mentre girava il disco sul lato B, e quando la puntina iniziò a solcare “The number of the beast”, Roby chiese un altro bicchierino.
   «Ahò! E mica me la devi scolà tutta! Mi’ padre m’ammazza se vede la bottija scolata!» urlò il Manetta disperato.
   «E daje, solo ‘n antro, per favore!» lo supplicò Roby a mani giunte.
   TERZO BICCHIERINO: comincia a scendere la notte sul viso di Roby.
   «Senti Alessà, è mejo che lo riportamo a casa sua, sennò, primo me fa fòri tutta la bottija de whisky… mannaggia a me e quando l’ho invitato a beve… eppoi se s’addormenta quanno ce lo riportamo a casa, l’anno del mai?» disse Fabrizio che intanto spento lo stereo, rimise a posto la bottiglia di Ballantine’s (versandoci dentro qualche goccia d’acqua per non far vedere la mancanza), e chiuse a chiave la casa.
   Aiutato del povero Alessandro, fece scendere le scale (terzo piano senza ascensore) al poveraccio, lo mise di peso sopra il suo “Si”, e si avviò con una certa fretta (a parole dato che i due, insieme, facevano oltre 170 chili e il povero motorino stentò non poco e non superò mai i 20 chilometri orari) verso San Giovanni. Lungo il tragitto, vuoi per la ciucca, vuoi per l’arietta frescolina che gli schiaffeggiava il viso, Roby cominciò ad urlare a squarciagola: «666 the number of the beast… 666 the one for you and me!»
   Appena svoltarono l’ultima curva, Roby intravide tra le lacrime che scendevano copiose (su gente, era l’aria!) sua madre affacciata al balcone che stava parlando con la vicina di casa. Cercò in qualche modo di ricomporsi, per evitare domande inutili, ma appena arrivati sotto il palazzo, sua madre lo apostrofò con un «Ma che sei ‘mbriaco?»
   Roby rientrò a casa in preda allo sconforto più sconfortevole e nero… si chiuse in camera sua e buttò via il cuscino firmato “Sarah Key” che Raffaella gli aveva regalato per San Valentino, mise sullo stereo una vecchia raccolta di Guccini (più depresso di così) e sprofondò in un’apatia degna di Bob De Niro in “Taxy driver”.
   Effetto orario: erano le 18 e 43
   Effetto emotività di Roby: «Scusa, ma ce l’ahi con me? No, dico… ce l’hai con me?»
   Dopo circa una mezzoretta, sua madre bussò alla sua porta: «Il signore è desiderato al telefono!»
   «Eh? Uh? Ma… chi è…» disse Roby completamente rincoglionito.
   «Tu’ regazza!» disse sua madre.
   Vuoi vedere che Alessandro è diventato preveggente? «Si, chi è… come kazzo gira sta capoccia…»
   «Ciao Roby… sono Raffaella… come ti senti?» sussurrò una vocina dall’altro capo del filo.
   «Abbastanza male, grazie! Che vòi?» rispose gelidamente.
   «Te ne sei andato senza neanche salutarmi, con un’aria da condannato a morte, credendo che solo tu stai male… ma a me non hai pensato? Come kazzo credi che mi senta io, eh? Sto malissimo quanto te, anche perché mi sono resa conto di essere stata egoista e stronza! Io ti voglio bene e tu lo sai, e non voglio che finisca tutto così, come se fossi colpevole di chissà quale delitto!»
   «Senti… Raffaella… hai chiamato solo per rigirà il coltello più in profondità nella ferita? Se è così è mejo che archiudi perché sennò me incazzo de brutto… tu non m’hai visto mai incazzato sul serio… ce metto poco a venì su a Sangemini e fa un casino che tu manco te l’immagini…»
   «Ma non capisci? Io non voglio che finisca! C’ho pensato bene e sono giunta alla conclusione che, almeno per me, tu conti più di qualcosa! Se mi sono comportata da stronza, ti prego di perdonarmi, ma non parlarmi in quel modo così… così come se fossi una bastarda… credo di non meritarmelo!»
   «Scusa… ti chiedo scusa, ma sono ancora in preda di una mostruosa ciucca e non so neanche io quello che sto a dì! Davvero vuoi continuà la nostra storia? Non me stai a pija per culo, eh?»
   «No, davvero Roby, sono sincera come non mai ed tu mi conosci bene, non sono capace di dire una bugia a nessuno! Voglio continuare questa storia con te, e ti giuro che cercherò in tutte le maniere il modo di farmi perdonare per questa disgraziata situazione che si è creata oggi! Mi accompagni a scuola domattina?»
   Lui rimase un attimo in silenzio, cercando di dare un ordine ai suoi pensieri, stravolti prima dall’alcool e poi da questa telefonata, che roteavano senza logica nel suo cervello.
   «Uh, va bene, ci vediamo davanti alla scuola e ne parliamo a voce!»
   «Ok, ma tirati un po’ su… dai… non farti ancora più male…»
   «Si, sto già mejo, anche se la testa continua a girà pe’ li kazzi sua… la tua voce m’ha tirato un po’ su… ma non ti prometto qualcosa di cui ancora non sono del tutto convinto, questo me lo devi concede…»
   «Ok, ti aspetto domani domattina davanti alla Banca!»
   «No, domattina non posso che devo accompagnà mi’ madre a fasse le analisi del sangue… »
   «Ok, ti aspetto all’uscita della scuola…» (si, i ragazzi vendevano i libri… ma fatemi il piacere!)
   «Va bene… a mezzogiorno e 40 davanti a la scòla!» e chiuse il telefono senza neanche salutare, lo screanzato.  
  
   L’indomani, all’ora di uscita, Roby (naturalmente, ci avrei messo la mano e anche qualcos’altro sul fuoco) si trovava davanti al Ginnasio, deciso a farsi rispettare, a comportarsi da “vero uomo” e non da burattino: distaccato ma con classe. È ovvio che non ci riuscì, anzi, cadde come una pera cotta davanti all’immagine celestiale da “Madonna di Lourdes” di lei che gli si presentò davanti quasi a mani giunte.
   «Ti prego, cerca di perdonarmi!» disse lei prima che lui provasse ad aprire bocca «Sono stata una stronza, ed hai tutto il diritto di odiarmi… ma ti prego, non lasciarmi adesso!»
   A queste parole Roby ebbe un tracollo e si sciolse definitivamente, non disse niente, la l’abbracciò come mai aveva fatto (come volevasi dimostrare, c’era bisogno di scriverlo?) e le diede un bacio talmente hard che se qualche poliziotto si fosse trovato a passare di lì per caso in quel momento, lo avrebbe messo dentro per atti osceni in luogo pubblico!
  
   La storia di questo pseudo-amore, tra i due protagonisti di questa prima parte di questo racconto, tra questi novelli Romeo e Giulietta, questi novelli Paolo e Francesca, questi novelli Francesco e Ilary, riprese a girare nella pellicola della vita, con qualche fotogramma sfocato e qualche altro pieno di colori  inimmaginabili; la primavera era già iniziata, e con la primavera, si sa, gli amori sbocciano come le rose a maggio, ma, pensava Roby, non era questo il suo caso: quell’inconveniente aveva ingigantito ancor di più il pensiero che questa storia non sarebbe durata a lungo.

Dal diario di Roby D. – 18 aprile 1982 – ore 21,15
(cominciavo a stare in pensiero…)

«È passato un po’ di tempo da quando ho scritto qualcosa su questa specie di diario, e sono successe alcune cose. Andiamo per ordine. In uno dei miei soliti pomeriggi Sangeminesi, ho avuto la spiacevole sorpresa di Raffaella che, con due parole, mi lasciava, perché non riusciva a dimenticare Angelo. Mi ha sorpreso la sua dolcezza (ma quando mai), la sua sincerità. Io non ho battuto ciglio (o quasi) e mi sono fatto  da parte, augurandole tanta felicità, ma ci sono rimasto molto male, anche perché l’ho amata davvero (si? ne sei tanto sicuro?) come la amo adesso. Sono tornato a Terni sconvolto, e mi sono preso una bella ciucca a casa di Fabrizio. Ma la sorpresa è stata più grande quando, la sera stessa, Raffaella mi ha telefonato dicendomi che ci aveva ripensato, che nonostante tutto mi vuole ancora bene, che si era affezionata parecchio a me, che Angelo era una cosa passata. Mi sono sentito l’uomo più felice del mondo (coglione! coglione! coglione! coglione al cubo!). Mi sono accorto, nel giro di pochi attimi, di quanto fosse diventata veramente importante per me. Adesso il nostro rapporto si è stabilizzato su binari di massima scorrevolezza. C’è però un altro neo: Lory. Nella sua ultima lettera datata 13 marzo (giorno anche della presunta, ma poi non risultata vera, morte di Ozzy Osbourne, ma intanto è morto il suo chitarrista Randy Rhoads), ho conosciuto una Lory diversa, una Lory che non volevo conoscere, una Lory schifata della vita e stanca di vivere, e tutto questo perché il suo amore per Gigi è ostacolato da mille problemi: i genitori di lei, ma anche di lui, l’eroina soprattutto, la lontananza (lui è di Catania); la Lory piena di voglia di vivere che ho conosciuto durante i lunghi anni della nostra corrispondenza, era stata sostituita da una Lory senza nerbo; la Lory che ride e che scherza, da una Lory che piange e si dispera. Era inevitabile: sta crescendo e se ha ragione o no, questo non sta a me deciderlo, non sta a me a giudicarla. Io, da amico, più di confortarla, di porgerle la mia mano, non posso. Terza cosa importante, è di poche ore fa. Passeggiando per il corso, ho incontrato Paolo, che è molto deciso ad andare via di casa. La decisione la deve prendere stasera, ma ancora non so cosa sia successo. Mi dispiace, perché conosco Paolo da una vita e so che quando decide di fare una cosa, va fino in fondo (il suo scherzo della partenza per il Sinai è stato memorabile, c’eravamo cascati tutti). Mi dispiace, ma se ha deciso di cambiare vita ed iniziare una nuova era per conto suo, sono affari suoi, non posso intromettermi in queste decisioni. Tra Mauro e Paola tutto procede liscio, la storia si è fatta seria, lui ha già conosciuto da tempo i genitori di Paola, quindi la cosa è, come si dice, ufficiale. I rapporti con gli Strangers si sono fatti più intensi: sono ragazzi in gamba. Nonostante l’aria da duri, sono buoni come una bella fetta di zuppa inglese! Vi ringrazio tutti, e spero di meritare questa vostra amicizia.»
PS ore 22,00 : Paolo ha deciso per questa notte!
PS² ore 10,30 del 19 aprile : è andato tutto a puttane per colpa di Mauro!

E VAI COL TANGO!

   Domenica 25 aprile: tipica giornata primaverile, sole già a buon punto di calura, temperatura sui 22°. La Ternana gioca fuori casa (ma ormai da un po’ di tempo Roby, specialmente da quando la squadra era retrocessa in C1, non andava più allo stadio, preferendo andare a vedere suo nipote sui campetti in terra battuta di periferia nei tornei riservati ai giovanissimi).
   Al cinema non fanno niente di buono, Mauro e Paola sono andati fuori per un paio di giorni (la loro prima vacanza insieme), gli Strangers sono andati tutti a Roma a vedere i Krokus (Roby non ne aveva voglia e poi i Krokus non erano proprio il massimo… i cloni degli Ac/Dc… puah!). Che fare? Come passare quella giornata?
   Verso le 10 del mattino, telefona a Raffaella a Borgo Rivo, per sapere se, nel pomeriggio, si possono vedere (essendo fidanzati “di nascosto”, non è che si potevano vedere ogni cinque minuti… erano altri tempi).
   «No, non devo andare da nessuna parte… pensavo di fare compagnia a mia nonna che sta sempre sola… e poi tu mi avevi detto che andavi a Roma al concerto…»
   «C’ho ripensato! Non mi andava di spendere questa bella domenica andando a zompare con gli altri… e poi sto a corto di quattrini…»
   «Beh, allora vediamoci… va bene alle tre in centro? Poi decideremo cosa fare, ok?»
   «Ok, perfetto! Alle tre davanti alla Banca.»

   Roby non aveva in mente niente di particolare: il fatto di non avere la macchina né tanto meno la patente, limitava alquanto il suo raggio d’azione. Dove potevano andare in quella bella domenica di primavera? Una passeggiata per Terni? Squallido, la domenica Terni è vuota (devono arrivare ancora le romene e le ucraine nella nostra città) Al cinema? Meno che mai, non c’era un film decente da vedere. In discoteca? Dio me ne guardi! La decisione presa fu di andare a casa di Roby a sentire un po’ di musica, a sgranocchiare qualche Oro Saiwa con il tè, a scrivere qualche stupidaggine sull’agenda, così, per passare il tempo soli soletti.

   Alle 15 e 35 sono dentro casa di Roby che, per gentilezza, presenta Raffaella alla sua mamma. Sua madre sapeva perfettamente che erano fidanzati, ma lui la presentò come un’amica, ma tanto il senso era quello. Si chiusero in camera, senza girare la chiave nella porta, tanto mamma è in sala a vedere “Domenica In”, e poi non è la tipa che viene a rompere le uova nel paniere. Si preparano due belle tazze fumanti di tè, un pacco nuovo nuovo di biscotti, il portacenere per le sigarette, e via, sul compatto stereo vecchio come Noè, volano in rapida successione “Dark side of the moon” dei Pink Floyd, un “Greatest hits” di Janis Joplin, “Diary of a madman” di Ozzy Osbourne (l’unico disco metal che piaceva a Raffaella, che aveva gusti abbastanza hippy in fatto di musica), “I buoni e i cattivi” di Bennato, una raccolta di De Andrè (chissà che kazzo di fine hanno fatto ‘sti dischi… n.d.R. nota di Roby… scusate l’intrusione)… e loro, tra un sorso di tè, una Camel, un bacio lungo e appassionato, ridono e scherzano e scrivono cazzate sull’agenda. Poi, Roby, ha la brillantissima idea di mettere sul giradischi il doppio album live dei Genesis “Seconds out” e qui scatta una molla imprevista ed imprevedibile. Lei si siede sul letto, mentre lui appoggia la puntina sul disco, e lo invita a sedersi accanto. Roby si siede, lei gli prende la mano e se l’appoggia sul seno, lui ha il batticuore, lei ansima quando lui le accarezza e mentre le slaccia delicatamente i bottoni della camicetta. Roby comincia a sudare a freddo, lei gli accarezza i capelli.
   PAUSA
   Roby va a chiudere a chiave la porta della camera, che non si sa mai e poi, calmo e sensuale, le slaccia il reggiseno e i suoi occhi escono fuori dalle orbite quando lei rimane a seno nudo, un seno piccolo e sodo, ben proporzionato al resto: è la prima volta che lui lo vede! Si, c’era stato quel pomeriggio a casa di Paola, ve l’ho già raccontato, ma il brusco finale mise tutti di cattivo umore (a parte le dita di Roby, ah! ah! ah!). Lei lo abbraccia e lo bacia più volte, lui le prende il piccolo seno tra le mani, lei butta la testa all’indietro e comincia a respirare con affanno.
   PAUSA


CONSIGLI PER GLI ACQUISTI!

 
 Questa parentesi pseudo-erotica, fu l’inizio della fine del rapporto tra Roby e Raffaella. Il loro rapporto continuò ancora per qualche tempo, senza sesso, solo e sempre i soliti baci e le solite carezze, fino al 10 maggio. Poi, per cinque lunghi giorni, Raffaella fece perdere le tracce. Roby non riusciva a rintracciarla, né a Sangemini né tanto meno a Borgo Rivo. Neanche Paoletta aveva più notizie della sua amica; anche le amiche di scuola notarono la sua assenza, finché, il 15 dello stesso mese, Raffaella si rifà viva verso l’ora di pranzo telefonando a Roby dalla casa della nonna materna, dicendogli se si potevano vedere quel pomeriggio su al bosco di Collerolletta. E in mezzo alle querce, ai tigli e ai castagni, l’unione tra l’ex-fricchettone neo-metallaro Roby e Raffaella, finì, senza drammi, stavolta: il loro rapporto era durato esattamente 107 giorni.


OK, BOYS! CERCHIAMO DI COMPRENDERE LO STATO D’ANIMO DI QUESTO POVERACCIO, SONO MOMENTI TERRIBILI QUESTI, QUINDI STRINGIAMOCI TUTTI ATTORNO AL SUO DOLORE E AL SUO CAPEZZALE E CONFORTIAMOLO… SE LO MERITA!

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