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giovedì 5 gennaio 2012

Il poeta del giorno: Mario Benedetti

Mario Benedetti, nato in Uruguay nel 1920, è scomparso il 17 maggio 2009. Considerato uno dei massimi narratori e poeti viventi, ha cominciato a guadagnarsi la vita come commerciante, contabile, impiegato, giornalista e traduttore. È stato direttore del Centro di Ricerche Letterarie della “Casa de las Américas” all’Avana, e del Dipartimento di Letteratura Latinoamericana dell’Università di Montevideo. Dopo il golpe militare del 1973, è partito per un esilio durato 12 anni, prima in Argentina, poi in Perù, a Cuba e in Spagna. Nel 1999 ha ricevuto il prestigioso Premio di Poesia Reina Sofía. Tra le sue opere tradotte ricordiamo Racconti (Salerno, 1995), Inventario: poesie 1948-2000 (Firenze, 2001), Umana gloria (Milano, 2004). La tregua, ripubblicato da nottetempo nel 2006, era uscito con Feltrinelli nel 1983.


ANCORA
Non ci credo ancora
stai arrivando accanto a me
e la notte è un pugno
di stelle e di allegria
palpo gusto ascolto e vedo
il tuo volto il tuo passo lungo
le tue mani e tuttavia
ancora non ci credo
il tuo ritorno ha tanto
a che vedere con te e con me
che per cabala lo dico
e per i dubbi lo canto
nessuno mai ti rimpiazza
e le cose più triviali
si trasformano in fondamentali
perché stai tornando a casa
tuttavia ancora
dubito di questa fortuna
perché il cielo di averti
mi sembra fantasia
però vieni ed è sicuro
e vieni col tuo sguardo
e per questo il tuo arrivo
rende magico il futuro
e ancorché non sempre abbia capito
le mie colpe e i miei disastri
invece so che nelle tue braccia
il mondo ha senso
e se bacio l’audacia
e il mistero delle tue labbra
non ci saranno dubbi né cattivi sapori
ti amerò di più
ancora.

LA COLPA È DI UNO
Forse è stata un’ecatombe di speranze
un crollo in qualche modo previsto
ah, però la mia tristezza ha avuto solo un senso
tutte le mie intuizioni si sono affacciate
per vedermi soffrire
e di sicuro m’hanno visto
fin qui avevo fatto e rifatto
i miei tragitti con te
fin qui avevo puntato
a inventare la verità
però tu hai trovato la maniera
una maniera così tenera
e insieme implacabile
di dare per spacciato il mio amore
con un solo auspicio l’hai tolto
dai sobborghi della tua vita possibile
l’hai avvolto in nostalgie
l’hai portato per strade e strade
e lentamente
senza che l’aria notturna lo avvertisse
semplicemente l’hai lasciato lì
da solo con la sua fortuna
che non è molta
credo che tu abbia ragione
la colpa è di uno quando non fa innamorare
e non dei pretesti
né del tempo
è da tanto tantissimo
che non mi confrontavo
come stanotte con lo specchio
ed è stato implacabile come te
ma non è stato tenero
ora sono solo
francamente solo
si fa sempre un po’ di fatica
a iniziare a sentirsi disgraziato
prima di tornare
ai miei lugubri quartieri d’inverno
con gli occhi ben asciutti
casomai
guardo come vai addentrandoti nella nebbia
e comincio a ricordarti.

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