Maria Luisa Spaziani, poetessa, autrice di racconti, di testi teatrali, di lavori critici sulla letteratura francese e traduttrice impegnata, nasce a Torino nel 1924.
Storica della Letteratura francese, disciplina che ha insegnato all’Università di Messina, Maria Luisa Spaziani ha vissuto a Milano e a Parigi, prima di stabilirsi a Roma dove vive attualmente.
Personalità poetica tra le più significative della letteratura italiana contemporanea, ha cominciato a pubblicare numerose raccolte di poesie dal 1954.
Presidente del Centro Internazionale Eugenio Montale dalla fondazione nel 1981, occupandosi attivamente della manifestazione durante la quale viene conferito ogni anno il Premio Montale a poeti, traduttori e ricercatori in Italia e all'estero.
Candidata nel 1990 e nel 1992 al Premio Nobel per la Poesia ha realizzato negli anni anche tomi e tomi di saggistica, traduzioni accurate, romanzi e pieces teatrali.
Maria Luisa Spaziani ha già alle spalle numerosi libri, da "Le acque del sabato", del 1954 fino ai "I fasti dell'ortica" del 1996, passando attraverso numerose altre raccolte poetiche, tra cui "Il gong" (1962), "Utilità della memoria"(1966), "L'occhio del ciclone"(1970), "Transito con catene" (1977), "Geometria del disordine" (1981, Premio Viareggio), "La stella del libero arbitrio" (1986), ed il poema- romanzo "Giovanna d'Arco" (1990), divenuto un testo teatrale più volte rappresentato.
Il personaggio di Giovanna D'Arco, scoperta dalla poetessa allora dodicenne, l'ha incantata, da allora è stata il suo modello morale e la sua musa.
Di questo Maria Luisa Spaziani dice:"Settimane e mesi passati nella luce straordinaria di questo mistero. Quando ho scoperto che è esistita una donna come Giovanna d’Arco ho scoperto il mondo: è stata la mia grande educazione incontrare in un’unica persona dei valori così straordinari, le punte estreme della semplicità contadina, l’alta illuminazione morale e religiosa, la capacità di incarnare un’azione pratica, l’amore di patria, il carisma straordinaria.
Questo mio amore è nato a dodici anni e non è ancora finito. Per me Giovanna d’Arco è semplicemente la poesia; è la donna come dovrebbe essere dopo ogni femminismo riuscito, e cioè una creatura che abbia le stesse potenzialità di un uomo ma che agisce autonomamente, secondo il suo personale destino, secondo i suoi gusti, le sue scelte, in stretta simbiosi con l’universo maschile".
A diciannove anni dirige la rivista "Il dado" a cui collaborano scrittori illustri, e la modestia le impedirà di scrivere una sola riga su quelle pagine.
Nel 1949 incontra, dopo una conferenza, Eugenio Montale e, quando entrambe si trovano a lavorare a Milano si frequentano molto, fra loro è nata un'amicizia fondata sulla poesia e su una comunanza spirituale testimoniata da 360 lettere del poeta ora all’archivio di Maria Corti, presso l’Università di Pavia.
Esuberante, di una vivacità senza età, la poetessa si ripropone in modo sorprendente con un libro di poesie d'amore, "La traversata dell'oasi" (2002); Poesie d'amore "vere", legate alle sue esperienze sentimentali in anni vicini e lontani, sempre presenti.
La stile è quello personalissimo della Spaziani, quasi tutte composte di due quartine, eleganti, semplici e complete.
In un'altra raccolta dal titolo perfetto "Epifania dell'alfabeto", lei descrive un lungo viaggio attraverso molti temi che hanno scandito la sua poesia, un piccolo reportage in versi.
Fra ricordi vividi e l'oggettività del presente il filo poetico scorre legando presente e passato.
Maria Luisa Spaziani, infine, è anche autrice di una serie di 'interviste parapsicologiche' con venti grandi poetesse, vissute tra l'Otto e il Novecento, raccolte in “Donne in Poesia” presso Marsilio (1992, 1994).
ENTRO IN QUESTO AMORE
Entro in questo amore come in una cattedrale,
come in un ventre oscuro di balena.
Mi risucchia un’eco di mare, e dalle grandi volte
scende un corale antico che è fuso alla mia voce.
Tu, scelto a caso dalla sorte, ora sei l’unico,
il padre, il figlio, l’angelo e il demonio.
Mi immergo a fondo in te, il più essenziale abbraccio,
e le tue labbra restano evanescenti sogni.
Prima di entrare nella grande navata,
vivevo lieta, ero contenta di poco.
Ma il tuo fascio di luce, come un’immensa spada,
relega nel nulla tutto quanto non sei.
NESSUNO DICE MAI
Nei miei vent’anni non ero felice
e non vorrei che il tempo s’invertisse.
Un salice d’argento mi consolava a volte,
a volte ci riusciva con presagi e promesse.
Nessuno dice mai quant’è difficile
la giovinezza. Giunti in cima al cammino
teneramente la guardiamo. In due,
forse la prima volta.
E NON C'E' L'ORIZZONTE
Strappami dal sospetto
di essere nulla, più nulla di nulla.
Non esiste nemmeno la memoria.
Non esistono cieli.
Davanti agli occhi un pianoro di neve,
giorni non numerabili, cristalli
di una neve che sfuma all’orizzonte
- e non c’è l’orizzonte.
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