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giovedì 12 gennaio 2012

Il poeta del giorno: Edna St.Vincent Millay

Edna St. Vincent Millay (22 febbraio 1892 - 19 ottobre 1950) non è molto conosciuta in Italia. Da noi è disponibile una sola raccolta di sue poesie intitolata L'amore non è cieco. Quando si pensa alle poetesse americane vengono in mente i nomi di Emily Dickinson, Gertrude Stein, Sylvia Plath che hanno avuto più diffusione e fortuna critica. Eppure i versi di Edna St. Vincent Millay sono fra i più belli del Novecento. Nel 1923 il suo libro The Harp-Weaver riceve il premio Pulitzer, riconoscimento mai dato fino a quel momento a una donna. Già con la raccolta A Few Figs from Thistles del 1920 Edna ottiene un grande successo. Viene definita la grande poetessa del ventesimo secolo, diventa la portavoce di un sentimento femminista moderno e l'emblema di una nuova libertà sessuale che lei interpreta e vive in prima persona. Le sue liriche sono maliziose, ciniche, sfacciate, parlano d'amore ignorando volutamente gli uomini. I suoi versi condensano le esperienze di una vita assolutamente anticonvenzionale. Quando aveva sette anni sua madre lascia il marito e da quel momento ha un ruolo determinante nella vita della ragazza. Edna e le sue sorelle si trasferiscono dal Maine al Massachusetts dove sono educate dalla madre con spirito molto liberale e incoraggiate a coltivare interessi letterari e artistici. Vincent, come lei ama farsi chiamare, rivela prestissimo un grande talento poetico. La sua carriera comincia nel 1912 quando partecipa a un importante concorso poetico e sbaraglia tutti con una bellissima poesia,Renascence. I critici restano folgorati dalla bellezza e dalla semplicità dei suoi versi e sono scettici sulla vera identità dell'autore perché pensano che il suo nome sia uno pseudonimo e stentano a credere che una ventenne abbia potuto scrivere una cosa simile.


PIETÀ DI ME
Pietà di me non per lo splendere del giorno
Che al suo morire piú non solca il cielo;
Pietà di me non per le fuggitive
Beltà dei campi e dei boschetti allo svanir dell'anno;
Pietà di me non per il declinare della luna,
Non per il flusso di maree dal fondo oceano
Né per il desiderio che si placa subito
Cosí come fai tu con il tuo amore.
Questo ho sempre saputo : Amore altro non è
Che un vasto fiore assalito dal vento,
O una grande marea che batte un lido incerto
Freschi relitti seminando raccolti alle tempeste;
Pietà di me, ché il cuore è lento a apprendere
Ciò che la mente sveglia afferra ad ogni tratto.


RIFLUSSO
Io so a che assomiglia il mio cuore
dacché hai smesso di amarmi:
come uno scoglio cavo
cinge un piccolo stagno
che gli lasciò la marea,
un piccolo tiepido stagno
che dai margini al centro si prosciuga.


NON DÀ SOLLIEVO IL TEMPO
Non dà sollievo il tempo; mentivate
dicendo che sarebbe stata breve
la mia pena. Lo sento nella pioggia
che piange, alla marea che si ritira;
sciolte le vecchie nevi ad ogni picco,
le foglie dell'altr'anno son fumo sui sentieri;
non cosí per l'amaro della morte,
che resta, opprime il cuore, abita in me.
Ho paura di andare in troppi luoghi
che traboccano della sua memoria.
E se respiro in qualche quieta stanza
ignota al passo e al volto luminoso,
dico "non c'è memoria, qui, di lui"
e resto frastornata a ricordarlo.

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