Il poeta del giorno: Edna St.Vincent Millay

Edna St. Vincent Millay (22 febbraio 1892 - 19 ottobre 1950) non è molto conosciuta in Italia. Da noi è disponibile una sola raccolta di sue poesie intitolata L'amore non è cieco. Quando si pensa alle poetesse americane vengono in mente i nomi di Emily Dickinson, Gertrude Stein, Sylvia Plath che hanno avuto più diffusione e fortuna critica. Eppure i versi di Edna St. Vincent Millay sono fra i più belli del Novecento. Nel 1923 il suo libro The Harp-Weaver riceve il premio Pulitzer, riconoscimento mai dato fino a quel momento a una donna. Già con la raccolta A Few Figs from Thistles del 1920 Edna ottiene un grande successo. Viene definita la grande poetessa del ventesimo secolo, diventa la portavoce di un sentimento femminista moderno e l'emblema di una nuova libertà sessuale che lei interpreta e vive in prima persona. Le sue liriche sono maliziose, ciniche, sfacciate, parlano d'amore ignorando volutamente gli uomini. I suoi versi condensano le esperienze di una vita assolutamente anticonvenzionale. Quando aveva sette anni sua madre lascia il marito e da quel momento ha un ruolo determinante nella vita della ragazza. Edna e le sue sorelle si trasferiscono dal Maine al Massachusetts dove sono educate dalla madre con spirito molto liberale e incoraggiate a coltivare interessi letterari e artistici. Vincent, come lei ama farsi chiamare, rivela prestissimo un grande talento poetico. La sua carriera comincia nel 1912 quando partecipa a un importante concorso poetico e sbaraglia tutti con una bellissima poesia,Renascence. I critici restano folgorati dalla bellezza e dalla semplicità dei suoi versi e sono scettici sulla vera identità dell'autore perché pensano che il suo nome sia uno pseudonimo e stentano a credere che una ventenne abbia potuto scrivere una cosa simile.
PIETÀ DI ME
Pietà di me non per lo splendere del giornoChe al suo morire piú non solca il cielo;Pietà di me non per le fuggitiveBeltà dei campi e dei boschetti allo svanir dell'anno;Pietà di me non per il declinare della luna,Non per il flusso di maree dal fondo oceanoNé per il desiderio che si placa subitoCosí come fai tu con il tuo amore.Questo ho sempre saputo : Amore altro non èChe un vasto fiore assalito dal vento,O una grande marea che batte un lido incertoFreschi relitti seminando raccolti alle tempeste;Pietà di me, ché il cuore è lento a apprendereCiò che la mente sveglia afferra ad ogni tratto.
RIFLUSSO
Io so a che assomiglia il mio cuoredacché hai smesso di amarmi:come uno scoglio cavocinge un piccolo stagnoche gli lasciò la marea,un piccolo tiepido stagnoche dai margini al centro si prosciuga.
NON DÀ SOLLIEVO IL TEMPO
Non dà sollievo il tempo; mentivatedicendo che sarebbe stata brevela mia pena. Lo sento nella pioggiache piange, alla marea che si ritira;sciolte le vecchie nevi ad ogni picco,le foglie dell'altr'anno son fumo sui sentieri;non cosí per l'amaro della morte,che resta, opprime il cuore, abita in me.Ho paura di andare in troppi luoghiche traboccano della sua memoria.E se respiro in qualche quieta stanzaignota al passo e al volto luminoso,dico "non c'è memoria, qui, di lui"e resto frastornata a ricordarlo.
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