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venerdì 6 gennaio 2012

Alessandro Parronchi (1914 - 6/1/2007)


ALL’AMICA
Quando la notte spengerà le rose
udrai più forte scorrere la gioia
di quel che ora all’orecchio non induca
a credere dai gialli orti la voce
che verso il giorno libera il mio nome.
Mi sei vicina, tenere come astri
al tuo collo s’attardano le buccole,
ed è leggiadro il caldo dell’amore
nella pupilla che la luce incrina.

DIADEMA
Queste poche parole
che mi restano, ultimi detriti
di un tempio, o di una casa, ormai distrutti,
e come i vetri di un caleidoscopio
ricompongo, disordino, tramuto
in immagini nuove,
potessi farne un piccolo diadema
umile ma gradito!

Lo innalzerei, Maria, alla tua fronte
se al tuo viso potessi avvicinarmi,
se non fosse il tuo viso alto nel cielo…

E il cielo, in uno dei giorni più bui
dell’anno, come questo in cui tra nembi
piovosi tutti i sogni si distruggono,
si slargasse in un altro cielo azzurro!

Il cielo della nostra fede, e il cielo
della gioventù nostra, alto sugli alberi,
di cui pure fu detto che sarà
rovesciato come un vecchi vestito.

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