CANTI DEL CANNETO
I
Vedi il sol che là scompare
mentre stanco il giorno posa,
e sé i salci abbandonare
tutti all'onda silenziosa?
Sfuggir devo l'amor mio.
Sgorga, o lacrima, dal ciglio.
Vien dai salci un mormorio,
fra le canne va un bisbiglio.
Nei miei cheti, grandi mali,
tu, o lontana, irraggia lene,
chiara qual fra giunchi e salici
nella sera irraggia Venere.
II
È lo stagno senza un brivido
e la pia luna vi posa
intrecciando ai serti viridi
delle canne smorte rose.
Su quei colli cervi stanno
nella notte alto a guardare,
come in sogno tra le canne
s'alza a volte frusciar d'ali.
L'occhio mio di pianto è grave
e del cor nel piú segreto
va un pensier di te, soave
come a notte prece cheta.
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