Il conciglio dei topi
Il gran Buricchio, il più tremendo gatto,
era de’ topi l’Attila, il flagello;
già fatto n’avea cotal macello,
che quasi il popol lor era disfatto.
Un dì che quel crude! nella vicina
campagna er'ito a caccia di passerotti,
squallidi e tristi i topi infra le botti
adunaron. Capitolo in cantina.
« Qui bisogna trovar qualch’espediente»
il decan cominciò: « l'opinion mia,
venerabili padri, oggi sàrìa
al gatto di segare e l'unghia e il dente ».
O poco o punto applaudir s'intese
questo progetto. Allora avendo alzate
vecchio topo le lunghe venerate basette,
in aria grave a parlar prese; -
« Io che son sempre al ben pubblico intentò,
al collo del canin della signora,
vidi un sonaglio tintinnar, qualora
ei si movesse à passo presto o lento.
Eccovi col sonaglio il suo collare;
questo attaccare al gàtto ora conviene
: e quando verso noi furtivo viene
quest'assassin, tosto udirem sonare ».
« Bravo ! bravo una statua in verità
si merita » s'alzar tutti gridando;
« s'attacchi tosto quel sonaglio » Quando
un domandò : « Ma chi l'attaccherà ? ».
« Io no ». « No ? neppur io » risponde un altro.
Un terzo : « Ed io nemmen ». Confusi e muti,
chi di qua chi di là, come venuti
erano, si partir senza far altro.
Tutti son buoni a fare un buon progetto:
l’imbroglio sta nel metterlo ad effetto.
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