Uscirò sulla piazza
e conficcherò all’orecchio della città,
un grido disperato.
Non voglio più il vostro pane
impastato di lacrime.
Cado e m’involo,
in un delirio,
in un sogno.
E sento nascere
l’umano in me.
Ci siamo abituati a vedere
passeggiando lungo le vie,
nei momenti liberi,
dei volti imbrattati dalla vita, proprio come i vostri.
Improvvisamente-
come un rombo di tuono
e come la venuta di Cristo al mondo,
insorse calpestata e crocifissa
la bellezza umana.
Sono io
che invito alla verità e alla rivolta,
che non voglio più servire.
Io spezzo le vostre nere catene
tessute di menzogna.
Sono io-
imprigionato dalla legge,
che grido il manifesto umano!
E non importa che il corvo
mi incida sul marmo del corpo
una croce.
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