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domenica 15 gennaio 2012

TERNI CITY ROCKERS: 9a puntata


«Quando un uomo piange,
o piange sulle spalle di sua madre,
oppure piange da solo.»
   (Seneca)
  
TERZO
                                                                   
   Credo che sia superfluo dire che quella notte non fu una notte come tutte le altre. Roby faticava a prendere sonno per l’agitazione e il pensiero di ciò che sarebbe potuto succedere di lì a poche ore. Dalle parole, dagli sguardi, dai piccoli gesti affettuosi, aveva capito che a Raffaella non gli era indifferente. Era su di giri il nostro amico, e ci credo… dopotutto ha poco più di 21 anni, è ancora un ragazzino, e quella poteva diventare una piccola e importante storia d’amore.
   Verso le 2 di notte, visto che il sonno faticava ad arrivare, prese carta e penna e scrisse una bella letterina alla sua amica Lory, una dolcissima ragazza casertana conosciuta per caso leggendo un annuncio sulla rubrica “Help” di CIAO 2001, e con cui si scambiava lettere ormai da quasi sei anni. Se volete vi racconto anche come la conobbe, diciamo, dal vivo, il 18 novembre del ’79. No? Ok, magari più in là con la storia.

   Va bene, tiriamo avanti fino alle sette e mezzo del 29 gennaio di quel particolare e, per certi versi, esaltante 1982.

   C’era una volta un ragazzo un po’ sovrappeso, con i capelli lunghi, jeans e giubbotto di pelle, che stava beatamente fumando una Camel seduto sul muretto del finestrone della Banca Nazionale del Lavoro di viale Battisti della città di Terni, in una fredda giornata invernale di fine gennaio. A prima vista sembrava molto rilassato. Impiegati con la ventiquattrore nella mano, studenti con l’acne e il compito in classe di matematica che aspettava, casalinghe con le buste della spesa dondolanti piene di filoni di pane appena sfornato, camminavano sul marciapiede senza badargli… a nessuno fregava minimamente quello che passava per la mente di quel giovanotto che ricordava, molto ma molto da lontano, il primo Marlon Brando del “Il selvaggio”. Il suo nome era Roberto, ma tutti lo chiamavano Roby: era più breve ed immediato.
   E che cosa ci faceva Roby seduto su un muretto, alle sette e quaranta di una fredda mattina di pieno inverno, invece di stare comodamente sotto le coperte? Aspettava… aspettava un autobus, un autobus che, forse, gli avrebbe cambiato il destino.
   Arriva il suo amico Mauro. Saluto. Stretta di mano da veri duri, stringendo tra di loro i pollici e ruotando le altre quattro dita tutte intorno. Colonna sonora: “Also spracht Zarathustra”… BOOM – BOOM – BOOM – BOOBOOM!!! La telecamera fa una zoomata sul vialone e, in lontananza, s’intravede un bus azzurro, di quelli extraurbani, che si stava avvicinando.
   EFFETTO NERVOSISMO N°1 : ROBY SI ACCENDE UN’ALTRA SIGARETTA COL MOZZICONE DI QUELLA APPENA FINITA… MAI SUCCESSO PRIMA!
   La telecamera ritorna sul bus che, nel frattempo, ha già messo la freccia a destra e comincia a frenare. Il bus è ormai fermo. Le porte si aprono e una marea di zaini colorati comincia a scendere gli scalini.
   EFFETTO NERVOSISMO N°2 : LA SIGARETTA VOLA VIA DOPO UNA SOLA TIRATA… MAI SUCCESSO PRIMA! Uno, dieci, trenta ragazzi scendono scaglionati e, quasi alla fine, tutto lo scopo di questa attesa: LEI! Per Roby sembra la Venere del Botticelli che esce dalle acque del mare.
   EFFETTO NERVOSISMO N°3 : RISATINA EBETE TIPO EUGENE DELLA RYDELL SCHOOL NEL FILM “GREASE… MAI SUCCESSO PRIMA!

   C’era tutto un mondo attorno che girava vorticosamente, ma Roby non se ne stava minimamente accorgendo… i suoi occhi erano solo per lei, così bella, così perfetta per lui. L’amava veramente, non era una semplice infatuazione… era sicuro del suo sentimento, ora più che mai.
   Salutino… bacino… salutino e bacino anche a Paola, e via, verso nuove e fantastiche avventure: lui e Raffaella verso il Liceo Classico, Mauro e Paola verso il Liceo Sperimentale.
   Camminavano vicini vicini, uno accanto all’altra, lungo via 1° Maggio, parlando di tutto fuorché d’amore: «Allora, sei stata bene ieri alla festa?» chiese Roby, e lei: «Si, sono stata benissimo e voi siete persone simpaticissime.» e lui: «E Betta s’è divertita?» e lei: «Si, anche lei s’è divertita…» e lui: «Ti piace l’heavy metal?» e lei: «Lo conosco poco… a me piacciono molto i Doors…» e lui era molto impacciato e lei si vedeva lontano un miglio che non aspettava altro che quel coglionotto le dicesse qualcosa di carino e romantico tipo “ti amo alla follia!” o “mi piaci da morire!”. Ma anche quella mattina, come già nel pomeriggio precedente, non successe niente che meno di niente. Lei salì le scale dell’Istituto e lui rimase lì davanti alle scale a guardarla estasiato, scomparire insieme ad altri trecento figli di papà. Il portone si chiuse e lui quasi non se ne accorse, tanto era un metro sopra il terreno… poi cominciò a camminare avanti e indietro, cercando di riordinare le idee e cercando, soprattutto, di capire quanto era stato scemo e coglione, stupido ed imbranato e… e mi fermo qui, se no finisce il libro perché IO L’AMMAZZO!!!!!
   «Ma che te spacchi ‘n gorbu! Se te piace, se te senti bbene assieme a lei, se l’ami… ma cosa kazzo t’è passato per quella ciocchia, eh? Perché non j’hai detto gniente?» fu il lapidario e secco commento di Mauro (e come dargli torto!).
   «Non lo so che m’è successo! Forse un ritorno de fiamma della mia secolare timidezza… la consapevolezza che stavo per fare un passo importante… non lo so, ma m’è mancato il coraggio! Ma all’uscita, costi quel che costi, je lo dico, venisse giù lu monnu e me sprofondi all’inferno, che tanto quello è l’unico postu che me merito!»

   Roby tornò a casa sconsolato, abbacchiato, col morale sotto i tacchi dei suoi stivali, e davanti allo specchio del bagno, si prese letteralmente a schiaffi per essere stato tanto coglione come un quattordicenne alle prime armi.
   Non aveva mai fatto una dichiarazione d’amore prima, era una cosa dell’altro secolo per lui, ma qui ci voleva proprio, con tanto di serenata al chiaro di luna (si e lallera!): era la sua prima vera storia d’amore (si dice così) e passò tutta la mattinata a rimuginarsi il cervelletto per trovare le parole adatte.
   «Senti Raffaella… mi sono accorto che senza di te non posso vivere… no, troppo “Via col vento”… ehm… Raffaella, ti amo con tutto il cuore e se per te è lo stesso… no, no, NO, KAZZO! Che stronzate! Non mi viene in mente niente… com’era quella poesia di Neruda… Senti brutto stronzo! Vai lì, le prendi la mano e il mento, l’avvicini a te (si, e poi dici “essere o non essere…” ma andiamo!) e le dai un bacio, delicatamente, sulle labbra, quasi a sfiorarle (guarda che te chiami Roby non Brad Pitt brutto scemo!)… senza strafare. Si! (ok, il prezzo è giusto!) Questa è la cosa migliore da fare… meglio i fatti che le parole. Ok! Sono Pronto! Andiamo!»
   «A mà, io scappo, ritorno verso le una e mezza!» disse a quella povera vittima di sua madre che stava preparando le penne all’arrabbiata che gli piacevano tanto.

   Erano le 12 e 1/4 , scese con calma olimpica le scale, incontrò suo zio che gli chiese dove andasse a quell’ora: «Mi vado a fidanzare con una de Sangemini!»
   Prese il suo leggendario motorino e riandò verso il Classico: lei usciva alle 12 e 40… l’avrebbe aspettata e… l’avrebbe accompagnata alla fermata dell’autobus… e… ZAK!... avrebbe risolto tutto nel migliore dei modi (ottimista il pupo, eh?).

   Puntuale come l’aumento delle sigarette, suonò la campanella del Ginnasio: Roby era fisso con gli occhi puntati verso l’uscita, cercando un viso conosciuto tra la folla.
   Eccola! Lei lo vede… lo saluta con la mano… gli si avvicina e… «Ciao, come mai qui?»
   «È che ti devo parlare… una cosa molto importante… ma non so da che parte cominciare!»
   PAUSA
   LEI: «Beh, che cosa mi devi dire?»
   LUI: «Su, dai… l’hai capito, no?»
   LEI: «Capito cosa?»
   LUI: «Dai… su… che cosa mi rispondi?»
   LEI: «Ma a cosa devo rispondere se non mi hai fatto domande?» (direi più che logico!)
   LUI: «Mah… beh… uhm… dai che hai capito che… si, insomma… mi… dai che l’hai capita!»
   PAUSA DI QUALCHE SECONDO
   Lei non ribatte… lui la guarda… lei tiene gli occhi bassi nascosti dietro gli occhiali dalla montatura un po’ vecchiotta.
   LUI: «Oh! che kazzo… senti… io non sono capace di fare certi discorsi… mi si sta complicando tutto (e la mattinata passata a fare il Clark Gable?)… non so veramente come… ehm… dirtelo… non so come cavolo cominciare… uff!... credo che… credo di… (singhiozzo)… oh cavolo… insomma… (calma!)… bella giornata, eh?... vabbè… uhu… credo che… si… mi piaci… uff!» (evvai, vecchio porco, ce l’hai fatta!).
 
 Lei lo guardò con lo sguardo più dolce di questo e di quell’altro mondo… ora è lui a tenere gli occhi bassi e ad avere le orecchie che friggevano come i supplì sull’olio bollente (però, che paragone!).
   LEI: «Roby… Roby… guardami! Guardami negli occhi… sei di una dolcezza e di una tenerezza unica! L’avevo capito che non ti ero indifferente. Tu mi piaci… mi sei simpatico… sto bene insieme a te… non lo so se è amore… però… penso che… si, a me va bene se ci frequentiamo!» e lo baciò teneramente. Lui la strinse a sé e il bacio divenne più appassionato, lì, sopra il marciapiede di via Fratti, sotto gli alberi spogli, con cinque gradi di temperatura, con le macchine e gli studenti che passavano accanto… ma quello era un altro mondo.
   LUI: «È che è una cosa difficile… ma ora mi sento più sciolto… mi piaci da morire Raffaella, penso di amarti, anzi, ne sono sicuro!»
   I due rimasero qualche minuto abbracciati, senza dirsi niente, ma era una abbraccio vero, degno di Ali Mc Grew e Ryan O’Neal in “Love story” (ma come siamo romantici…).

   1: SONO   2: VERAMENTE   3:FELICE… ecco in ordine di apparizione, le tre parole che riuscì a dire nel tragitto tra il marciapiede di via Fratti e la fermata del bus in piazza dell’Orologio.
   Mauro e Paola erano già lì, e vedendoli arrivare mano nella mano, risero di gusto e s’abbracciarono pure loro: quello che doveva succedere, era effettivamente, ma soprattutto, finalmente, successo.

   Appena tornato a casa, Roby mangiò un boccone di pasta con la velocità della luce, si cambiò di corsa e, seppur in tivvù c’era l’ennesima puntata del cartone animato strappalacrime “Candy Candy”, che lui non si perdeva mai (ma com’è tenero ‘sto pacioccone!), uscì alle due meno cinque e, alle insistenze della mamma, disse che andava a Sangemini, che si era fidanzato con una ragazza di quel paese e che adesso lo stava spettando, quindi… «Mamma, ti prego, niente domande che ti spiego tutto per bene stasera quando torno!»
   Insieme a Mauro se ne andarono nel piccolo paese di collina noto per l’acqua minerale, e quello fu un pomeriggio davvero speciale per il nostro amico. Se all’inizio c’era un po’ di titubanza in lui, dovuta probabilmente alla novità del momento, con i baci e le carezze e le paroline dolci come il miele, riuscì a sentirsi più se stesso e a far sparire, per un paio d’ore, quell’aria malinconica dal viso di Raffaella: ora che la stringeva forte al suo petto, s’accorse della tristezza dei suoi occhioni neri.
   «Amore, che c’è… non sembri molto convinta di questa tua decisione…» chiese Roby.
   «No, non è questo! È successo tutto così in fretta… In momenti come questi sento molto la mancanza di mia madre… a questa età è importante sentirla vicino, parlarci come ad un’amica… ma lei non c’è più, e la nuova compagna di mio padre non mi dà quelle sensazioni che vorrei e che lei sicuramente mi avrebbe dato…» mentre una piccola lacrima cominciò a scendere sul suo viso. Roby le prese la testa tra le mani e se la strinse ancor più forte al petto, le accarezzò dolcemente i capelli, le diede un bacio sulla fronte e le asciugò il viso col dorso delle mani.
   «Dai, su, smetti di piangere… lei non sarebbe felice se vedesse la sua bambina in questo stato… Io posso capire il tuo stato d’animo: ho perso mio padre che avevo dodici anni… »
   «Scusami sai, ma ci penso spesso a mia madre…»
   «E ci devi pensare, è normale! Cavolo, era tua madre! Lei ti ha messa al mondo, ti ha cresciuta e per quanto tu possa voler bene all’amica di tuo padre, lei non potrà mai essere sostituita nel tuo cuore. Sai… penso che da lassù adesso ci sta guardando, ed è contenta della sua Raffaella e la vuole sempre vedere felice… non vuole vederla piangere… ha già pianto troppo…»
   «Grazie Roby… sei molto dolce! Ti chiedo solo di starmi vicino e di aiutarmi quando mi vedi triste come ora!»
   «Certo! Ora accanto a te ci sono io (dammi forza mio Dio…): ti proteggerò, ti aiuterò, ti farò ridere e divertire, perché credo che tu ne abbia veramente bisogno, amore mio, come me!» e le accarezzò e baciò le guance, timidamente, come un bambino bacia la sua compagna di giochi; le sussurrò all’orecchio paroline dolci e affettuose, sotto lo sguardo attento di Mauro e Paola seduti nella panchina più in là (quando ce se mette d’impegno è proprio un bravo ed onesto ragazzo, non vi pare?).

Dal diario di Roby D. – 29 gennaio 1982 – ore 20,40  

«Raffaella è diventata la mia ragazza… non è una cosa eccezionale? Sono felice come non mai! È fantastica, dolce e sto veramente bene insieme a lei, anche se la conosco ancora troppo poco. Non è stato facile stamattina chiederle se si metteva con me, purtroppo la mia timidezza comincia ad essere di una noia mortale. Poi, però, tutto è diventato facile e nel pomeriggio, a Sangemini, ho vissuto momenti fantastici con lei. Se in un primo momento ho avuto qualche incertezza, data anche la mia inesperienza su certe cose, dopo tutto è avvenuto spontaneamente. Ti amo amore mio! Sei stupenda e ti ringrazio per quello che mi dai. Sento nostalgia della tua voce… che ne dici se vengo a telefonarti?

 Per tutto il giorno seguente, Roby era stato in paranoia: non aveva visto né sentito la sua Raffaella, e questa, era la prima volta, da quando si erano messi insieme, (in pratica da un giorno… ma come si fa!) che la cosa succedeva. Ciò gli servì per cercare di comprendere questo rapporto nato quasi per caso. In pochissimi giorni, diciamo 12, aveva conosciuto questa ragazza, carina e dolce quanto si vuole ma sconosciuta, e già era la “sua” ragazza. Classico colpo di fulmine? Oppure c’è dietro qualcos’altro? Che Roby non sia altro che il capo espiatorio di tutta una situazione strana che si era creata nella vita di Raffaella?
   Io non so cosa passasse esattamente nella testa di Roby, in quei giorni. Felicità, senza dubbio, dopo tutto aveva poco più di vent’anni, e quelli erano altri tempi, si maturava più tardi rispetto ad adesso. Oggi a 15 anni i ragazzi hanno avuto le loro brave esperienze mentre allora a 15 anni si giocava ancora con le figurine dei calciatori.
   A distanza di tempo, lui dice che quella fu, senza ombra di dubbio, un’esperienza positiva, che gli è servita per capire meglio le donne (mah!) e di quanto queste siano, alle volte, infime e perfide, di come sanno prendere in giro quei coglionotti come lui che non sono capaci di fare i duri quando la situazione lo richiede.
   Non che Raffaella sia stata perfida con lui, o che l’abbia preso in giro, su questo ci metterei la mano sul fuoco. Lei, a modo suo, gli voleva bene, ma bene veramente, e fu sempre sincera; però ci fu un’altra persona che rovinò quel rapporto… anzi, due: il fantasma di Angelo (il tossico di Pescara) e Betta (forse per invidia, visti i suoi problemi con l’altro sesso), che, con la sua influenza sull’ingenua Raffaella, fece sì che il rapporto, dopo qualche tempo, si deteriorasse. Ma di questo parleremo nel prossimo capitolo.

Dal diario di Roby D. – 30 gennaio 1982 – ore 20,40

«Oggi ho capito veramente che ti amo di brutto. Stare tutto il pomeriggio senza sentire nemmeno la tua voce, mi ha fatto stare veramente male. Ho girovagato senza meta, per cercare di distrarmi un po’, macché! Che giornata di merda! Poi, la tua telefonata, mi ha ridato la gioia. Ti amo Raffaella, ti amo da morire! Che noia Sanremo! Non vedo l’ora che venga domani, almeno staremo un po’ insieme. Ti è piaciuta la poesia della pagina accanto? (*) Spero di si. L’ho scritta nel momento di massima paranoia, oggi pomeriggio. Infatti, a rileggerla adesso, mi sembra un po’ così. Comunque, rispecchia il mio stato d’animo.

(*) Capisco la curiosità, ma è proprio ‘na fetecchia, comunque la riporto qui di seguito. Io vi ho avvertito… ambasciatore non porta pena!

            “Se anche una sola nube
offuscherà il nostro amore
chiederò al vento di spazzarla via.
Se anche una sola persona
ostacolerà il nostro amore
chiederò al demonio di sprofondarlo negli inferi.
Se anche tu, amore mio,
ti opporrai al nostro amore
solo allora mi posso considerare battuto.”
                        ROBY 30.1.82                      Ti amo Raffaella!

Ve l’ho riportata tale e quale come lo scemo l’ha scritta sul suo diario, anche con la sottolineatura della parola “amore”. Non è colpa mia: io sono solo un menestrello che riporta i fatti accaduti. Quindi, per qualsiasi protesta, pigliatevela con lui direttamente.

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