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mercoledì 25 gennaio 2012

Il poeta del giorno: CHARLES BUKOWSKI

Charles Bukowski nasce ad Andernach, Germania, il 16 Agosto 1920, ma già a due anni emigra col famiglia a Los Angeles, città in cui trascorrerà la maggior parte della sua vita, a parte un lungo periodo di vagabondaggio intorno ai venti anni. La sua biografia è tipicamente americana: pochi studi mai completati e una sequenza infinita di lavori saltuari che vanno dal lavapiatti al posteggiatore; viene anche assunto alle poste, dalle quali però si licenzia a cinquanta anni per "sopravvivere esecitando il mestiere di scrittore".
Cominciò a farsi notare negli anni '60, fedele da allora alla generazione di intellettuali in continuo conflitto con l'ambiente letterario e la società perbenista. In Italia Bukoswki conosce il successo nel 1978, sulla scia dei trionfi letterari tedeschi e francesi, mentre in America è praticamente sconosciuto. Infatti, pur avendo pubblicato decine di libri di poesia e prosa, anche se con piccole case editrici, continua ad essere ignorato dai critici e dai lettori del suo paese. Negli Stati Uniti gode di maggior fortuna come poeta che come narratore, al contrario che in Europa, e spesso è chiamato a leggere i suoi versi nelle università di tutto il paese.
Bukowski ha uno stile autobiografico quasi ossessivo, costantemente impegnato a magnificare con autoironia e comicità, non sempre voluta, la sua figura di bevitore incallito, frequentatore di mondi squallidi, non solo legati al suo mestiere,
ma anche al mondo sportivo, come le corse di cavalli e il baseball. Affronta sempre gli stessi temi, ai quali comunque apporta continue variazioni, particolare che in qualche modo lo lega agli scrittori della sua generazione ed ai pittori dell'iperrealismo. I racconti di Bukowski, spesso presentati come romanzi, sono ambientati in realtà squallide, e riflettono la mostruosità di certi ambienti e di certe città americane: in particolare, la sua opera antitradizionale, mette in evidenza gli aspetti più negativi dei sobborghi di Los Angeles, la "nuova capitale" morale o immorale degli Stati Uniti. Consapevole del costante mutamento della realtà americana, sente l'urgenza di comunicare col lettore, e questo rende il suo stile un pò ripetitivo. E' questa la stessa urgenza che lo porta a collaborare con altre riviste underground, scrivendo con uno stile più adatto a questi lettori, e voltando le spalle, a detta sua, all'attento lavoro necessario per scrivere qualcosa per riviste più blasonate come l'Atlantic Monhty.
In definitiva, pur con le dovute differenze ed in assenza di spinta misticheggiante, è un modo di riprendere la "prosa spontanea" e il flusso di coscienza lanciato da Kerouack. Bukowski recide definitivamente i legami con la scrittura letteraria classica, affidandosi ai valori fonetici e ritmici della lingua. E' nei racconti comunque che offre il meglio di sé: ad esempio, per quelli pubblicati in Italia, in "Pulp", "Storie di ordinaria follia", "Compagno di sbronze".



vomito di donna
avevamo circa 14 anni, io,
Baldy e Norman,
eravamo seduti nel parco
del quartiere
a bere birra rubata
attorno alle dieci di sera.

poi vedemmo un'auto accostare
al marciapiede.
si aprì lo sportello e una donna
si sporse e vomitò
in strada.
ne lasciò andare un bel
carico.
per un pò retsò lì.
poi venne fuori dalla auto
e s'avviò nel
parco.
zigzagava
un poco.

"è sbronza" disse
Norman "scopiamocela"

"ok" dissi io

"ok" disse Baldy

avanzava
nel parco
sbilenca.
era massiccia
ma giovane
belle tette
belle gambe
traballante sui
tacchi a spillo.

"me la faccio"
disse Baldy

"me la faccio"
disse Norman

allora ci vide
seduti sulla panca

"oh"disse

venne più vicino
attonita

"oh siete solo dei
bravi ragazzi..."

"che ne dici di un drink
baby?" chiese
Norman

"oh no, ho bevuto
troppo, mi sento
uno schifo, ho
litigato col mio
uomo..."

ondeggiava
alla luce della luna.

"cos'ha lui che
non ho io?"
chiese Norman.

"non esagerare"

"vieni qui baby
ho qualcosa da
mostrarti"
disse Baldy

"me ne vado"
disse
lei e fece per
allontanarsi

Baldy saltò su
(mezzo sbronzo)
per seguirla

"ho qualcosa
per te baby"

la donna si mise
a correre
e Baldy
dietro

quando provò
ad acchiapparla
mancò la presa, urtò
contro le sue grosse
chiappe e cadde
nell'erba.

la donna raggiunse
l'auto
accese e
sparì in fondo
alla strada.

Baldy
tornò
camminando
verso di noi

"merda, che troia"

sedette con noi
sulla panca
agguantò la sua lattina
e buttò giù
un gran sorso

"ne voleva
eccome se ne
voleva" disse

"hai fegato
Baldy"dissi io

"pensi che
tornerà?" chiese
Norman

"sicuro" disse Baldy
"vuole questo
uccellone
che ho in tasca."

non credo che nessuno di noi
pensasse di vederla tornare
ma sedemmo lì
a bere birra
e ad aspettare.

eravamo tutti
vergini
ma allora ci sentivamo
dei portenti
lì seduti a fumare
svuotando lattine di
birra.

più tardi saremmo tutti
andati a casa a
masturbarci
pensando alla donna
nelo parco
baciando la sua bocca al whisky
le sue gambe alte
alla luce della luna
mentre
la fontana del parco
sputava
acqua
e i nostri genitori
dormivano
nell'altra camera da letto
stanchi di
tutto.


Le Ragazze

Contemplo
lo stesso
paralume
da
5 anni
e s'è coperto
d'una polvere da scapolo
e
le ragazze che entrano qui
sono troppo
indaffarate
per pulirlo
Ma io non ci bado
anch'io sono stato troppo
indaffarato
per accorgermi
finora
Che la luce
balugina
fioca
dietro questi
5 anni
di vita.

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