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mercoledì 30 novembre 2011

Dino Carlesi (1919 - 30/11/2010)


non so perché la luce
dovrà essermi negata / ho respirato
letto i giorni / ho assaporato
gli odori delle strade / ho atteso
messaggi di amici / dubitato del mio
intelletto / ho sperato che qualcosa
affiorasse / qualche segnale giungesse

ho creduto che gli dei potessero
non esistere ( con alterni pentimenti )

ho solo inchiodato i predestinati
alla loro non giusta sorte amando con devozione
il passo faticoso dell'uomo

*

soffiano sulle vele dei vascelli
di carta i nuovi fanciulli di Sbarbaro / verso
scogliere minacciose non ci salva
il controvento / eppure

a terra sai ascoltarti il ventre
e le palpebre voli di colombe / vai
per i tuoi destini - farfalle pomi semi -
tutto sarà improbabile
tranne quella dolorosa certezza.

Fernando Pessoa (1888 - 30/11/1935)

QUANDO ERO GIOVANE


Quando ero giovane, dicevo a me stesso:
Come passano i giorni, a giorno a giorno,
E niente di ottenuto o progettato!
Più vecchio dico, con ugual fastidio:
Come, uno dopo l'altro, i giorni vanno,
Senza nulla di fatto e nulla nell'intenzione!
Così, naturalmente, invecchiato
Dirò, e con ugual voce e senso:
Un giorno verrà il giorno in cui ormai
Non dirò più niente.
Chi niente fu né è non dirà niente.






L'AMORE, QUANDO SI RIVELA


L'amore, quando si rivela,
Non si sa rivelare.
Sa bene guardare lei,
Ma non le sa parlare.

Chi vuol dire quel che sente
Non sa quel che deve dire.
Parla: sembra mentire...
Tace: sembra dimenticare...

Ah, ma se lei indovinasse,
Se potesse udire lo sguardo,
E se uno sguardo le bastasse
Per sapere che la sto amando!

Ma chi sente molto, tace;
Chi vuol dire quello che sente
Resta senz'anima né parola,
Resta solo, completamente!

Ma se questo potesse raccontarle
Quel che non oso raccontarle,
Non dovrò più parlarle,
Perché le sto parlando...

Oscar Wilde (1854 - 30/11/1900)

Quei luoghi gentili

E noi li abbiamo lasciati quei luoghi gentili
Con passo pesante, verso il nuovo calvario,
Di qui osserviamo, come chi allo specchio
Veda il proprio volto,
L'umanità suicida.
Capiamo quali spettri orribili
La mano rossa dell'uomo
Sappia fare sorgere.

Eppure primavera è nell'aria

Pieno inverno: il contadino vigoroso
Trasporta le fascine della legnaia gelida
e batte i piedi contro il focolare.
Sul fuoco che langue getta i ceppi freschi
e ride perché la vampata spaventa
i suoi bambini. Eppure, primavera è nell'aria.
Cinta di erba gioia, verde sorridente.
E avanti indietro per il campo va il seminatore
e dietro a lui ridendo un ragazzino spaventa i corvi
Rapaci, coi suoi strilli. Allora il castagno si veste
Splendidamente, e sull'erba si iega il fiore cremoso
In eccesso odoroso.

Evelina Cattermole (1849 - 30/11/1896)

ANGELO DELLA FAMIGLIA


E’ giornata di visite: ella ha corso
Più di quattr’ore per salotti e sale,
Spigliata, allegra; e tra un sorriso e un sorso
Di thè, de’l mondo intero ha detto male.

Caro soggetto d’ogni suo discorso
Un’ onta, un tradimento coniugale,
Un lucro infame: ogni parola un morso,
Ogni si dice un perfido pugnale.

Or dietro lei calunnie, ira, disprezzo,
E chi lo sa? forse un delitto; ed ella
Torna serena a la famiglia in mezzo;

Canticchiando si spoglia; indi, la sera,
Di pie congreghe, di virtù favella,
Mentre insegna a’suoi bimbi una preghiera.

auguri a Ben Stiller (46)

auguri a Fabio Fazio (47)

auguri a Ridley Scott (74)

30 novembre 1982: esce "Thriller" di Michael Jackson

30 novembre 1979: esce "The wall"

martedì 29 novembre 2011



Suicidio assistito per Lucio Magri

Eutanasia in Svizzera da 'un amico medico'. Tra i fondatori del Manifesto, protagonista della sinistra eretica, aveva 79 annil
"La vita gli era diventata insopportabile, sia sul piano politico sia su quello personale, specialmente dopo la scomparsa della sua compagna". Il suo giornale, "Il Manifesto", racconta cosi' l'ultima scelta di Lucio Magri, quella di andare in Svizzera per porre fine alla sua esistenza con il suicidio assistito.

Magri se ne e' andato cosi' ieri sera, a 79 anni (era nato a Ferrara il 19 agosto del 1932), venti anni dopo la fine del Pci, il 'gran partito' che nel 1970 lo aveva radiato insieme allo storico drappello de 'Il Manifesto'. Di quel gruppo dissidente (la cui diaspora poi tanto ha portato a tutta la sinistra italiana a partire da un giornale, 'Il Manifesto', e a un partito, il Pdup, il partito di unita' proletaria per il comunismo) Magri era tra i piu' intellettualmente raffinati.

Il suo ultimo atto pubblico e' stato, pochi mesi fa, proprio ricordare i venti anni dalla morte del Pci, partito a cui aveva dedicato una personalissima ricostruzione storica che prende il titolo da una poesia di Bertold Brecht: "Il sarto di Ulm". Lo aveva concluso, con fatica ma con una scrittura densa, meditata e alta, come ultimo atto d'amore verso il partito e verso la sua amatissima Mara, la compagna morta tempo fa. "Il sarto di Ulm" e' infatti un bilancio d'amore verso l'idea centrale della vita di Magri - il comunismo - e come tutti i bilanci contiene le ragioni dell'altro filtrate dalla densita' regalata dagli anni. Ma non si tratta di una autobiografia. La scelta di quel titolo non fu ne' casuale ne' senza un preciso significato: il celebre apologo di Brecht era stato evocato da Pietro Ingrao quando Achille Occhetto, nel novembre del 1989, volle 'dissociare' il Pci dal comunismo che stava crollando proprio in quelle settimane.

Il sarto di Ulm era un artigiano di nome Albert Ludwig Beblinger che gia' nel 1592 sosteneva di aver inventato un apparecchio che permetteva ad ogni essere umano di volare. Il vescovo della citta' lo invito' a provare pubblicamente la sua scoperta lanciandosi dal campanile della citta'. Lo schianto fu mortale e il vescovo sentenzio': "Mai l'uomo volerà”.

L’apologo-titolo utilizzato da magri per raccontare il contrastato amore con il comunismo era polemicamente chiaro dato che l'essere umano, tre secoli dopo l'avventura solitaria del sarto di Ulm, era riuscito a volare. Un modo per dire che se il comunismo del 'XX 'secolo, cosi' marchiato dalle stigmate del secolo, si e' schiantato al suolo, il futuro dell'ideale e di quel nome non e' esaurito con la fine di una esperienza storicamente determinata. Per raccontare questa metafora pero' Magri stila il suo personale bilancio non nei cieli delle idee o attraverso ripensamenti teorici ma riattraversando con tanti episodi, nodi, date, fatti, volti e grazie ad una rigorosa "disciplina della memoria". Si tratta di una serie di "nodi", di "biforcazioni" che se valutate adeguatamente all'epoca avrebbero evitato lo schianto del 1991.

Un esempio: nel 1962 magri si prese i duri rimbrotti dei vertici del partito per aver richiamato l'attenzione, ben prima di Pasolini, sulla forza della "rivoluzione passiva" avviata dalla diffusione del consumismo neo capitalista. Il fascino di quel complessivo bilancio che e' insieme politico ed umano e' che e' condotto in mare aperto non avendo piu' porti dove tornare, rotte da seguire, approdi da raggiungere.

Magri venne emarginato dal Pci dopo l'XI Congresso, quello del 1966 insieme a quel piccolo gruppo di giovani che ruotavano attorno a Pietro Ingrao e e che rappresentavano la 'sinistra' del partito. La sue scelte, influenzate fortemente dal contesto internazionale con l'emergere della esperienza cinese, lo portarono alla rottura insieme a Rossanda, Natoli, Pintor, Castellina ed altri. Si spese prima per la nascita del quotidiano (che era la non scontata evoluzione del mensile teorico-politico) e poi nella nascita del Pdup, fondato nel 1974. Nel 1984 tutto il partito era rientrato nel Pci. Quando nel 1991 Occhetto cambio' il Pci in Pds Magri aderi' al partito di Rifondazione comunista, fondando una piccola corrente interna. Nel giugno del 1995 la sua corrente lascio' il partito per sostenere il governo Dini e divenendo Movimento dei Comunisti italiani.

Negli ultimi tempi ai piu' intimi dichiarava solo una volonta': raggiungere Mara, l' ultima amatissima compagna della sua vita.

domenica 27 novembre 2011

Diego Valeri (1887 - 27/11/1976)


Passaggio
Lungo la spiaggia di sabbia fina,
sull’orlo di un mare a pecorelle,
lento procede in triplice fila
un branchettino di paperelle.
Vanno di passo regolare
come un collegio di chierichini,
girano solo la testa, a beccare
pallidi insetti salterini.
Dietro c’è un mare che freme selvaggio,
sopra c’è un sole che avvampa in leone.
Restano, a traccia del lieve passaggio,
tante crocette a fior del sabbione.

Emile Verhaeren (1855 - 27/11/1916)

Sera religiosa 

Verso una luna molto grande
che splende nel cielo invernale,
come patena d'oro verde,
vanno le nubi all'offertorio.

Attraversano il firmamento,
un coro sembrano di luci;
scaglionate dalle vetrate
oscuramente illuminate.

Sì che queste agitate notti
nel fondo di nere paludi
mirano, come in enormi specchi,
la bianca messa delle nubi.

Quinto Orazio Flacco (65 a.C.-27/11/8 a.C)

Ma mette conto che ascoltiate,
voi che non augurate successi agli adulteri,
come incappino in guai per ogni verso,
da che dolori sono avvelenati i loro spassi e
come fra continui rischi e disagi
raramente ne godano.

Carpe diem

Non domandarti – non è giusto saperlo – a me, a te
quale sorte abbian dato gli dèi, e non chiederlo agli astri,
o Leuconoe; al meglio sopporta quel che sarà:
se molti inverni Giove ancor ti conceda
o ultimo questo che contro gli scogli fiacca le onde
del mare Tirreno. Sii saggia, mesci il vino
– breve è la vita – rinuncia a speranze lontane. Parliamo
e fugge il tempo geloso: cogli l'attimo, non pensare a domani.

auguri ad Aldo Maccione (76)

giovedì 24 novembre 2011

auguri a Vanessa Incontrada (33)

auguri a Paola Cortellesi (38)

Giovanni Bertacchi (1869 - 24/11/1942)

LE ALPI

I verdi balzi e i pascoli ridenti,
reduce pellegrino, ho riveduto;
ai ghiacci eterni, ai fiumi ed ai torrenti
ho ridato dal cuore il mio saluto.

Qui dov’io seggo schiudesi agli intenti
sguardi il riso del ciel limpido e muto;
qui dov’io seggo il mio pensiero in lenti
desideri di pace erra perduto.

La catena dell’Alpi in ampio giro
variata di nevi e di pinete
in vallate profonde, ecco, s’adima.

E vagabonda d’una ad altra cima,
solca una nube l’immortal quiete
della nitida volta di zaffiro.

Simon Gregorcic (1844 - 24/11/1906)

Ma su te, misero, ahimè, s'addensa

un tremendo uragano, una bufera immensa,

dal caldo meridione infuriando verrà

e strage alla pianura ferace recherà

che la tua corrente disseta.

E quel giorno, ahimè, lontano non è!

Su te il ciel sereno s'inarcherà,

ma intorno grandine di piombo cadrà

e sangue a fiotti e di lacrime un torrente

e lampi e tuoni — oh che battaglia ardente!

Qui all'urto delle spade affilate,

le tue acque di rosso saranno colorate:

il nostro sangue a te scorrerà,

quello nemico ti intorbiderà!

Rammenta, chiaro Isonzo, allora

ciò che il cuore ardente implora:

Quanto di acqua in serbo avrà

nei suoi nembi il tuo cielo,

quanto nelle tue montagne sarà

d'acque e nelle pianure fiorite

riversale allora finché tutte saran uscite

e tu cresci, sollevati con la corrente tremenda!

Non ridurti entri i limiti delle sponde,

balza dagli argini tuoi furibondo

e lo stranier della nostra terra avido

nel fondo dei tuoi gorghi travolgi impavido!

Conte di Lautréamont (1845 - 24/11/1870)

Ferita



Ma non mi lamenterò più.
Ho ricevuto la vita
come una ferita
e ho proibito al suicidio
di guarire la cicatrice.
Voglio che il Creatore
ne contempli,
in ogni ora della sua eternità,
il crepaccio spalancato.

Aulo Persio Flacco (34 d. C. - 24/11/62 d.C.)

« Tu ti attieni alle parole comuni,
furbo nel far cozzare le parole,
arrotondando con bella maniera la bocca
a segare gli appannati costumi,
e saggio a inchiodare la colpa con lazzo ingegnoso »

24 novembre 1990: Beren e Luthien

24 novembre 1991: moriva il batterista dei Kiss Eric Carr

24 novembre 1991: moriva Freddie Mercury

24 novembre 1963: vien assassinato Lee H. Oswald, presunto assassino di JFK

lunedì 21 novembre 2011

Afanasij Sensin (1822 - 21/11/1892)

Alla cantante

Porta lontano nel suono il mio cuore,

dove tristezza quale luna splende;

tra le tue calde lagrime in quel suono

mite riluce sorriso d’amore.

O bimba! Come è facile affidarsi

tra non visibili onde al tuo cantare:

sempre più in alto nell’argento emergo

io, come instabile ombra dietro l’ale.

In lontananza la tua voce muore,

come di notte, oltre il mar, l’aurora, -

e d’improvviso, non so io da dove,

sonante il flusso alla perla riviene.

Porta lontano nel suono il mio cuore,

dove tristezza è mite qual sorriso,

e più in alto volerò nell’argento

io, come instabile onda dietro l’ale.

Karel J. Erben (1811 - 21/11/1870)

Era la notte, notte profonda,
su in alto brillava la luna,
nella silente e vuota campagna,
solo il vento muggiva.
Ed egli avanti - un passo dopo l'altro,
e lei dietro a lui, ad ogni passo
I cani in muta si misero ad ululare,
quando fiutarono quei viandanti;
ed ulularono, ulularono una cosa orrenda:
che vicino c'è un cadavere!

La strada andava in su,
per rocce, per boschi deserti;
nel muschio e tra le pietre
cagne selvaggie abbaiavano;
ed annunciava la civetta;
che vicino c'è la sventura.

Ed egli sempre avanti - un passo dopo l'altro
e lei dietro a lui, ad ogni passo.
Per le rose canine e le rocce
quei piedi bianchi camminavano;
e sugli arbusti e sui selci
tracce di sangue restavano.

auguri a Björk (46)

Auguri a Harold "Egon" Ramis (67)

21 novembre 1975: esce "A night at the opera" dei Queen

domenica 20 novembre 2011

Leonardo Sciascia (1921 - 20/11/1989)

Due cartoline dal mio paese

Il paese del sale, il mio paese
che frana - sale e nebbia -
dall'altipiano a una valle di crete;
così povero che basta un venditore
d'abiti smessi - ridono appesi alle corde
i colori delle vesti femminili -
a far festa, o la tenda bianca
del venditore di torrone.
Il sale sulla piaga, queste pietre
bianche che s'ammucchiano
lungo i binari - il viaggiato
realza gli occhi dal giornale, chiede
il nome del paese - e poi in lunghi convogli e
scendono alle navi di Porto Empedocle;
il sale della terra - "e se il sale
diventa insipido
come gli si renderà il sapore?"
(E se diventa morte,
pianto di donne nere nelle strade,
fame negli occhi dei bambini?).

omaggio a Robert Altman (1925 - 20/11/2006)

auguri a Sean "Rachel" Young (52)

auguri a Angela Finocchiaro (56)

auguri a Joe "Eagles" Walsh (64)

20 novembre 1945: inizia il processo di Norimberga

Massimo Ferretti (1935 - 20/11/1974)

In trattoria

In questa trattoria di gente stanca
dove mangiare significa reagire,
dove la grazia d’una dattilografa
si percepisce nel tono delicato
d’un piatto di fagioli chiesto tiepido,
dove un viaggiatore analfabeta
emancipato per via dello stipendio
spiega a una turista anacoreta
che il rialzo dei biglietti ferroviari
dipende tutto da questioni atlantiche –
non ho ragione d’essere contento
se il cameriere lieto della mancia,
leggendo la commedia del mio viso
m’ha detto che ho una maschera da negro?

In questa trattoria di gente ottica
dove non so salvarmi dagli sguardi,
condannato al sentimento della morte,
serrato tra furore e timidezza
non ho ragione d’essere felice
quando divoro una bistecca che fa sangue?

Il mio complesso è una tragedia antica:
devo scrivere e vorrei ballare.


*

I colori del gelo

Nella mia vita il viaggio resta il segno
di ciò che doveva essere la vita
se l’avessi capita troppo tardi.
Ma ho capito tutto troppo presto
e ogni viaggio è uno spostamento
da una solitudine a un silenzio:
da un’attesa a un tacito possesso.

Non posso non fermarmi al corridoio
d’un rapido treno della notte,
pieno di tedeschi d’ogni sesso
e di reclutare del nostro nuovo esercito.

– Dal congedo delle insegne luminose
dal patetico gergo dei consigli
salva, frau, questo provinciale!:
la tenerezza che sale da un abisso
è una luce che mi fa tremare,
la rivolta d’un reietto è una canzone,
il sole è il calore d’un relitto.

Sì, questa notte non sono entrato
perché sono un maschio in borghese
e non sono più un ragazzo
("militari e ragazzi metà prezzo"):
sarò un alpino e avrò una penna nera,
non starò più attaccato a un finestrino
a decifrare teoremi neutrali
su estetiche statali e militari.

L’esercito amava alle mie spalle,
ma io non sono un soldato dell’esercito:
io sono un soldato della vita
e stanotte ho giocato una partita
molto più dura di quelle che faranno
i soldati che stanotte ti hanno avuta
e quelli che dormivano beati
nelle scomode amache improvvisate
con le retine dei portabagagli
e quelli incastrati nei sedili
tra tedeschi saturi di birra
e l’incenso dei piedi senza scarpe.

Davanti al vetro in cui ti specchi
per pettinare in pace i tuoi capelli
e mi chiedi perché non sono entrato
e mi dici che sarò un alpino,
stanotte ho guardato il mio destino.

La mia provincia verde di colline
la mia valle torbida di nebbia
il paese dove sono nato
la casa che mi ha cresciuto –
tornarono nel buio del paesaggio
che il treno divorava nella corsa:
venivo da loro e a loro ritornavo,
ma loro non mi offrivano la vita:
m’offrivano il teatro di me stesso
per monologare all’infinito
lucindando l’archivio degli errori,
vitali colori del mio gelo.

giovedì 17 novembre 2011

Audre Lorde (1934 - 17/11/1992)

Litania per la sopravvivenza

Per quelle di noi che vivono sul margine
Ritte sull'orlo costante della decisione
Cruciali e sole
Per quelle di noi che non possono lasciarsi andare
Al sogno passeggero della scelta
Che amano sulle soglie mentre vanno e vengono
Nelle ore fra un'alba e l'altra
Guardando dentro e fuori
E prima e poi allo stesso tempo
Cercando un adesso che dia vita
A futuri
Come pane nelle bocche dei nostri figli
Perché i loro sogni non riflettano
La fine dei nostri

Per quelle di noi
Che sono state marchiate dalla paura
Come una ruga leggera al centro delle nostre fronti
Imparando ad aver paura con il latte di nostra madre

Perché con questa arma
Questa illusione di poter essere al sicuro
Quelli dai piedi pesanti speravano di zittirci
Per tutte noi
Questo istante e questo trionfo
Non era previsto che noi sopravvivessimo

E quando il sole sorge abbiamo paura
Che forse non resterà
Quando il sole tramonta abbiamo paura
Che forse non si alzerà domattina
Quando abbiamo la pancia piena abbiamo paura
Dell'indigestione
Quando abbiamo la pancia vuota abbiamo paura
Di non poter mai più mangiare
Quando siamo amate abbiamo paura
Che l'amore svanirà
Quando siamo sole abbiamo paura
Che l'amore non tornerà
E quando parliamo abbiamo paura
Che le nostre parole non verranno udite
O ben accolte
Ma quando stiamo zitte
Anche allora abbiamo paura

Perciò è meglio parlare
Ricordando
Che non era previsto
che noi sopravvivessimo

L’arte della risposta

La prima risposta fu scorretta
la seconda fu
dispiaciuta la terza si tagliò le unghie dei piedi
sulle scale del Vaticano
la quarta accusò con voce querula
minacciò con sopracciglia forti ed innalzò bandiere severe
la quinta non ebbe dubbi cantò di primavere assolate e campi
di fiocchi rossi
e baciò il dolore come la memoria bacia i ricordi cari
la sesta ne scrisse un libro
la settima
discusse un caso di fronte alla Corte Suprema
contro la tassazione sui Biscotti Delle Ragazze Scout
l’ottava tenne una conferenza stampa
mentre quattro bambini Neri
ed un Altro picchettavano a New York
per un letto di ospedale dove morire
la nona e la decima risposta giurarono
Vendetta all’Opposizione
e l’undicesima scavò le loro fosse
vicino alla Verità Eterna
la dodicesima risposta vestì d’ermellino il loro niente
e chiuse le porte in faccia a Dio
cantò da sola nel buio come una bambina spaventata
la tredicesima sputò in faccia al dolore
calzò il manto al buffone ipocrita
e disegnò l’untore
la quattordicesima vendette cocaina e quadrifogli
vicino ad un gabinetto al circo della Grande Mela
la quindicesima
cambiò domanda.