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sabato 31 dicembre 2011

Giovanna Sicari (1954 - 31/12/2003)


Dammi il fuoco
Dammi, dammi un amore che obblighi
al silenzio, che abbia ossigeno e ventate
secondo l'uso del corpo e della mente, che possa
entrare dalla cuna celeste al ritmo veloce del fuoco.
Dammi il fuoco dell'altra verità
-aggiungi aggiungi e più riceverai!-
Venga tutta la verità benedetta
degli astri essenziali, degli atomi radianti
risana cellule e radici in questa legge mortale.

Xavier Villaurrutia (1903 - 31/12/1950)


SEI LA COMPAGNA


Sei la compagna con cui parlo d'improvviso da solo.

Ti formano le parole che escono dal silenzio.

Dal serbatoio di silenzio in cui affogo.

Cieco fino a svegliarmi.

La tua mano indurisce la fretta della mia mano.

E conduce la mia mano.

Che traccia sulla carta queste parole.

La tua voce, falce di eco,

il rimbalzo della mia voce sul muro.

Nella tua pelle di specchio mi guardo,

per mille lunghi secondi.

Il minimo rumore ti schiaccia.

Ti vedo uscire dalla volta del tetto,

dalla scacchiera del pavimento.

E mi lasci, senza più polso, né voce.

Senza più faccia come un uomo solo.

In mezzo ad una strada di sguardi.

Miguel De Unamuno (1864 - 31/12/1936)


Dormir nella memoria dell'oblio
dell'oblio nella memoria,
e come nel materno utero mi perdo
e lì perduto non nasco.
Benedetto avvenire mio trascorso
domani eterno ieri;
tu, ogni cosa che fu in eterno assolta,
mia madre e figlia e sposa.

auguri a Gong Li (46)

auguri a Scott Ian (48)

auguri a Val Kilmer (52)

auguri a Donna Summer (63)

auguri a Ben Kingsley (68)

auguri a Andy Summers (69)

auguri a Anthony "Hannibal" Hopkins (74)

Danilo Dolci (1924 - 30/12/1997)


Annunciano di avere ammazzato
milletrecentoventisette persone,
si vantano di averne rovinate
di schianto altre diecimila,
si gloriano di aver distrutto
dighe, industrie
“anche per elevare il morale del popolo”,
di aver sconvolto undici strade:
anacronistici mostri
lo sterminio lo chiamano vittoria.

*
A Allende è andata male
(amico mio,
ricordo quella notte a Santiago,
non eri ancora una speranza del mondo,
ti domandavo perché non trovavo
le percentuali dei bambini spenti
in Sudamerica: mi rispondevi
erano svanite da quando a Cuba
le avevano abbassate).
Più guardingo
Devi vigilare i nostri Pinochet.
Non confondere le chiacchiere col lavoro,
non confondere maldicenza con dialettica,
non profanare incontri con parole
superflue.
Non confondere rapporto nonviolento con lasciar fare,
non confondere sicurezza in una istituzione
con sviluppo del fronte democratico,
non confondere amore con gelosia.
Rifiutati a sparare soluzioni:
senza dileguarti, apprendi
a riproporre agli altri le domande.
Rifiuta il disdegnoso volo:
cura fondare il fronte
più necessario
in cui ciascuno cresca.
*
Esistono contrade
ove il diritto al lavoro è alla gente
come appiccicosa striscia per mosche
- più si dibattono più vi si impigliano -,
esistono contrade ove è come
il profumato nettare
di alti fiori di acacia per mosche
- pure sognanti il miele – senza le ali.

Heiner Müller (1929 - 30/12/1995)

AUTORITRATTO ALLE DUE DI NOTTE, 20 AGOSTO 1959

Sedere davanti alla macchina per scrivere. Sfogliare 
Un romanzo poliziesco. Sapere alla fine
Quel che sai già ora:
Il segretario dal viso smunto e dalla barba folta
È l'assassino del senatore
E l'amore del giovane sergente della omicidi
Per la figlia dell'ammiraglio è ricambiato.
Ma tu non tralascerai neppure una riga.
Ogni tanto voltando pagina un rapido sguardo
Al foglio bianco nella macchina per scrivere.
Dunque ci verrà risparmiato almeno questo. È già qualcosa.
Sul giornale: da qualche parte un villaggio
È stato raso al suolo dalle bombe.
È increscioso, ma cosa ti riguarda.
Il sergente è in procinto di impedire 
Un secondo omicidio, sebbene la figlia dell'ammiraglio
Gli offra le labbra (per la prima volta!), ma il servizio è servizio.
Non sai quanti morti ci siano stati, il giornale non c'è piú.
Accanto tua moglie sogna il suo primo amore.
Ieri ha tentato di impiccarsi. Domani si taglierà 
I polsi o che so io. Almeno ha un obiettivo
Davanti a se. Che raggiungerà in un modo o nell'altro
E il cuore è un cimitero spazioso.
La storia di Fatima sul Neues Deutschland
Era scritta cosí male che ti è venuto da ridere.
È piú facile apprendere la tortura
Che a descrivere la tortura. 
L'assassino è caduto nella trappola.
Il sergente chiude il premio tra le braccia.
Ora puoi andare a dormire. Domani è un altro giorno.

José Rizal (1861 - 30/12/1896)


AI MIEI COMPAGNI D'INFANZIA
Quando il popolo ama la sua lingua davvero,
che del cielo è un regalo, anche la libertà
e il vivere felice sarà nel suo pensiero,
come alla rondinella che in alto cielo sta.
Ogni patria, ogni regno, perfino ogni regione
vengono giudicati dalla lingua parlata;
ogni essere vivente, senza alcuna eccezione,
sempre libero nasce da che la terra è nata.
Chi la sua lingua sdegna è peggio che animale,
puzza di pesce marcio; della lingua conviene
aver cura e arricchirla con amor viscerale,
come madre cosciente alla sua prole tiene.
È come il castigliano il tagalo linguaggio,
come lingua degli angeli, l’inglese ed il latino,
perciò nostro Signore potente, buono e saggio
a noi l’offrì, gentile, col suo voler divino.
Di alfabeto e lettere il tagalo dispone,
come tutte le altre, non di meno o di più,
ma disperse nel lago, per furioso tifone,
come barche per l’onde di quel tempo che fu.

auguri a Tiger Woods (36)

auguri a Patti Smith (65)

auguri a Paolo Villaggio (79)

30 dicembre 1968: Frank Sinatra incide "My Way"

giovedì 29 dicembre 2011

Peppino Marotto (1925 - 29/12/2007)


Cantu pro Gramsci 
De sa conca leonina
éssid’è su pensamentu
in tottu su firmamentu
che una lughe Divina.
L’hana fattu cundennare
a vintannos, innocente
pro l’impedire a sa mente
de poder funzionare.
Su tribunale ispeciale
credia de la virmare
de iscrier a pensare
cussa mente geniale.
Che l’hana postu in sepoltura
ma sos suos quadernos
han’a durare in eternos
pro cantu su mundu dura.
Su pensamentu profundu
had esaminadu tottu
in tantas limbas tradottu
zirand’ès tottu su mundu.
Tottu sas mentes umanas
las terene istudiare
pro las fagher camminare
sas bideas gramscianas.
******************
Dalla testa leonina
è partito il pensiero
in tutto il firmamento
è come una luce divina.
Lo hanno fatto condannare
a vent’anni, innocente
per impedire alla mente
di poter funzionare.
Il tribunale speciale
si credeva di fermare
di scrivere e di pensare
a quella mente geniale.
L’hanno messo in sepoltura
ma i suoi quaderni
dureranno negli eterni
per quanto il mondo dura.
Il pensiero profondo
ha esaminato tutto
e tradotto in tante lingue
sta girando in tutto il mondo.
Tutte le menti umane
devono studiare
per farle camminare
le idee gramsciane.

Francesco Pastonchi (1874 - 29/12/1953)


CHE COS’È UNA MAMMA


Una mamma è come un albero grande
che tutti i suoi frutti dà:
per quanti gliene domandi
sempre uno ne troverà.
Ti dà il frutto, il fiore e la foglia,
per te di tutto si spoglia,
anche i rami si toglierà.
Una mamma è come un albero grande.
Una mamma è come una sorgente.
Più ne toglie acqua e più ne getta.
Nel suo fondo non vedi belletta:
sempre fresca, sempre lucente,
nell’ombra e nel sole è corrente.
Non sgorga che per dissetarti,
se arrivi ride, piange se parti.
Una mamma è come una sorgente.
Una mamma è come il mare.
Non c’è tesori che non nasconda,
continuamente con l’onda ti culla
e ti viene a baciare.
Con la ferita più profonda
non potrai farlo sanguinare,
subito ritorna ad azzurreggiare.
Una mamma è come il mare.
Una mamma è questo mistero:
tutto comprende, tutto perdona,
tutto soffre, tutto dona,
non coglie fiore per la sua corona.
Puoi passare da lei come straniero,
puoi farle male in tutta la persona.
Ti dirà: <<Buon cammin, bel cavaliero!>>
Una mamma è questo mistero.

Rainer Maria Rilke (1875 - 29/12/1926)

Solitudine


La solitudine è come la pioggia.
Si alza dal mare verso sera;
dalle pianure lontane, distanti,
sale verso il cielo a cui da sempre appartiene.
E proprio dal cielo ricade sulla città.
Piove quaggiù nelle ore crepuscolari,
allorché tutti i vicoli si volgono verso il mattino
e i corpi, che nulla hanno trovato,
delusi e affranti si lasciano l'un l'altro;
e persone che si odiano a vicenda
sono costrette a dormire insieme in un letto unico:
è allora che la solitudine scorre insieme ai fiumi.






La notte e l'anima


In grembo alla notte nevosa, d'argento,
immensa si stende dormendo, ogni cosa.
Solo un'eterna differenza
è desta dentro l'anima mia.
E mi domandi perché mai si tace
l'anima mia, senza versarsi in grembo
alla notte che sogna?
Colma di me, traboccherebbe tutta
a spegnere le stelle.

Christina Georgina Rossetti (1830 - 29/12/1894)

Ricordami


Tu ricordami quando sarò andata
lontano, nella terra del silenzio,
né più per mano mi potrai tenere,
né io potrò il saluto ricambiare
Ricordami anche quando non potrai
giorno per giorno dirmi dei tuoi sogni:
ricorda e basta, perché a me, lo sai,
non giungerà parola né preghiera.
Pure se un po' dovessi tu scordarmi
e dopo ricordare, non dolerti:
perché se tenebra e rovina lasciano
tracce dei miei pensieri del passato,
meglio per te sorridere e scordare
che dal ricordo essere tormentato.

auguri a Yvonne Ellimann (60)

mercoledì 28 dicembre 2011

Sergej A. Esenin (1895 - 28/12/1925)


Io lo ricordo, amata, io lo ricordo

Io lo ricordo, amata, io lo ricordo,
Lo splendore dei tuoi capelli;
Non fu allegra vicenda, né leggera,
Per me l'abbandonarti.

Delle notti autunnali mi ricordo,
Del murmure nell'ombra di betulle:
E se allora più corti erano i giorni,
Più a lungo dava luce a noi la luna.

Ed io ricordo che tu mi dicevi:
"Questi anni azzurri se ne andranno via,
E tu, mio amato, dimenticherai,
Per sempre, per un'altra".

Ma oggi il tiglio che va rifiorendo
Di nuovo ha ricordato ai sentimenti
Come teneramente cospargevo
A quel tempo i tuoi riccioli di fiori.

E il cuore, non disposto a raffreddarsi,
E amando un'altra con malinconia,
Va ricordando con quell'altra te,
Come un lungo racconto prediletto.

Olavo Bilac (1865 - 28/12/1918)


Via Lattea…

Tu mi dirai: " Udir le stelle! Certo
Perdesti il senno". Io ti dirò, frattanto,
Che per udire il celeste concerto.
Le finestre apro attratto dell'incanto.
E con le stelle io parlo. Brilla tanto
La Via Lattea come uno scrigno aperto.
Ma appena sorge il sole, con rimpianto,
Le cerco ancora nel cielo deserto.
" Mio stolto amico, quale conforto
hai dalle stelle se guardi l'infinito?
Che dicono quando sei con loro assorto?"
Ama, se vuoi comprendere le stelle
Perché solo amando si può aver l'udito
Capace di intendere le loro favelle.

Si Mohand ou-Mhand (1848 - 28/12/1905)




Il ruggito della leonessa come un tuono
risuonò tra tutti gli At Abbas
quando le dissero che io me n’ero andato:
Lei, la bella dal sopracciglio arquato
i capelli fino alla vita
e i seni rossi peperoncini.
Indicatemi dove abita adesso
andrò a farle visita:
anche non mi pensa, subito mi riconoscerà.

Arnaldo Fusinato (1817 - 28/12/1888)

ANCOR MADRE!


Ancor madre!... oh le gioie profonde
Che quaggiù mi consente il Signor!
Quanta vita nel sen mi diffonde
Questo palpito arcano del cuor!

Non credea che il materno mio petto
Tanto affetto - potesse albergar,
Che ad un nuovo delirio d'amore
Questo core - potesse bastar.

Ma l'amor d'una madre è infinito
Come un cielo ch'è senza confin:
Più di stelle quel cielo è vestito
E più svela il suo immenso cammin.

Oh diletti, che intorno mi state,
Non chinate - lo sguardo così:
No, per voi nel materno mio seno
Non vien meno l'affetti d'un dì.

All'amor ch'io vi porta, o miei cari,
Non fa oltraggio l'amore novel...
Non si turba lo specchio dei mari
Sotto l'onda d'un nuovo ruscel.

Se un fratello il Signor vi concede,
Non vi diede - per questo un rival;
Tutti, tutti d'un nome io vi chiamo,
Tutti v'amo - d'un palpito egual.

All'eterno del sole sorriso
D'una madre assomiglia l'amor;
Benché in raggi infiniti diviso,
Splende in tutti d'un solo fulgor.

Oh! Stringetelo al fervido petto
L'angioletto - che Iddio ci largì:
Alla nostra ghirlanda d'amore
Questo fiore - s'aggiunga così.

François Maynard (1582 - 28/12/1646)

« Quello che la tua penna produce
è coperto di troppi veli.
Il tuo discorso è una notte
vedova di luna e stelle.

Amico mio, scaccia lontano
questa nera retorica:
le tue opere han bisogno
di un indovino che le spieghi.

Se il tuo spirito vuol nascondere
le belle cose che pensa,
dimmi chi può impedirti
di servirti del silenzio? »

auguri a Denzel Washington (57)

auguri a Pier Fortunato Zanfretta (60)

auguri a Edgar Winter (65)

auguri a Maggie Smith (77)

auguri a Stan Lee (89)

28 dicembre 1895: i fratelli Lumière organizzano la prima proiezione cinematografica

martedì 27 dicembre 2011

Julian Tuwim (1894 - 27/12/1953)

Il Cristo della citta'
Ballavano sul ponte,
ballavano tutta la notte.
Banditi, boia, emarginati,
impiccati, meretrici,
sifilitici, teppisti,
canaglie, ladri, di vodka bevitori.
Ballavano sul ponte,
ballavano fino alla mane.
Mendicanti, sgualdrine,
matti, furbe spie,
ballavano là per le strade,
forche, lanterne, carogne.
Ballavano sul ponte
illustri clienti:
farabutti!
Ruffiani, vecchi licenziosi,
autoviolentatori vergognosi.
I piedi battevano,
suonavano le armoniche, le fisarmoniche
fino all'alba suonavano,
ballavano il loro incivile:
Avanti! Avanti!
Divoravano, bevevano, ballavano.
Ed era uno straniero,
era uno sconosciuto,
lo guardavano di sbieco,
le spalle scrollavano,
sputavano.
L'hanno preso a parte:
parlavano, parlavano, chiedevano,
taceva.
Gli si è avvicinato rosso rossiccio:
- Chi sei tu?
Taceva.
Gli si è avvicinato un altro,
senza il naso,
pustoloso:
- Chi sei tu?
Taceva.
Gli si è avvicinato uno sornione,
ha borbottato:
- Chi sei tu?
Taceva.
Gli si è avvicinata Maddalena:
ha riconosciuto, ha detto ...
Lui ha pianto ...
Silenzio.Qualcosa sussurravano.
A terra cadevano. Piangevano.

Io da te non posso, non posso
Io da te non posso, non posso...
Vieni tu, da me, un bosco nano.
Oppure almeno un albero mandami,
di Inovlozlav bosco lontano.
Quello, sotto il quale ho abbracciato
la felicità, la felicità, bosco di Inovlozlav!
Quello, sul quale - dalla felicità, dalla felicità! -
ancora non mi sono in anticipo impiccato.

Un'attesa
Sconcertato col mio angelismo
imito (abbastanza male) un uomo.
E il cuore, proprio disumanamente rubizzo,
stringo in solitudine. Sto aspettando.
Conosco il Vangelo e la disgrazia,
di nazioni il calpestio, sussurri di donne
e la vecchiaia di parole, e di sogni la concezione,
e del vino l'odore, e il fiore sulla tomba.
E lo spirito conosco, che senza l'incarnazione
sulla terra è come un suono sordo,
e il corpo - inimmaginabile
senza la grazia e lo spirito divino.
Sto aspettando. Nella marea alta e quella bassa
ondeggia un mormorio lontano,
e giorno dopo giorno, come una bizzarria dopo l'altra,
scoppia col pianto o con la voluttà.
Scoppia con efflorescenza come le frasche,
vola via con lo stormo di colombe.
Ah! Le mie poesie sorprendenti!
Ah! La mia vita, che sarà?