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martedì 27 dicembre 2011

Julian Tuwim (1894 - 27/12/1953)

Il Cristo della citta'
Ballavano sul ponte,
ballavano tutta la notte.
Banditi, boia, emarginati,
impiccati, meretrici,
sifilitici, teppisti,
canaglie, ladri, di vodka bevitori.
Ballavano sul ponte,
ballavano fino alla mane.
Mendicanti, sgualdrine,
matti, furbe spie,
ballavano là per le strade,
forche, lanterne, carogne.
Ballavano sul ponte
illustri clienti:
farabutti!
Ruffiani, vecchi licenziosi,
autoviolentatori vergognosi.
I piedi battevano,
suonavano le armoniche, le fisarmoniche
fino all'alba suonavano,
ballavano il loro incivile:
Avanti! Avanti!
Divoravano, bevevano, ballavano.
Ed era uno straniero,
era uno sconosciuto,
lo guardavano di sbieco,
le spalle scrollavano,
sputavano.
L'hanno preso a parte:
parlavano, parlavano, chiedevano,
taceva.
Gli si è avvicinato rosso rossiccio:
- Chi sei tu?
Taceva.
Gli si è avvicinato un altro,
senza il naso,
pustoloso:
- Chi sei tu?
Taceva.
Gli si è avvicinato uno sornione,
ha borbottato:
- Chi sei tu?
Taceva.
Gli si è avvicinata Maddalena:
ha riconosciuto, ha detto ...
Lui ha pianto ...
Silenzio.Qualcosa sussurravano.
A terra cadevano. Piangevano.

Io da te non posso, non posso
Io da te non posso, non posso...
Vieni tu, da me, un bosco nano.
Oppure almeno un albero mandami,
di Inovlozlav bosco lontano.
Quello, sotto il quale ho abbracciato
la felicità, la felicità, bosco di Inovlozlav!
Quello, sul quale - dalla felicità, dalla felicità! -
ancora non mi sono in anticipo impiccato.

Un'attesa
Sconcertato col mio angelismo
imito (abbastanza male) un uomo.
E il cuore, proprio disumanamente rubizzo,
stringo in solitudine. Sto aspettando.
Conosco il Vangelo e la disgrazia,
di nazioni il calpestio, sussurri di donne
e la vecchiaia di parole, e di sogni la concezione,
e del vino l'odore, e il fiore sulla tomba.
E lo spirito conosco, che senza l'incarnazione
sulla terra è come un suono sordo,
e il corpo - inimmaginabile
senza la grazia e lo spirito divino.
Sto aspettando. Nella marea alta e quella bassa
ondeggia un mormorio lontano,
e giorno dopo giorno, come una bizzarria dopo l'altra,
scoppia col pianto o con la voluttà.
Scoppia con efflorescenza come le frasche,
vola via con lo stormo di colombe.
Ah! Le mie poesie sorprendenti!
Ah! La mia vita, che sarà?

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