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martedì 29 novembre 2011



Suicidio assistito per Lucio Magri

Eutanasia in Svizzera da 'un amico medico'. Tra i fondatori del Manifesto, protagonista della sinistra eretica, aveva 79 annil
"La vita gli era diventata insopportabile, sia sul piano politico sia su quello personale, specialmente dopo la scomparsa della sua compagna". Il suo giornale, "Il Manifesto", racconta cosi' l'ultima scelta di Lucio Magri, quella di andare in Svizzera per porre fine alla sua esistenza con il suicidio assistito.

Magri se ne e' andato cosi' ieri sera, a 79 anni (era nato a Ferrara il 19 agosto del 1932), venti anni dopo la fine del Pci, il 'gran partito' che nel 1970 lo aveva radiato insieme allo storico drappello de 'Il Manifesto'. Di quel gruppo dissidente (la cui diaspora poi tanto ha portato a tutta la sinistra italiana a partire da un giornale, 'Il Manifesto', e a un partito, il Pdup, il partito di unita' proletaria per il comunismo) Magri era tra i piu' intellettualmente raffinati.

Il suo ultimo atto pubblico e' stato, pochi mesi fa, proprio ricordare i venti anni dalla morte del Pci, partito a cui aveva dedicato una personalissima ricostruzione storica che prende il titolo da una poesia di Bertold Brecht: "Il sarto di Ulm". Lo aveva concluso, con fatica ma con una scrittura densa, meditata e alta, come ultimo atto d'amore verso il partito e verso la sua amatissima Mara, la compagna morta tempo fa. "Il sarto di Ulm" e' infatti un bilancio d'amore verso l'idea centrale della vita di Magri - il comunismo - e come tutti i bilanci contiene le ragioni dell'altro filtrate dalla densita' regalata dagli anni. Ma non si tratta di una autobiografia. La scelta di quel titolo non fu ne' casuale ne' senza un preciso significato: il celebre apologo di Brecht era stato evocato da Pietro Ingrao quando Achille Occhetto, nel novembre del 1989, volle 'dissociare' il Pci dal comunismo che stava crollando proprio in quelle settimane.

Il sarto di Ulm era un artigiano di nome Albert Ludwig Beblinger che gia' nel 1592 sosteneva di aver inventato un apparecchio che permetteva ad ogni essere umano di volare. Il vescovo della citta' lo invito' a provare pubblicamente la sua scoperta lanciandosi dal campanile della citta'. Lo schianto fu mortale e il vescovo sentenzio': "Mai l'uomo volerà”.

L’apologo-titolo utilizzato da magri per raccontare il contrastato amore con il comunismo era polemicamente chiaro dato che l'essere umano, tre secoli dopo l'avventura solitaria del sarto di Ulm, era riuscito a volare. Un modo per dire che se il comunismo del 'XX 'secolo, cosi' marchiato dalle stigmate del secolo, si e' schiantato al suolo, il futuro dell'ideale e di quel nome non e' esaurito con la fine di una esperienza storicamente determinata. Per raccontare questa metafora pero' Magri stila il suo personale bilancio non nei cieli delle idee o attraverso ripensamenti teorici ma riattraversando con tanti episodi, nodi, date, fatti, volti e grazie ad una rigorosa "disciplina della memoria". Si tratta di una serie di "nodi", di "biforcazioni" che se valutate adeguatamente all'epoca avrebbero evitato lo schianto del 1991.

Un esempio: nel 1962 magri si prese i duri rimbrotti dei vertici del partito per aver richiamato l'attenzione, ben prima di Pasolini, sulla forza della "rivoluzione passiva" avviata dalla diffusione del consumismo neo capitalista. Il fascino di quel complessivo bilancio che e' insieme politico ed umano e' che e' condotto in mare aperto non avendo piu' porti dove tornare, rotte da seguire, approdi da raggiungere.

Magri venne emarginato dal Pci dopo l'XI Congresso, quello del 1966 insieme a quel piccolo gruppo di giovani che ruotavano attorno a Pietro Ingrao e e che rappresentavano la 'sinistra' del partito. La sue scelte, influenzate fortemente dal contesto internazionale con l'emergere della esperienza cinese, lo portarono alla rottura insieme a Rossanda, Natoli, Pintor, Castellina ed altri. Si spese prima per la nascita del quotidiano (che era la non scontata evoluzione del mensile teorico-politico) e poi nella nascita del Pdup, fondato nel 1974. Nel 1984 tutto il partito era rientrato nel Pci. Quando nel 1991 Occhetto cambio' il Pci in Pds Magri aderi' al partito di Rifondazione comunista, fondando una piccola corrente interna. Nel giugno del 1995 la sua corrente lascio' il partito per sostenere il governo Dini e divenendo Movimento dei Comunisti italiani.

Negli ultimi tempi ai piu' intimi dichiarava solo una volonta': raggiungere Mara, l' ultima amatissima compagna della sua vita.

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