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lunedì 16 gennaio 2012

TERNI CITY ROCKERS: 10a puntata


«Tu non credere alle disgrazie,         
ma va’ loro incontro
con più coraggio.»
   (Virgilio)

QUARTO
                                                          

   Domenica 31 gennaio: EFFETTO SBALLO!
   Mauro dava una festa con tutti i suoi amici più o meno intimi, in una stanza presa in affitto sotto Palazzo Spada, sede del Comune di Terni.
   Il posto brulicava di gente di tutte le razze, sesso e credo religioso: i vecchi amici come Roby, Francesco, Roberto Rivelli, tutto lo staff degli Strangers al gran completo, i compagnoni di sbronze megagalattiche come Maurizio, Lucilla, Mauretto, Romana e Cristina (una vecchia fiamma di Roby) appena tornate dalla vecchia Inghilterra, e poi Daniele e tutta la sua nuova cricca con Barbara, Antonio, Ambra, Gianni (a proposito di questi ultimi, ricordatemi che dopo vi devo raccontare un gustoso e piccante aneddoto!), quelli del “Palazzo della Sanità” come Cesarone, Giampiero “Cri Cri”, Sandro, “Droga” (R.I.P.), Pluto, quelli del “Brillantini” e una marea dei soliti infiltrati. Possiamo dire con certezza che c’erano almeno un centinaio di persone.
   Fu una festa da vero sballo (in tutti i sensi!): musica ad altissimo volume, soprattutto heavy metal ma anche disco “skif” music, new wave, punk, rock’n’roll e il solito frocione di Ivan Cattaneo che andava per la maggiore in quel periodo. Ogni e qualsiasi cosa che sapesse girare sopra un impianto stereo con i controcaz… insomma. Il vero inno della giornata fu “Never mind the bullocks” dei Sex Pistols.
   C’era gente che fumava marijuana, c’erano un paio di coppie superarrapate che, nonostante l’andirivieni di gente, ci davano giù come Dio comanda, c’era gente che ballava senza un minimo di ritegno, come (l’ennesimo) Roberto (che ora continueremo a chiamare “Roberto il pazzo”), un tipo dai capelli lunghissimi, mezzo amico degli Strangers, che si dimenava peggio di Regan ne “L’esorcista”.
   Roby e Raffaella avevano lottato a lungo, ma alla fine avevano trovato una mezza poltrona rotta e stavano seduti, lei sulle ginocchia di lui, a farsi lunghe pomiciate, ogni tanto qualche toccatina fuori regola, o una sigaretta o un sorso di vodka lemon.
   «Te stai a divertì?» urlò Roby alla sua ragazza.
   «Si! Si! Ma ce sta un casino della miseria con tutta ‘sta gente!» urlò lei cercando di sovrastare quell’assordante rombare della musica.
   «Tu guarda quanta gente… io penso che la metà manco li conosco e non li conosce manco Mauro… eppoi ce stanno metallari, fricchettoni, simpatizzanti de destra, quelli dell’ultra sinistra, boy scout, menefreghisti, fiji de papà e fiji de puttana… sembra quasi de èsse al Parlamento della Camera dei Deputati…»
   Lei rise a quella battutina leggera e questo inorgoglì Roby: non era facile farla sorridere con quella sua aria perennemente malinconica.
   Ad un certo punto, nella saletta irruppe il festeggiato, con una canna in mano: «Volete fumà?» disse girando la testa a destra e a sinistra con fare circospetto, quasi s’aspettasse un’irruzione della Polizia o della Digos.
   «Si, io si!» rispose Raffaella e Roby rimase sconvolto: sia lei che lui fumano regolarmente le sigarette normali, ma non s’aspettava di vederla fumare hascisc.
   «Sai, non è la prima volta…» disse rivolgendosi al suo ragazzo «ho già fumato quest’estate a Alba Adriatica, con Angelo, un mio amico di Pescara… non ci vedo niente di male a fare qualche tiro di spinello ogni tanto, non sei d’accordo?»
   «Mica tanto… e se poi ti prendi il vizio? Non voglio che la mia ragazza si droghi!»
   «E dai, non fare il moralista… fai un tiro pure tu!» e passò la canna a Roby che non sapeva cosa fare.
   «Ehi, non t’ho mica detto de fatte ‘na pera! Dai, prova… voglio che tu provi le mie stesse sensazioni… e poi mi saprai dire!» e Roby, suo malgrado, e per far piacere alla sua girl, provò per la prima volta uno spinello, ma non ci trovò alcunché di straordinario, a parte un senso di “impastamento della saliva nel cavo orale”. Ridiede la canna a Raffaella, e rimase letteralmente a bocca aperta nel vedere con quale dedizione lei fumava, e cominciò a convincersi che questa storia non sarebbe durata a lungo.

   Dopo un po’ uscirono fuori, per cercare di respirare aria pura; (come se a Terni, con tutti gli scarichi industriali, ci sia aria pulita!) che là dentro tra fumo e “smog” non si respirava più. Passarono davanti a Gianni e Barbara che stavano a trombare di brutto davanti a tutti: «Kazzo!» fece Roby «Ma tu guardi ‘sti porci… e poi lui non era frocio?»
   «Sarà bisessuale…» rispose Raffaella.
   Passeggiarono per il centro, mano nella mano; incontrarono un’amica di lei, una certa Monica, una con la puzza sotto il naso (ma del resto, il 99,99% degli studenti del Classico avevano la puzza sotto il naso…) che a Roby non piacque per niente, ma tanto non è che ci doveva uscire insieme… quella sarebbe stata l’unica volta che ci avrebbe parlato.
   Si fecero un bel gelato da “Pazzaglia” con limone, fragola e pistacchio, e poi l’accompagnò a prendere l’autobus, nel solito posto, ma prima che lei salisse, lui aprì veramente il suo cuore:
   «Senti Raffaella, sono appena due giorni che stiamo insieme, ma io ti amo più di ogni altra cosa al mondo! Sei la persona più importante della mia vita, e non scherzo! Amo le tue labbra, amo i tuoi capelli e quel tuo modo di fare. Mi piacerebbe conoscere tua nonna, e anche tuo fratello e, perché no, anche tuo padre…»
   «Ma non se ne parla nemmeno! Mio padre mi uccide se porto a casa un ragazzo! Lui pensa ancora che io sia una bambina e non si rende conto che sto crescendo. Anche se è ancora giovane, c’ha 42 anni, ha una mentalità antica, non è come il papà di Paola. No, penso che non sia il caso che tu venga a casa mia, non ancora. Gli ho detto che frequento un ragazzo di Terni… si è un po’ incazzato, ma alla fine mi ha detto che posso continuare ad uscire con lui, basta che non mi ci vede insieme…»
   «Ah… bene, bene… dicevo così per dire…» e non tornò più sull’argomento, però ci rimase molto male; vabbé che c’aveva solo 22 anni (neanche compiuti), e che lei era ancora minorenne, anche se più grande della sua età: probabilmente il fatto che aveva perso sua madre giovanissima, l’aveva fatta crescere oltre il dovuto, ma il nostro Roby si sentiva addosso il potere di sopportare quel peso che poteva diventare molto importante; e poi, quanti giovani a 22 anni sono già sposati e con prole, anche se la maggior parte per… disguidi tecnici?

Dal diario di Roby D. – 1 febbraio 1982 – ore 20,30

«Caro Roberto, ti ringrazio moltissimo per tutto ciò che hai scritto su di me. Sono felice di essere importante per te. Leggendo le tue poesie e tutto ciò che hai scritto, ho imparato a conoscerti un po’, e dopo aver letto, sono ancora più convinta di quanto tu sia sensibile e dolce. Non posso dire di amarti ancora, comunque ti voglio bene e sto bene con te. Ti ho detto ciò perché preferisco essere sincera, e per continuare ad esserlo, voglio dirti anche un’altra cosa: ti ho già parlato di Angelo, ma molto superficialmente. Beh, ci sono alcune cose che devi sapere. Io mi sono affezionata subito a lui e gli ho voluto veramente bene. Ora sto attraversando un periodo critico, perché m’importa di te, ma non ho dimenticato del tutto Angelo. Non dispiacerti per questo, passerà, anzi, penso che stia già passando. Ricordati, comunque, che non ti sto prendendo in giro e non lo farò mai. Devi solo avere pazienza e cercare di aiutarmi. Ieri sono stata molto bene alla festa e ti ringrazio per questo. All’inizio ero un po’ triste, perché… non lo so nemmeno io, poi comunque con te vicino ho riacquistato l’allegria e sono stata bene di brutto. Grazie. Non credo di essere così eccezionale come dici; sono piena di difetti e non so proprio come possa piacerti. Ti ringrazio, comunque, per l’affetto che mi dai e che spero di riuscire a ricambiare in pieno. Sei eccezionale!!! Raffaella. P.S. Ti voglio bene.

   Roby lesse d’un fiato le parole scritte da Raffaella sul suo diario, ma non poteva dire che quelle parole lo rendevano felice; certo, per il fatto che la conosceva da così poco tempo, non poteva pretendere che lei lo amasse veramente, probabilmente neanche lui l’amava come diceva, erano pensieri arrivati lì più che altro per le varie situazioni che si erano andate a creare. Però si era molto affezionato e già da questo poteva pretendere qualcosa da lei, una ragione che gli permettesse di portare avanti questa storia d’amore nel migliore dei modi, senza continui sbalzi di pressione o di umore.
   Ci stava bene insieme, e questo era l’importante: l’amore e la passione sarebbero venuti dopo, non c’era fretta, e poi lui aveva una pazienza biblica, e già il fatto di avere una ragazza tutta per sé, gli dava un’aurea mistica e lo faceva viaggiare a dieci metri d’altezza sopra una nuvoletta color rosa.
   Furono giorni molto intensi, appassionanti, pieni di gioia e di voglia di vivere per Roby, ma credo anche per Raffaella; dopotutto anche per lei, lui era il primo vero ragazzo, la prima vera storia d’amore (si scrive così?), non era un’infatuazione tra quindicenni sbarbati e con i brufoloni sul viso: questa era una stupida e lurida storia d’amore! (Thank you Antonello per la frase!)

Dal diario di Roby D. – 2 febbraio 1982 – ore 23,10

«E con oggi sono quattro giorni! Quattro giorni che stiamo insieme! Sono felice di tutto, ogni cosa mi rende felice, anche quando mia madre s’incazza, sono felice! W l’amore! Questa notte è splendida, come te. Anche se tu non lo sei ancora del tutto, io ho perso completamente la testa e sono certo che, col tempo, anche tu riuscirai ad amarmi come io ti amo. Sei molto importante per me, mio dolcissimo amore (ma quante cazzate si riescono a dire in poche righe!). Vorrei dirti tante cose, ma quando sono con te, la mia mente si svuota. Starei ore intere ad abbracciarti e a coprirti di baci. Domenica, alla festa di Mauro, avrei voluto fare l’amore, ma non volevo che finisse come con Francesca. Non voglio perderti e, forse se avessi seguito il mio istinto, non starei qui a scriverti quanto ti amo. Tu sei molto timida (perché, tu no?), e sono convinto che, almeno per adesso, non me lo chiederesti mai; però vorrei che anche tu lo volessi (oh, my God!) come lo desidero io. Ti ripeto che non voglio perderti e finché non sarai sicura, io non te lo chiederò. Per ora mi basta averti vicino, toccarti il viso, carezzarti i capelli, baciarti quelle labbra meravigliose (che puzzano un po’ di fumo… ah! ah! ah!) e non chiedo altro. Ma c’è una cosa, però, che vorrei: vorrei che tu fossi un po’ più aperta con me. Io sono un ragazzo difficile, come ti ho già detto, ma so essere dolce e mi sembra di avertelo dimostrato. Vorrei parlare di più con te, dirti tante cose… di noi due, di ciò che stiamo facendo, se per te è importante quello che stiamo cercando di costruire (ma sentitelo… sembra quasi che le stia chiedendo di sposarlo!). Pian piano che il tempo passa, sto conoscendoti sempre di più, e mi accorgo di quanto stai diventando importante per me. Non ho trovato difetti in te, come tu dici di avere. Sei bellissima, sei dolcissima, sei stupenda e non sono cose senza senso quelle che sto scrivendo: me le sta suggerendo il mio cuore! Buonanotte, mio piccolo fiorellino, buonanotte, amore mio.. e sognami!»
(un unico commento: P I E T O S O !!!)

Dal diario di Roby D. – 3 febbraio 1982 – ore 22,35

«Anche oggi sarà un pomeriggio senza te. Spero solo che sia come ieri, almeno riuscirò a sopravvivere fino a stasera. Ormai siamo arrivati al 5° giorno e devo dire che, a parte sabato scorso, sono stati tutti bellissimi con te. Sono rimasto sorpreso nel leggere ciò che hai scritto due pagine fa. Sono contento che tu la pensi così. Non pretendevo certo che sin dall’inizio del nostro rapporto, tu mi avessi dimostrato il tuo amore, anche perché, ci conoscevamo molto poco, e poi anche il mio carattere ingordo non poteva pretendere tutto subito. L’importante è che tu mi voglia almeno un po’ di bene. Col tempo, e tutto dipenderà sia da te che da me, imparerai ad amarmi. Lo spero con tutto il cuore, perché ho veramente bisogno di te. Ed è inutile che continui a ripetermi che sei brutta, perché per me rimarrai la più bella di tutte. Ti amo Raffaella, e spero che un giorno anche tu me lo scriva, grande grande, su queste pagine. Ti amo e non mi stancherò mai di amarti, anche se un giorno (spero tanto di no) dovessi perderti. Grazie di tutto. Ti amo. Tuo Roberto.
(c’è bisogno di commentare?)

(dai, facciamoci male come dei luridi masochisti… continuiamo su questa strada intrapresa da un paio di pagine…)

Dal diario di Roby D. – 4 febbraio 1982 – ore 22,00

«Oggi sono stato bene di brutto. All’inizio ti sentivo diversa, distaccata, come se volessi dirmi qualcosa ma che non osavi dire. Poi, piano piano, sei tornata la Raffaella di sempre, malgrado i capelli corti, e anche in me è tornato il sorriso. Al cinema, poi, ho passato due ore stupende, a parte quegli stronzi di Mauro, Paola, Fausto e Mary che continuavano a romperci le scatole con i loro consigli… Sono stato benissimo, perché ti sentivo partecipe, ti ho sentita veramente mia. Spero con tutto il cuore che anche tu cominci ad amarmi. Io sto cercando in tutti i modi di aiutarti ad uscire dalla crisi, e sono sicuro che ci riuscirò, basta che tu lo voglia veramente. Anche oggi avrei voluto fare l’amore con te, ma l’ambiente mi sembrava poco adatto. Spero si presenti l’occasione in un futuro molto vicino, e penso che quel giorno sarà un giorno meraviglioso, come te, come il sole che illumina i tuoi occhi, come le tue labbra che fremono quando si avvicinano alle mie. Ti amo. Roberto.»

   O-ho… sentite… basta… m’avete rotto quelli che se chiamano… come? Ancora non è finita? C’è un’altra pagina di diario? Ah, l’ha scritta lei… va beh… se proprio ci vogliamo fare male…

Dal diario di Roby D. – 6 febbraio 1982 – ore 20,00

«Dolcissimo Roberto, grazie ancora una volta per tutto. Anche oggi sono stata molto bene, ogni volta che sto con te sto bene, sono sempre allegra, cosa che non succede quando sono sola, perché sono quasi sempre triste. Se sono sola, infatti, passo moltissimo tempo a pensare e non posso fare a meno di ricordare, di pensare ad Angelo e a te. A questo punto divento triste perché non so cosa fare, perché mi dispiace pensare ad Angelo, sembra quasi che a te non voglia bene, invece non è affatto vero, perché te ne voglio. Non mi va comunque di abbandonare Angelo, perché penso che in questo momento abbia bisogno di me ed io voglio cercare di aiutarlo, se non altro come amica, spero che tu capisca. Sto ascoltando la cassetta che mi hai dato tu, è eccezionale, nel frattempo sto anche cercando di non far bruciare la cena, ma invano, sta bruciando tutto. Anch’io sono stata molto bene al cinema. Sai, l’altro ieri se ci fossimo trovati in un altro posto forse avrei fatto l’amore con te, dico forse perché ho un po’ paura e non so se ci riuscirò a superare questa mia paura. Continuo a scrivere dopo cena, dopo aver lavato i capelli (che sono peggio di prima).
Sto ascoltando di nuovo la cassetta e sto pensando al nostro rapporto; sto cercando di riuscire a capire quello che provo realmente per te, se si tratta di amore, se è solo affetto oppure attrazione fisica. Riflettendo sono arrivata a dire che non è amore nel vero senso della parola ma affetto sicuramente. Vorrei tanto scriverti “ti amo”, ma preferisco scriverti “ti voglio bene”. Forse hai ragione tu, forse ti amo già, ma non me ne rendo conto, o meglio, non voglio rendermene conto per paura di sbagliarmi e darti una delusione. Prima di dirti “ti amo” voglio essere veramente sicura. Scusa se ho fatto dei discorsi un po’ contorti, se preferisci ne parliamo a voce, cercherò di spiegarti meglio. Spero che domani vada tutto bene e troviamo qualcosa di bello da fare. Ciao e buonanotte. Raffaella.


  Io direi di lasciar perdere questi svenevoli atti d’amor platonico, e andare avanti con questa storia di un paio di mesi, tanto quello che successe tutti ve lo immaginate, no?
   Ma cosa avete capito! In quei due mesi, questi due nostri piccioncini, non sono andati mai oltre baci, le carezze e qualche toccatina più approfondita, tipo quando, nella camera di Paola, un pomeriggio che questa stava a letto con l’influenza, hanno cominciato a toccarsi… diciamo più intimamente, fino a quando il portone di casa si aprì e arrivò la mamma di Paola, e tra un fuggi fuggi generale, Roby rimase a bocca asciutta (ma con il ditino profumato. Di che? Su, andiamo, non mi fate dire cose che i minorenni non possono leggere…) mentre Mauro almeno qualcosa di più “zozzone” l’aveva fatto.
   Sentendo Roby qualche tempo fa, gli chiesi come mai non ci provò sul serio, voglio dire, a fare del sesso con lei. Se le voleva bene e se anche lei ne voleva a lui, come mai non sono andati (per il momento) a letto insieme?
   «Vedi» mi disse Roby «io ho voluto molto bene a Raffaella. Credo che dopo mia moglie, sia stata la ragazza a cui ho voluto più bene in vita mia. Forse l’ho anche amata, a modo mio. Di sicuro mi ci ero affezionato molto, ma i fatti che accaddero in quel periodo, mi fecero prendere le distanze da lei, inconsapevolmente, anche se lei non se n’è mai accorta, o se n’è accorta ma non me l’ha mai fatto capire. Il fatto di vederla fumare quello spinello come un tossico qualunque, mi fece pensare a tre cose: o c’ho una grossa forza di volontà e un’enorme capacità di persuasione e faccio troncare la situazione quasi sul nascere (non la presi in considerazione perché l’avrei persa subito dopo qualche giorno e questo non mi andava), oppure prendo il coraggio a due mani, cambio radicalmente il mio modo di pensare e di agire e il carattere mite, la butto su un divano e me la sbatto come una qualsiasi puttana (ma non ne avrei mai avuto il coraggio), oppure tiro avanti così, e quel che deve succedere che succeda. E fu questa la mia decisione finale. Al momento mi pentii, ma col passare degli anni e delle situazioni e dei pettegolezzi sconcertanti riguardanti Raffaella, credo di aver agito nel modo più giusto!»

   Scusate un attimo se m’intrometto… ma non vi avevo chiesto di ricordarmi di raccontare quel piccolo e piccantino aneddoto riguardo quegli amici di Mauro? Va bene, siete perdonati, ma che non succeda più! Eh? Ah, già… l’aneddoto… Dunque… vuole la leggenda metropolitana degli anni ottanta che quella combriccola formata da Daniele, da Ambra, da Gianni, da Barbara, da Antonio e da qualche altro di cui non ricordo assolutamente il nome, ebbe la malaugurata idea di invitare le tre coppie all’interno degli Strangers (Mauro e Paola, Fausto e Mary, Roby e Raffaella), ad una festicciola. Sarà stato un sesto senso, ma le sei persone non accettarono l’invito. Si venne poi a sapere (ma è qui che nasce la leggenda) che quella festicciola fu a base di: alcool in quantità industriale (e fin qui tutto ok), hascisc, cocaina (qui cominciamo a non andare d’accordo) e sesso sfrenato, ma non sesso diciamo “normale”, ma donne con donne, uomini con uomini, donne di uno con un altro e via discorrendo (qui proprio non ci siamo, ma proprio per niente!)… Vabbè che i tre boys non erano proprio dei santi, ma ogni cosa ha il suo limite! Fare l’amore con una ragazza che non sia stata la loro e magari trovarsi l’uccello padulo (quello che vola all’altezza del c…) dalle parti dove non è consentito, credo, o almeno spero, che era troppo anche per le loro “larghe vedute”. O sbaglio?

1 commento:

  1. Hahahahah cristo santo Robbè, m'hai fatto ricordare cose che avevo praticamente cancellato... la festa di Mauro sotto Palazzo Spada m'è tornata in mente quando l'hai descritta, l'uscita al cinema con le ragazze, dove con Mauro davamo consigli a te e Raffaella, invece proprio non me la ricordo... me l'immagino che consigli potevamo dare!
    Paradossalmente mi ricordo invece della festa/orgia a cui non andammo (quando si parla di sesto senso) e quello che ci raccontarono dopo... Scambi di coppie, rapporti bisex... Naaa, non avrebbe fatto per noi, decisamente...
    Ricordo che vedemmo Barbara a piazza Tacito il giorno dopo quella festa, e lei mi salutò baciandomi con la lingua... davanti a Mary! Probabilmente stava ancora con la testa al festino del giorno prima, e io rischiai lo scoppio della I Guerra Mondiale della Conca Ternana... minchia, certo che a quei tempi non ne conoscevamo uno/a normale, eh...

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