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sabato 14 gennaio 2012

Il poeta del giorno: Aleksàndr Blok

Blok nacque in una famiglia di raffinati intellettuali. Alcuni dei suoi parenti erano letterati, il padre era professore di diritto a Varsavia, e il nonno materno rettore dell'Università statale di San Pietroburgo. Dopo la separazione dei genitori Blok andò a vivere con alcuni parenti dell'alta società nel nella villa di Šachmatovo, nei dintorni di Mosca, dove scoprì il pensiero filosofico dello zio Vladimir Solov'ëv e i versi di quelli che allora erano ancora dei poeti semisconosciuti, Fëdor Ivanovič Tjutčev e Afanasij Fet. Queste influenze finirono per essere fuse e rielaborate nelle armonie dei suoi primi scritti, poi raccolti nel volume Ante Lucem. Si innamorò di Ljubov (Ljuba) Mendeleeva (figlia del grande chimico Dmitrij Mendeleev) e la sposò nel 1903. In seguito lei lo coinvolse in una complessa relazione di amore-odio con il suo amico, il poeta simbolista Andrej Belyj. Blok dedicò a Ljuba un ciclo, di poesie che finirono per dargli la fama, Stichi o prekrasnoi Dame (Versi sulla bellissima dama) (1904). In quest'opera egli trasfigura sua moglie in una visione senza tempo dell'anima femminile e dell'eterno femminino (la Sophia degli antichi greci, secondo l'insegnamento di Solov'ëv).



Se ammirerò di notte la tormenta

Se ammirerò di notte la tormenta,
m'infiammerò senza potermi spegnere.
A me l'azzurra notte ha bisbigliato,
ciò che è negli occhi tuoi, ragazza bella.
Una fiaba vellosa ha bisbigliato


ed un prato incantato mi ha predetto
sul tuo conto parecchi sogni alati
sul tuo conto, mia amica misteriosa.
M' intreccerò come una ragnatela
di neve, i baci sono lunghi sogni
Sento il tuo cuore di cigno,
discerno l'ardente cuore della primavera.
L'Orsa Maggiore mi ha profetizzato,
e anche una strega, creatura del gelo,
che dentro agli occhi tuoi, ragazza bella,
sulla tua fronte c'è l'azzurra notte.

Tu mi vestirai d'argento

Tu mi vestirai d'argento,
e alla mia morte la luna spunterà - Pierrot celeste,
sorgerà il rosso pagliaccio ai quattro venti.
La morta luna è senza scampo muta,
non ha svelato nulla a nessuno.
Chiederà soltanto alla mia amica
a che scopo un tempo io l'abbia amata.
In questo sogno furioso a occhi aperti
mi capovolgerò col viso morto.
E il pagliaccio spaventerà la civetta,
tinnendo di sonagli sotto il monte...
Lo so: vecchio è il suo aspetto grinzoso
e impudico nella nudezza terrena.
Ma si leva l'ebrietà funesta
verso i cieli, l'altura, la purezza.

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