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giovedì 1 dicembre 2011

Aleister Crowley (1875 - 1/12/1947)


INNO A PAN


Nella luce godi del  dolce ardore,
 uomo! Mio uomo!
 Fuggi precipitoso dalla notte di Pan!
Iò Pan! Iò Pan !
 Vieni attraverso il mare di Sicilia e dell’Arcadia!
 Come Dioniso vagante
su per i monti in processione
con le menadi furiose
i portatori di fallo 
 il cesto mistico
 e i leopardi e i fauni
e  le ninfe e i  satiri per guardia,
sull’asinello color del latte, vieni a me,
vieni a me!
 Vieni vestito da donna con Apollo
in abito nuziale
(pastore  ed indovina)!
Vieni con Artemide, morbida terra,
e la tua coscia bianca lava, o Dio bellissimo,
 nella luna dei boschi e sopra il monte
di marmo, nell’alba della sorgente d’ambra!
Il rosso sangue della preghiera esaudita
immergi nell'altare tuo scarlatto,
nella trappola cremisi, 
l’anima della vittima spaventata
sussulta aprendo gli occhi
nel vederti sortire dal groviglio
dei cespugli, e dal tronco contorto
dell’Albero di Vita,  anima e spirito
corpo e cervello… vieni dal mare
( Iò Pan ! Iò Pan!)
Diavolo o dio, a me, a me,
mio uomo! Mio uomo!
Vieni con lo squillo acuto delle trombe
sulla collina!
Vieni con rullanti tamburi
dalla sorgente cupa!
Vieni con il flauto e la zampogna!
Non sono forse pronto?
Io, che attendo, fremo e lotto
con l’aria che non stende più i suoi rami verdi
come nido al mio corpo,
stanco di amplessi
senza estasi,
forte come un leone e come una vipera
 scattante, vieni, oh, vieni !
Sono stordito
dalla lussuria solitaria
del demone.
Tu taglia con la spada i duri ceppi,
divoratore d’ogni cosa,
procreatore d’ogni cosa  : dammi tu il dono
della visione
il risveglio
del Terzo Occhio
Aperto 
e il pegno eretto, duro, della tua nuda coscia,
e la parola di follia e mistero,
Iò Pan! Iò Pan!
Iò Pan! Iò Pan! Iò Pan Pan!
Fai quel che vuoi, come può fare un dio,
Iò Pan! Iò Pan!  
Sono sveglio
nella stretta del serpente.
L’aquila strazia con gli artigli e con il becco.
E’ il crepuscolo degli dei :
acquattate nel buio
si avvicinano le grandi bestie, Iò Pan!
Sono nato per morire
sul corno
dell’Unicorno.
Io sono Pan! Iò Pan! Iò Pan Pan! Pan!
Io sono il tuo compagno, ed il tuo sposo,
il capro del tuo gregge, ed oro e dio,
carne sulle tue ossa, e bocciolo
del tuo bastone in fiore.
Con zoccoli duri
io corro sulle rocce,
dal solstizio che si protrae
ostinato fino all’equinozio.
E deliro; io stupro e strappo e impazzo
eternamente, mondo senza fine,
giocattolo, bambina, donna, uomo
nella potenza di Pan,
Iò Pan! Iò  Pan Pan! Pan! Iò Pan!

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