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domenica 24 giugno 2012

Il poeta del giorno: JOHN KEATS

Nato a Londra il 31 ottobore 1795, John Keats è considerato una figura di primo piano del movimento romantico, grazie soprattutto alla forza della sua poesia, stilisticamente perfetta e dal grande potere evocativo. I suoi testi, con la potenza della loro sensualità riescono a dare valore trascendente alla bellezza terrena. 
Cresciuto nella tenuta di Finsbury, che il padre amministrava per conto del suocero John Jennings, John Keats è il primo di cinque figli. Dell'infanzia del poeta si sa ben poco. Amici e conoscenti ricordano il piccolo John come un tipo emotivo e rissoso, geloso della madre e protettivo verso il fratellino Tom. Si dice che avesse ereditato dalla madre il bel viso, e dal padre la bassa statura, gli occhi castani e l'onestà. 
Nel 1803 John si iscrive, insieme al fratello George, alla scuola del reverendo Clarke, a Enfield. Sarà proprio il figlio di Clarke, Charles, il primo "maestro" di Keats nella scoperta della letteratura. 
Dopo la morte del padre i fratelli Keats furono mandati a vivere dai nonni materni, John e Alice Jennings ma, dopo la morte del nonno, Alice nominò tutore dei bambini Richard Abbey, che amministrerà in modo disonestoil loro patrimonio, affossando le finanze dei fratelli. Il primo a pagarne le conseguenze fu ovviamente John, costretto a vivere in ristrettezze economiche fino alla fine dei suoi giorni (l'intera eredità fu restituita ai supersiti fratelli George e Fanny dopo che tutti gli altri, e soprattutto Abbey, furono morti). 
Nel 1811 John Keats inizia i suoi studi come apprendista medico e farmacista, per poi entrare nel 1815 come studente in medicina al Guy's Hospital, nella periferia di Londra. E' il solito Richard Abbey ad avviare John a questa carriera, che voleva vedere i fratelli Keats affermati e in grado di produrre denaro attraverso professioni stabili. 
Ma è proprio nel periodo degli studi al Guy's Hospital che John, già lettore abituale dell'"Examiner" (il periodico politico letterario di Leigh Hunt) comincia a scrivere i suoi primi versi. John affronta gli studi con successo e sembra avviato ad una buona carriera (il 25 Luglio 1817 supera un esame di medicina, e può far pratica come farmacista, chirurgo e medico), ma la letteratura prende sempre più piede nella sua vita. 
Il 5 Maggio 1816 sull'"Examiner" compare la sua prima poesia pubblicata, il sonetto "O Solitude". In ottobre John Keats scrive "On First Looking into Chapman's Homer", ed entra in amicizia col pittore Benjamin Haydon, con John Hamilton Reynolds e con Leigh Hunt, che lo cita come una promessa in un articolo sui "Giovani Poeti" pubblicato sull'"Examiner". 
Agli inizi del 1817, John si reca con Haydon a vedere i marmi del Partenone (gli Elgin Marbles) esposti al British Museum. La vista di queste opere di classica perfezione desta grande impressione in lui, tanto che queste saranno protagoniste della sua poesia (un esempio è l'"Ode su un'Urna Greca"). 
Il 3 Marzo esce la prima raccolta poetica di Keats, "Poems", edita da C. & G. Ollier. E' ormai definitivo: Keats si dedicherà interamente alla poesia. 
Alla fine di marzo si trasferisce con i fratelli a Hampstead, dove l'anno seguente conosce Fanny Brawne, l'amore della sua vita, mentre in aprile parte per una visita all'Isola di Wight, dove inizia a stendere l'"Endimione", altro suo capolavoro. E' questo l'anno in cui John Keats conosce alcuni dei suoi amici più cari: Charles Brown, forse il più caro di tutti, l'affettuoso pittore Joseph Severn, e Richard Woodhouse, che raccoglierà con devozione poesie, lettere e aneddoti sul poeta. 
In ottobre la rivista letteraria "Blackwood" inizia la sua campagna denigratoria contro la "scuola di Hunt", denominata negativamente "cockney school". Le poesie di John Keats non sono accolte con favore, e critiche ancor più pesanti riceverà l'"Endimione", a lungo stroncato dagli addetti ai lavori. 
Ma Keats va dritto per la sua strada; scrive l'"Iperone" e tutte le grandi odi che lo faranno entrare nella storia, fra le quali "To Psyche", "On Melancholy", "To a Nightingale" e "To Autumn". Vive un lungo e fecondo periodo creativo, coronato dal fidanzamento, questa volta ufficiale, con Fanny Brawne. 
Nel febbraio 1820 si manifesta il primo serio attacco del male che, ventiseienne, l'avrebbe portato alla morte: la tubercolosi. Gli attacchi sono gravi e prolungati, tanto che in estate il medico gli ordina di trasferirsi in Italia, sicuro che un clima più mite l'avrebbe aiutato. Imbarcatosi con l'amico Joseph Severn il 18 settembre, Keats giunge a Roma il 15 novembre, e prende casa al numero 26 di Piazza di Spagna. 
John è conscio del fatto che i suoi giorni sono ormai contati. Nella lettera del 30 novembre all'amico Brown scrive: "Ho la sensazione continua che la mia vita reale sia già passata, e di star quindi conducendo un'esistenza postuma...". Il 23 febbraio 1821 è l'ultimo giorno della vita di John Keats. Le sue ultime parole sono rivolte al devoto amico Severn, che lo assiste fino all'ultimo: "Severn, sollevami perché sto morendo - morirò facilmente - non spaventarti - grazie a Dio è arrivata". 
Keats viene sepolto il 26 febbraio nel Cimitero Protestante di Roma: sulla tomba, secondo la volontà del poeta, sono poste margherite.




Senza di te

Non posso esistere senza di te.
Mi dimentico di tutto tranne che di rivederti:
la mia vita sembra che si arresti lì,
non vedo più avanti.
Mi hai assorbito.
In questo momento ho la sensazione
come di dissolvermi:
sarei estremamente triste
senza la speranza di rivederti presto.
Avrei paura a staccarmi da te.
Mi hai rapito via l'anima con un potere
cui non posso resistere;
eppure potei resistere finché non ti vidi;
e anche dopo averti veduta
mi sforzai spesso di ragionare
contro le ragioni del mio amore.
Ora non ne sono più capace.
Sarebbe una pena troppo grande.
Il mio Amore è egoista.
Non posso respirare senza di te.

Che mi ami tu lo dici, ma con una voce...

Che mi ami tu lo dici, ma con una voce
più casta di quella d'una suora
che per sé sola i dolci vespri canta,
quando la campana risuona -
Su, amami davvero!

Che mi ami tu lo dici, ma con un sorriso
freddo come un'alba di penitenza,
Suora crudele di San Cupido
Devota ai giorni d'astinenza -
Su, amami davvero!

Che mi ami tu lo dici, ma le tue labbra
tinte di corallo insegnano meno gioia
dei coralli del mare -
Mai che s'imbroncino di baci -
Su, amami davvero!

Che mi ami tu lo dici, ma la tua mano
non stringe chi teneramente la stringe.
È morta come quella d'una statua.
Mentre la mia brucia di passione -
Su, amami davvero!

Su, incendiamoci di parole
e bruciandomi sorridimi - stringimi
come devono gli amanti - su, baciami.
E l'urna, poi, delle mie ceneri seppelliscila nel tuo cuore -
Su, amami davvero!

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