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venerdì 7 ottobre 2011

Sergio Solmi (1899 - 7/10/1981)

Se pur fatiche e sogni...
Se pur fatiche e sogni
e la mesta ubbidienza åme malvivo
fanno, e rare tue fronde, poesia,
un'ultima gaiezza mi soccorre
e brevemente il mio deserto illude.
Sorriso estremo, labile
zampillo d'acque che dal perso tempo
smorzato appena insorge, e i duri raggi
del dispietato sole di mia vita
fa un attimo brillare,
ultimo dono dell'avara infanzia,
questo: giocare.



Preghiera alla vita
Perché più bruci, per meglio sentirti,
perché sempre il cuor mi divida
il tuo taglio assetato di lama,
perché la notte smanioso
invano a cercarti io mi dibatta
e mi raggiunga l'alba
come una morte amica,
tregua non darmi, mia vita,
lasciami l'umiliata povertà,
le nere insonnie, le cure ed i mali.
Lasciami il delirante desiderio
che si gonfia in miraggi
e il timido sangue che s'agita ad ogni
soffio.
Perché più bruci, per meglio sentire
questo tuo bacio che torce e scolora,
ogni mia fibra consuma al tuo fuoco,
ogni pensiero soggioga ed annulla,
ogni tuo dolce, la pace e la gioia,
negami ancora.

Piogge d'aprile
A queste interminabili piogge
d'aprile, si feltrano i passi,
si sfaldano le voci, si disfà
il mondo
in una nube di suoni assorditi.
L'acqua del cielo lava le muraglie
e i sonnolenti pensieri,
come le piante, le pene antiche
schiude, ma senza bruciore.
Il corpo tracolla
adagio nel grembo del tempo
che senza illuse promesse ci guida
e i desideri nutrisce
anonimi e diffusi come foglie.
Così, senza sapere,
nell'impercettibile mutamento
a un tratto, ci distacchiamo.
Fusi in creta molle
attendiamo l'onda volubile
che ci riplasmi.
La natura riscatta i nostri errori,
mali d'un frutto suo,
ci rende alle sue rive inermi e ignudi.
E anch'io alla tua insidia gentile
ai tuoi incantevoli pianti e sospiri
m'affido,
a te che improvviso all'anima
nel nimbo piovoso mi rechi
il tuo perdono,
bella stagione.

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