Manicomio
Qui la vita di se non sa più nulla
coscienza in fondo al tutto
sprofondata di mille tese.
Qui per nude sale
il corale del Nulla, va suonando.
Qui si giunge alla quiete ed allo scampo,
al focolare, alla stanza da bimbi.
Qui d’umana minaccia non v’è traccia.
Gli occhi sbarrati che, stravolti e attoniti,
dal vuoto pendono,
tremano solo per lo spavento
cui sono scampati.
Ma in più d’uno il terrestre
ancor fa presa sui difettosi corpi.
Il giorno che dilegua
essi non vogliono lasciare.
A convulsioni s’abbandonano,
urlando dentro i bagni i loro strali,
s’accoccolano in gemiti e s’acquattano.
Ma a parecchi di loro il cielo è aperto.
La morte voci delle cose intendono
che li circondano
e la fluttuante musica del Tutto.
Parole estranee dicono talvolta,
che non si intendono.
In silenzio sorridono amichevoli
come fanno i bambini.
Dentro gli occhi rapiti,
che non hanno di corporeo più nulla,
ha sua dimora la Fortuna.
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