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sabato 15 ottobre 2011

Fazil Daglarca (1914 - 15/10/2008)

La voce dei neri nell'oscurità di Parigi
Le mie pianure erano
del tutto vuote,
bene
insieme anche con voi
avremmo trovato posto
per mille anni
le mie pianure
erano del tutto vuote,
bene
ero lungo
portavo il vostro carico,
ebbene mi avete preso
venduto, perché?
portavo il vostro carico,
ebbene
ero un cavallo?
Ci avete destato, sta bene
dato la lampada
dato il chinino, lo so
ci avete destato sta bene
perché vi prendete la mia mandria?
Erano queste mani?
Erano queste mani che attraverso le favole
Tendevo ai sogni, erano queste mani?
Piene di desiderio, piene di vivezza
Erano queste mani a dormire mentre tenevano immagini?
Piccoli mondi chiari di biglie
Erano questa mani la vita di quei mondi?
Uguale ad un gioco d'oro soffiava
Il vento di stagione tra piume d'oro.
A fare casa di terra erano queste mani
Che ora poggiano su case che sono di terra?
Davanti ai compiti di lavoro a mano
Com'era bello pensare mangiandosi le unghie.
Da quelle linee è scomparsa
Ciò che gli indovini chiamano felicità.
Dove ha ferito quel temperino da campagnolo
Modellando lo zufolo dai rami del salice...
Erano queste mani ad uccidere il passero azzurro
Per qualche goccia di sangue ch'è vittoria e coraggio?
Nascoste sotto le coperte
Erano questa mani a non amare la notte?
Si sono separate dai cari giocattoli
Han rotto quelle minuscole bottiglie.
E dopo ogni altra, ogni altra cosa
Erano queste mani ad aprirsi a Dio!

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