cuoio annodava a canapi di briglia
ficcava paglia in logore bardelle.
Bottiglie testi e chicchere di creta
lampioni a pezzi dentro ragnatele
su graticci di canne e di liane.
Con l’asino svantrato di costane
pane formaggio e vino di barile
non perdeva né fiera né mercato,
aveva un lercio fondaco
sullo stradone, detto del dannato."
Primavera che scorri in fitta pioggia
nel giro d’una luna quando ci assale noia e forte sangue
donne tentiamo dalle grosse toppe
in cima a strade per terranee case
e l’occhio accarezziamo di lascivia
mentre scirocco gonfia cirri e mare.
Tavole su due tréspiti
e paglia d’orzo lunga
dove affondai i miei sonni di fanciullo...
transitavano carri a mattutino
un ambiare di muli.
La forgia ardeva, in cielo era il Triale
intatte stelle
ed acre l’aria d’unghie bruciacchiate.
S’adombravano bestie:
bastava, a indurle a bere,
il fischio di massari incappucciati.
e paglia d’orzo lunga
dove affondai i miei sonni di fanciullo...
transitavano carri a mattutino
un ambiare di muli.
La forgia ardeva, in cielo era il Triale
intatte stelle
ed acre l’aria d’unghie bruciacchiate.
S’adombravano bestie:
bastava, a indurle a bere,
il fischio di massari incappucciati.
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