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mercoledì 30 maggio 2012

Il poeta del giorno: DAVID HERBERT LAWRENCE

Lo scrittore britannico David Herbert Richards Lawrence nasce a Eastwood (nella regione del Nottinghamshire, Inghilterra) il giorno 11 settembre 1885. Quarto figlio di Arthur John Lawrence, minatore, e Lydia Beardsall, maestra. David Herbert frequenta le scuole primarie a Eastwood e poi la High School a Nottingham. In questi anni incontra Jessie Chambers che diventa la sua migliore amica e che in seguito sarà d'ispirazione per il personaggio di Miriam nel romanzo "Figli ed amanti". 
A sedici anni il futuro scrittore inizia a lavorare a Nottingham; ben presto però una polmonite lo costringe a smettere. Inizia nel 1902 un tirocinio come insegnante presso la British School di Eastwood. Nel giugno 1905 supera l'esame di matricola all'Università di Londra e prosegue così gli studi magistrali all'Istituto Superiore Universitario di Nottingham. 
Firmandosi Jessie Chambers, pubblica il suo primo racconto - dal titolo "Preludio a un felice Natale" - il 7 settembre 1907 sul Nottinghamshire Guardian. Consegue il diploma e nel 1908 diviene maestro a Croydon, vicino Londra. 
Sulla English Review, nel mese di novembre del 1909, vengono pubblicate le prime poesie di David Herbert Lawrence. Sempre nel 1909 incontra Helen Corke, anche lei insegnante a Croydon, a cui Lawrence si ispirerà per la protagonista femminile de "Il trasgressore". 
Persa la madre nel 1910, all'inizio dell'anno seguente pubblica "Il pavone bianco", il suo primo romanzo; alla fine dello stesso anno torna a farsi presente la polmonite: Lawrence decide di dimettersi dalla sua professione di maestro. 
Verso la fine del mese di marzo del 1912 incontra Frieda, figlia del ricchissimo barone tedesco Friedrich von Richthofen, appartenente ad una delle più importanti famiglie nobiliari della Germania; Frieda è già sposata con il professore inglese Ernest Weekley. A maggio dello stesso anno Lawrence la segue in Germania; contemporaneamente viene pubblicato il suo secondo romanzo, "Il trasgressore". 
Compie una serie di viaggi in Italia con Frieda e nel frattempo pubblica la sua prima raccolta di poesie, "Poesie d'amore e altre" (1913) e il suo terzo romanzo "Figli ed amanti" (1913). 
Tornato in Inghilterra, il 13 luglio 1914 sposa Frieda la quale aveva ottenuto il divorzio dal marito. Dopo lo scoppio della Prima guerra mondiale soggiorna con la moglie in varie località inglesi, tra le quali la Cornovaglia, da dove la coppia viene espulsa nell'ottobre del 1917 per il pacifismo di lui e la nazionalità tedesca di lei. In questi anni vengono pubblicati "L'ufficiale prussiano" (dicembre 1914, prima raccolta di racconti), il quarto romanzo "L'arcobaleno" (settembre 1915), "Crepuscolo in Italia" (giugno 1916), "Amores" (luglio 1915, seconda raccolta di liriche), "Ecco! Siamo giunti a buon fine" (dicembre 1917, poesie), "Nuove poesie" (ottobre 1918) e "L'alloro" (novembre 1918). 
A partire dal mese di novembre 1919 soggiorna con la moglie in diverse località italiane tra cui Firenze, La Spezia, Spotorno, Picinisco, Ravello, Capri, Taormina e visita la Sardegna. Dopo una breve parentesi tra Germania e Austria nell'estate del 1921, torna in Italia. In questo periodo viene pubblicata la sua seconda opera teatrale "Pericoloso toccare" (maggio 1920), i romanzi "Donne innamorate" e "La ragazza perduta" (novembre 1920); il testo scolastico "Momenti della Storia europea" (marzo 1921); il primo libro di psicanalisi "La psicanalisi e l'inconscio" (maggio 1921); la raccolta di liriche "Testuggini" ed il libro di viaggio "Mare e Sardegna" (dicembre 1921). 
David Herbert Lawrence nel 1922 inizia a tradurre le opere dell'italiano Giovanni Verga. Alla fine del mese di febbraio si imbarca con la moglie da Napoli per l'India. La coppia soggiorna a Ceylon per poi spostarsi in Australia, dove Lawrence scrive il suo ottavo romanzo, "Canguro". Il viaggio prosegue passando per Nuova Zelanda, Isole Cook e Tahiti, fino a San Francisco. Il 23 marzo 1923 si trasferisce a Chapala, in Messico, dove inizia a scrivere "Il serpente piumato", quello che sarebbe stato il suo decimo romanzo. In agosto la moglie si imabarca da New York per l'Inghilterra, mentre lo scrittore si mette in viaggio per la California. Termina intanto il suo nono romanzo "Il ragazzo nella boscaglia". 
Nel mese di novembre torna a Londra per ricongiungersi con Frieda. Tra il 1922 e il 1923 vengono pubblicati il settimo romanzo "La verga d'Aronne", il secondo libro di psicanalisi "Fantasia dell'inconscio", la raccolta "Inghilterra, mia Inghilterra", tre romanzi brevi ("La coccinella", "La volpe" e "Il fantoccio scozzese"), il saggio "Studi sulla letteratura cassica americana", il romanzo "Canguro", la raccolta di liriche "Uccelli, bestie e fiori", e la traduzione di "Mastro-don Gesualdo". 
Dopo essere stato a Parigi nel gennaio del 1924, Lawrence torna in America e soggiorna prima nel Nuovo Messico e poi di nuovo in Messico dove all'inizio del 1925 termina la stesura de "Il serpente piumato". In questo periodo gli viene diagnosticata la tubercolosi. Decide di tornare in Italia per cercare un clima favorevole alla sua condizione di salute. Per un certo tempo risiede a Spotorno dove scrive il romanzo breve "La vergine e lo zingaro" che verrà pubblicato solo postumo. Di questo periodo sono "Il ragazzo nella boscaglia" e di altri due romanzi brevi "Il purosangue" e "La principessa".
Dopo la pubbicazione nel gennaio del 1926 de "Il serpente piumato", si trasferisce nella Villa Mirenda a Scandicci, nei pressi di Firenze. Qui si dedica alla pittura e alla scrittura del suo undicesimo romanzo "L'amante di Lady Chatterley", lavoro che verrà pubblicato in edizione privata nel 1928. L'ispirazione per questa storia arriva dalla relazione della moglie con un tenente, il quale diverrà il suo terzo marito. 
L'instancabile Lawrence riparte e questa volta tocca Svizzera, Germania e la Riviera francese. Di questo periodo sono il libro di viaggio "Luoghi etruschi", il romanzo breve "L'uomo che era morto", il lavoro teatrale "David" e "Mattinate al Messico". 
Le furiose polemiche e scandali scatenati da "L'amante di Lady Chatterley" a causa dell'audacia del linguaggio in cui descrive la vita sessuale dei personaggi, e la conseguente censura, inducono l'inglese nel marzo del 1929 a scrivere un pamphlet esplicativo dal titolo "A proposito dell'amante di Lady Chatterley"; lo scrive mentre è a Parigi, sofferente, a causa dell'aggravarsi della tubercolosi. 
Scrive il suo ultimo libro, "Apocalisse", nel settembre del 1929. 
All'inizio del 1930 le sue condizioni di salute si aggravano ulteriormente: viene ricoverato a Vence, ma vi rimane ben poco preferendo farsi trasferire a Villa Robermond, dove David Herbert Lawrence muore la sera del 2 marzo. Postume uscirono altre opere, tra queste "La vergine e lo zingaro", dedicato all'ormai ex consorte.




In Barca

Vedi le stelle, amore,
Ancor più chiare nell'acqua e splendenti
Di quelle sopra a noi, e più bianche
Come ninfee!
Ombre lucenti di stelle, amore:
Quante stelle sono nella tua coppa?
Quante riflesse nella tua anima?
Solo le mie, amore, le mie soltanto?
Guarda, quando i remi muovo,
Come deformate s'agitano
Le stelle, e vengon disperse!
Perfino le tue, lo vedi?
Rovesciano le stelle le acque
Acque povere, inquiete, abbandonate...!
Dici, amore, che non viene scosso il cielo
E immobili son le sue stelle?
Là! hai visto
Quella scintilla volare su di noi? Le stelle
In cielo neanche son sicure.
E di me, che sarà, amore, di me?
Cosa sarà, amore, se presto
La tua stella fosse lanciata sopra un'onda?
Sembrerebbero le tenebre un sepolcro?
Svaniresti tu, amore, svaniresti?

Gioventù vergine

Di quando in quando
Tutto m'ansima il corpo
E la vita mi appare negli occhi,
Tra essi vibrando e la bocca
Giù selvatica discende per le membra
Lasciando gli occhi miei svuotati tumultuanti
E il petto mio quieto colma d'un fremito e un calore;
E giù per le snelle ondulazioni sottostanti
Che onde diventan pesanti, di passione gonfie
E il ventre mio placido e sonnolento
All'istante ribelle si desta bramoso,
Eccitato sforzandosi e attento,
Mentre le tenere braccia abbandonate
Con forza selvaggia s'incrociano
A stringere - quel che non hanno stretto mai.
E tutto io vibro, tremo e ancora tremo
Finché la strana potenza che il corpo mi scuoteva
Non svanisce
E nobile non risorge l'ininterrotto fluire della vita
Nella durezza implacabile dei miei occhi,
Non risorge dalla bellezza solitaria del corpo mio
Esausto e insoddisfatto.

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