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mercoledì 8 febbraio 2012

Il poeta del giorno: JUAN RAMÒN JIMÉNEZ


Juan Ramòn Jiménez - Poeta spagnolo (Moguer,Huelva1881 - San JuanPuerto Rico1958). Autore dalla limpida semplicità espressiva vicina al simbolismo, nelle sue poesie associa a una raffinata ricerca lessicale  una crescente ansia metafisica che lo porta a una posizione sempre più contemplativa. Tra le sue raccolte: Platero y yo (1914; edizione completa 1917) e Animal de fondo (1949).Premio Nobel per la letteratura (1956).
Andaluso d'origine e per sensibilità, dopo aver compiuto i suoi primi studî a Siviglia, si trasferì aMadrid, dove non prese parte attiva alla vita letteraria del momento, anche se questo era particolarmente fervido e inquieto. Preferì rimanere appartato, dedicandosi a numerose letture e pubblicando le sue liriche in periodici di breve vita. I viaggi compiuti in Francia, in Svizzera e in Italiaampliarono il suo panorama spirituale e letterario; in un viaggio negli Stati Uniti sposò Zenobia Camprubí che fu anche la sua collaboratrice più vicina. Dopo la guerra civile, andò prima a Puerto Rico, poi a Cuba e a Washington in una inquieta ricerca di pace spirituale e di raccoglimento. Nel 1956 fu insignito del premio Nobel
Dopo le prime opere, Ninfeas e Almas de violetas pubblicate nel 1900, quando era molto amico di Valle Inclán, Rubén Darío e Villaespesa, J. affinerà costantemente il suo linguaggio, nella ricerca di una limpida semplicità espressiva, in tentativi più complessi e raffinati, come in Poemas mágicos y dolientes (1911) in cui è vivo il ricordo dei simbolisti che egli vedeva collegati idealmente ai mistici spagnoli e alla poesia arabo-andalusa. Si generano anche immagini che in moduli quasi impressionistici rendono le sensazioni suscitate nel poeta dalla contemplazione della natura. Ma l'amore per la parola si affina e si trasforma in un'ansia formale capace di percepire ogni più piccola vibrazione della sua spiritualità. In Diario de un poeta recién casado (1916) questa tendenza appare già manifesta, mentre una crescente ansia metafisica porta il poeta a una posizione sempre più contemplativa e schiva di rapporti umani. Fino al già citato Animal de fondo  la sua opera si fa sempre più intellettualistica ed evanescente. Lo stesso J., preoccupato sovente di illustrare a sé stesso ancor più che agli altri la sua poetica, ebbe a dire che si deve accedere al segreto più profondo e difficile per mezzo di una via chiara e retta, alludendo così all'essenzialità della sua lirica e all'insoddisfazione che essa crea in chi cerca di impossessarsi della sua più riposta intimità. È questo anche il limite maggiore della produzione di J. che nel suo accentuato intellettualismo, nel suo tentativo di spiegarsi metafisicamente e nel suo distacco dalle passioni umane diventa una forma che, pur nella sua bellezza, appare inconsistente. Oltre quelle citate si ricordano, tra le sue opere: Baladas de primavera (1910); Sonetos espirituales (1917);Eternidades (1918); Segunda antología poética (1898-1918); Piedra y cielo (1919); Belleza (1923);Poesía en prosa y verso (1902-32); Presente (1934); Canción (1936); La estación total (1946); La corriente infinita (1961).

Ristagno

L'amore, tra me e me,
è così impalpabile, così sereno, così in sé,
come l'aria invisibile,
come l'acqua invisibile, tra la luna
del cielo
e la luna del fiume.

Destino! Che albero invisibile e infinito

Destino! Che albero invisibile e infinito
dà il tuo frutto, che l'anima
a volte raccoglie, matur0?

Quali di queste idee sono i tuoi rami,
di questi sentimenti sono i tuoi fiori,
di queste canzoni sono i tuoi uccelli,
di questi sorrisi i tuoi profumi?

Cosa alimenta le tue radici?
In che modo, da dove, come in questo limone
dalla mia finestra, tu entri
nella nostra stanza più interna
e lì sfiori, dolcemente, il cuore?

Canzone

Quando le tue mani erano luna,
colsero dal giardino del cielo
i tuoi occhi, violette divine.

Che nostalgia, quando i tuoi occhi
ricordano, di notte, il loro cespo
alla luce morta delle tue mani!

Tutta la mia anima, col suo mondo,
metto nei miei occhi della terra,
per ammirarti, moglie splendida!

Non incontreranno le tue due violette
il leggiadro luogo a cui elevo
cogliendo nella mia anima l'increato?

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