Powered By Blogger

venerdì 10 febbraio 2012

Il poeta del giorno: GIUSEPPE CONTE

Poeta, narratore e saggista, Giuseppe Conte è nato ad Imperia. Ha studiato all'Università Statale di Milano laureandosi in Lettere nel 1968, con una tesi di estetica. Abbandonato l'insegnamento, è diventato consulente per la poesia dell'Editore Guanda, ed ha scritto per giornali come Stampa Sera, Mercurio (supplemento culturale di Repubblica) e Il Giornale. Ha esordito con un libro di critica nel 1972, La metafora barocca, mentre i suoi primi testi poetici sono apparsi nella celebre antologia La Parola Innamorata (1978). Con la raccolta Le Stagioni (1988) Conte ha vinto il Premio Montale. È stato redattore della rivista Il Verri ed ha collaborato con saggi di critica e teoria letteraria a riviste come Nuova Corrente, Sigma, Altri Termini, L'Altro Versante, Tema Celeste ed altre. 
I suoi interessi che si focalizzano intorno ai grandi temi del mito e della natura trovano la loro espressione più alta nei suoi primi libri, L'Ultimo Aprile Bianco, (1979) che ebbe un impatto molto forte sulla scena poetica di allora, e L'Oceano e il Ragazzo, con cui avvenne la sua consacrazione nel 1983.
Già lo stesso titolo del libro indica chiaramente il ruolo decisivo assunto dal mare nella sua poesia, ruolo in qualche misura ereditato appunto dalla ricca tradizione poetica ligure del Novecento: Mario Novaro, Sbarbaro e Montale. Ereditando gli elementi esterni dai precedenti poeti liguri, si diversifica nel significato metafisico attribuito al mare, inteso nella sua poetica, come un simbolo della forza e del mistero.
Nell’introduzione al volume L’Oceano e il Ragazzo Giorgio Ficara scrive:" il mare è una misteriosa condizione della salvezza, che ora appare come un dio e ora appare come un sogno o un enigma".
L'Oceano e il Ragazzo è stato tradotto in francese da Jean-Baptiste Para e ha vinto il premio Nelly Sachs per la migliore traduzione di poesia dell’anno (1989).
Nel 1987 viene pubblicato Equinozio d’autunno, anche in questo caso il mare assume un ruolo decisivo e come per la maggior parte delle poesie lo spunto esterno è offerto dal paesaggio ligure della riviera di Ponente, ma subito l’angolazione mitica e leggendaria di Conte si delinea con chiarezza.
Nel 1992 scrive Dialogo del poeta e del messaggero, che in pochi mesi raggiunge la seconda edizione. In questo libro è contenuto il poemetto Democrazia, in cui Conte tocca i temi e i toni della poesia civile, ma con riferimenti Whitmaniani ..
Il Primo Ottobre 1994 con un gruppo di giovani ha occupato pacificamente la Chiesa di Santa Croce a Firenze e, dopo la lettura rituale de I Sepolcri del Foscolo davanti alla tomba del poeta, ha lanciato un messaggio per la rinascita spirituale della poesia.
È l'ispiratore del movimento detto Mitomodernismo, inaugurato a Milano nel gennaio del 1995, che vuole riportare sulla scena dell'arte il mito incarnandolo nella contemporaneità.

Il poeta è da sempre appassionato di musica e di teatro: ha scritto due libretti d'opera, collaborando con musicisti come Gianni Possio e artisti come Mimmo Paladino; nell'ambito del Primo Festival del Mitomodernismoad Alassio, nell'estate del 1995, ha creato L'Iliade e il jazz, un'opera poetico-musicale, in collaborazione con il contrabbassista Dodo Goja.
Nel 1997 è uscita una sua nuova raccolta dal titolo Canti d'oriente e d'occidente.
Come traduttore, si è occupato di Blake, Shelley, Whitman e D.H.Lawrence, che considera i punti salienti della propria personale tradizione, insieme a Goethe, Foscolo e i poeti liguri del Novecento.
È profondamente interessato alla poesia americana contemporanea e alla spiritualità degli Indiani d'America.
Definito da Le Monde "Grande viaggiatore", Conte da anni si muove per poetry readings, conferenze, o semplicemente per il piacere di muoversi e inseguire i propri miti, dal Marocco all'Indonesia, dall'Irlanda all'India. Ha letto poesie in Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna, Svizzera, Olanda, Svezia, Russia, Algeria, Sud Africa e negli Stati Uniti.
L’ultimo romanzo con cui si è cimentato, Il Terzo Ufficiale affronta un grande genere, quello del "romanzo storico-romantico". Una vicenda avventurosa che si svolge nel 1789 e che mostra per la prima volta in un'opera italiana il volto europeo della tratta degli schiavi. Un intreccio che Conte tratta con il piglio sicuro del narratore e con minuziosa documentazione storico-antropologica, non rinunciando per altro a un vibrante spirito civile e soprattutto a un profilo alto di scrittura, alla propria natura fondamentale di poeta, artista della parola.



Le stagioni della terra

Ci pensi, non ho mai piantato un albero,
non ho mai avuto un figlio.
Tanto assomiglio al mare,
solitario, sterile.
Né un crespo cipresso, né un salice
umido e lento, né un’euforbia
diramata a delta, né un pesco
né un susino né un melo
ho mai fatto crescere, né un ramo
rosa o candido a marzo, né un piccolo
di uomo.
Come l’onda percuote la riva
senza fecondarla, senza lasciarvi
altro che alghe  e consunte radici
così –non lo dici ?- io percuoto
la vita.
Eppure l’ho amata, la
terra, ti ho amata.



Sono qui seduto su un tappeto 

Sono qui seduto su un tappeto
di foglie e fiori di primavera
e il mio silenzio è una preghiera
ed ho con me la coppa e il vino.
Se la mia Amata fosse vicino
se la sua bocca lucente fosse qui.
Il profumo dei suoi baci
è più dolce del gelsomino.
Dicono che sono saggio perché
conosco tutte le parole di Dio
e so che il suo volto non si vede
ma a tutti i roseti concede
la sua porpora  e il suo fuoco.
Ma io sono saggio perché bevo ,gioco
canto mentre il tempo ci rapina.
Quante rose si apriranno stamattina
e quante ne cadranno domani
o sotto le raffiche degli  uragani
avvizziranno. Il tempo ci affratella
noi che ci muoviamo sotto lo stesso cielo.
Non è la stessa per noi tutti quella
luna che sembra una melagrana
staccata lentamente dal suo ramo?
Ma io sono saggio perché amo.

Nessun commento:

Posta un commento