Stéphane Mallarmé
Stéphane Étienne Mallarmé (Parigi, 18 marzo 1842 – Valvins, 9 settembre 1898) è stato unpoeta francese.
Perde la madre nel 1847 e viene affidato ai nonni. Messo in collegio dal 1852, si dimostrerà essere un allievo mediocre, e gli sarà vietata l'iscrizione dal 1855. Convittore al liceo di Sens, verrà profondamente segnato dalla morte della sorella Maria nel 1857. In questa stessa epoca, comporrà i suoi primi poemi adolescenziali, raccolti in Entre quatre murs (Tra quattro mura), testi ancora fortemente ispirati da Victor Hugo, Théodore de Banville o ancoraThéophile Gautier. La scoperta de I fiori del male di Charles Baudelairenel 1860 sarà per lui importante e influenzerà le sue prime opere adulte. Quello stesso anno, entra nella vita attiva divenendo studente fuori corso a Sens, "primo passo nell'abbrutimento", a suo avviso. Nel1862, alcuni suoi poemi appariranno in diverse riviste. Conosce una giovane governante tedesca a Sens, e lascerà il suo lavoro per stabilirsi a Londra con lei, con l'intenzione di divenire professore d'inglese.
Riformato al servizio di leva nel 1863, sposa Maria a Londra e ottiene in settembre l'abilitazione all'insegnamento dell'inglese. Sempre in settembre, viene nominato titolare di cattedra al liceo di Tournon, dove si sente in esilio. Non smette in questo periodo di comporre i suoi poemi, come Les fleurs, Angoisse, «Las d'un amer repos...(stanco di un amaro riposo)» . Durante l'estate del 1864, incontra a Avignone ifélibres, poeti di lingua provenzale: Théodore Aubanel, Joseph Roumanille e Frédéric Mistral, con cui manterrà una corrispondenza. La figlia Geneviève nascerà a Tournon in questo periodo.
L'anno successivo comporrà Il pomeriggio di un fauno (L'après-midi d'un faune), che spererà di veder rappresentato al Teatro Francese, ma che gli verrà rifiutato. Si crea delle amicizie nell'ambiente letterario parigino, particolarmente con Leconte de Lisle e José-Maria de Heredia.
Fu autore di un corpus alquanto ristretto di opere in versi e in prosa, attraverso le quali ha nondimeno rivoluzionato il linguaggio poetico moderno. Ciò grazie a uno stile innovativo, denso ed ermetico, in cui la parola poetica si carica di forti istanze evocative e conoscitive. Lavorò come insegnante di inglese e trascorse buona parte della vita in modeste condizioni economiche, pur essendo riconosciuto col tempo come il Maestro del simbolismo francese, al punto che vari scrittori quali Huysmans, Villiers, Laforgue, Valéry o il giovane Gide gli tributarono un'ammirazione che spesso sfociò nell'omaggio o nel plagio.
Si ricorda in proposito il suo piccolo salotto della rue de Rome, dove si svolgevano, il martedì, regolari incontri con amici poeti e artisti per discutere di poesia, pittura, musica e filosofia.
Le sue prime poesie (1862-1865) risentono del modello rappresentato dall'opera di Charles Baudelaire: si trova infatti in esse il tema dell'opposizione tra la contingenza, ovvero la vita materiale (quel disgusto del quotidiano che Baudelaire chiamava "spleen"), e l'"ideale", rappresentato dalla Bellezza, e in particolare dall'Opera d'arte. Il suo stile fine secolo, d'altro canto, anticipava molte delle fusioni tra poesia e altre arti che stavano per sbocciare nelle scuoledadaiste, surrealiste e futuriste, dove si esploravano le tensioni tra le parole stesse e il modo in cui esse erano esposte sulla pagina.
Ma, mentre molti di questi lavori, a lui posteriori, riguardavano principalmente la forma, le opere di Mallarmé erano più generalmente interessate all'interazione tra stile e contenuto. Questo è particolarmente evidente nel suo altamente innovativo poema Un coup de dés jamais n'abolira le hasard ('Un tiro di dadi mai abolirà il caso',1897), il suo ultimo lavoro importante.
Brezza marina
Come è triste la carne... E ho letto tutti i libri!Fuggire! Laggiù fuggire!Ho udito il canto degli uccelli ebbri tra l'ignota schiuma e i cieli.Nulla, neppure gli antichi giardini riflessi negli occhi,Potrà Trattenere il mio cuore che si immerge nel mare.O notti! Neppure il deserto chiarore della mia lampadaSul foglio ancora intatto, difeso dal suo chiarore,E neppure la giovane donna che nutre il suo bambino.Partirò! Nave che culli le tue veleLeva l'ancora verso un'esotica natura!Una Noia crede ancora, desolata da speranze crudeli,ai fazzoletti agitati nell'ultimo addio.E forse gli alberi che attirano la tempestail vento farà inclinare sui naufragiPerduti, senz'alberi, lontani da fertili isole...Ma ascolta, mio cuore mio, il canto dei marinai!
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