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giovedì 2 febbraio 2012

Il poeta del giorno: VICENTE ALEIXANDRE


Vicente Aleixandre, grande poeta spagnolo appartenente alla «generazione del ‘27»,  nacque a Siviglia il 26 aprile del 1898. Figlio di un ingegnere ferroviario, trascorse l’infanzia a Málaga per trasferirsi nel 1909 a Madrid ove si laureò in Legge nel 1920, divenendo poi assistente universitario.Una grave malattia (una nefrite tubercolare) l’obbligò nel 1925 a lasciare l’insegnamento e a iniziare una vita ritiratissima, impedendogli di partecipare alle importanti vicende storiche della Spagna di quegli anni. La sua casa di Madrid, una piccola villa nei sobborghi del nord della città, divenne «la casa della poesia e dell’amicizia», costituendo il centro di raccolta di poeti e intellettuali del tempo. Nel 1932 fu operato per la rimozione di un rene malato. A differenza di molti altri poeti che abbandonarono la Spagna durante la Guerra Civile, fu costretto dalla salute a rimanere sul posto e, non potendo agire attivamente, collaborò con la rivista rivoluzionaria “Hora de España”; dal 1936 al 1944 la sua poesia fu messa al bando e non poté pubblicare per un lungo periodo. Nel 1949 fu chiamato a far parte dell’Accademia Reale Spagnola. I critici, che gli attribuirono numerosi premi, lo hanno considerato ora un esistenzialista, ora un neoromantico ricco di panteismo mistico, ora un surrealista non canonico influenzato dalle teorie freudiane del subconscio.
Ispirato dall’andaluso Juan Ramòn Jiménez (1881-1958) - la figura più rilevante del Modernismo spagnolo (una corrente che rappresentò la dura reazione della poesia ispanica al sentimentalismo enfatico dell’Ottocento) - e dal poeta nicaraguense Rubén Darío (1867-1916), fu considerato il «maestro del verso libero». Nel 1928 esordì col libro di poesie “Ambito (Ámbito)” dedicato ai radiosi paesaggi di Málaga, cui seguirono: “Spade come labbra (Espadas come labios)” (1932), ricco di liriche violente e appassionate; “La distruzione o l’amore (La destrucción o el amor)” (1935) che ottenne il Premio Nazionale di Letteratura, in cui il poeta illustrava il tema dell’identificazione dell’uomo col cosmo ritenendo la vita umana soltanto come dolore e imperfezione; e “Passione della terra (Pasión de la tierra)” (1935), costituito da poemi in prosa ricchi di lirismo che ruotavano intorno al tema dell’amore e della morte. Tutte queste opere erano improntate a un surrealismo grandioso e visionario, che si ripresentò molto più tardi in un contesto di ottimismo in “Ombra del paradiso (Sombra del paraíso)” (1944), capolavoro pieno di serena nostalgia, mentre assunse i connotati di un forte pessimismo in “Mondo in solitudine (Mundo a solas)” (1950). Queste due ultime opere ebbero grande successo e influenzarono diverse generazioni di poeti spagnoli del periodo post-bellico. Seguirono i “Poemi paradisiaci (Poemas paradisíacos)” (1952) e “Nascita ultima (Nacimiento ultimo)” (1953). Nel 1954 scrisse “Storia del cuore (Historia del corazón)”, altro testo fondamentale per la cultura spagnola che focalizzava i temi della morte, del tempo e della solidarietà umana. Seguirono “Gli incontri (Les encuentros)” (1958), ove raccolse i ritratti in prosa di alcuni personaggi del mondo letterario contemporaneo, mentre i testi lirici successivi si fecero sempre più filosofici (quasi metafisici), volti alla conoscenza della condizione dell’uomo e pieni di triste disincanto e solitudine: “In un vasto dominio (En un vasto dominio)” (1962), “Poesie della consumazione (Poemas de la consumación)” (1968) e “Dialoghi del conoscere (Diálogos de conocimiento)” (1974), nei quali si discuteva tra felicità e azione, da una parte, e desolazione e rinuncia, dall’altra parte, senza che il poeta sapesse decidersi per uno dei due partiti.
Nel 1977 Aleixandre ricevette il Nobel per la letteratura con questa motivazione: «for a creative poetic writing which illuminates man’s condition in the cosmos and in present-day society, at the same time representing the great renewal of the traditions of Spanish poetry between the wars. (Per una poetica creativa che illumina la condizione dell’uomo nel cosmo e nella società presente, rappresentando allo stesso tempo il grande rinnovamento delle tradizioni della poetica spagnola fra le guerre.)».
Aleixandre non si sposò mai e, nonostante la lunga invalidante malattia, morì a Madrid in tarda età il 10 dicembre del 1984.

LENTA UMIDITÀ

Felice ombra dei capelli
che serpeggia quando il sole è al tramonto,
simile a giunchi aperti - è tardi; fredda
umidità lasciva, quasi polvere -.
Delicata una cenere,
il grembo segreto del giunco,
serpente tenero senza veleno
di cui lo sguardo verde non fa male.
Addio. Dondola il sole
i quasi rossi, quasi verdi raggi.
La triste fronte aureolata immerge.
Umido, freddo, sapore di terra.

Unità in Lei

Corpo felice che mi fluisce tra le mani, volto amato dove contemplo il mondo, dove graziosi uccelli si specchiano fuggitivi, in volo alla regione dove nulla si oblia. La tua forma esteriore, diamante o duro rubino, lucentezza d'un sole che abbaglia tra le mie mani, cratere che m'alletta con l'intima sua musica, con quell'indecifrabile appello dei tuoi denti. Muoio perché m'avvento, perché voglio morire, perché voglio vivere nel fuoco, perché quest'aria di fuori non è mia, ma il caldo respiro che se m'accosto brucia e dora le mie labbra dal profondo. Lascia, lascia che guardi, macchiato dall'amore, arrossato il volto dalla tua vita purpurea, lascia che guardi l'ultimo clamore delle tue viscere dove muoio e rinunzio a vivere per sempre. Voglio amore o la morte, voglio intero morire, voglio essere te, il tuo sangue, questa lava ruggente che irrigando racchiusa le belle membra estreme sente così i leggiadri limiti della vita. Questo bacio sulle tue labbra come indugio di spina, come un mare che volò divenuto uno specchio, come luccichio d'un'ala, è ancora mani, un ritornare dei tuoi fruscianti capelli, un crepitare della luce vendicatrice, luce o spada mortale che sul mio collo minaccia, ma che giammai distruggerà questa unità del mondo.



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