Nato da famiglia di religione drusa nel 1939 a Zarqa’, Samih al-Qasim, ha vissuto in Galilea e studiato a Nazareth. Insieme a Mahmud Darwish e Tawfiq Zayyad ha aderito al Partito Comunista Israeliano (Rakah), è stato più volte imprigionato e assegnato a residenza coatta, nonché allontanato dall’insegnamento, a partire dall’occupazione israeliana del 1967. Ha pubblicato raccolte di poesie in Siria e Libano. Tradotto in più lingue europee, è stato incluso con Darwish e Zayyad nella prima antologia di letteratura della Resistenza palestinese, curata nel 1968 a Beirut da Ghassan Kanafani.
Samih al Qasim è sicuramente uno dei più famosi poeti palestinesi in patria e all’estero.
Diverse sue poesie nazionalistiche sono state messe in musica.
È direttore del giornale arabo-israeliano "Koull El Arab".
Nel 1999 ha preso parte a "Napolipoesia. Incontri internazionali".
UNA VECCHIA CANZONE
Fra i mughetti del campo
uno scialle per il mio Amato scelgo,
ma il campo è arato a mine nuove.
Tra le canne delle valli,
per il mio Amato un flauto,
ma nelle valli i soldati
fanno esercizi nuovi.
Scelgo dal nostro vigneto
il grappolo più bello
per offrirlo al mio Amato
ma il campo, occhi miei, recintato
hanno con fili spinati nuovi.
Amato mio, spegni la lanterna.
La morte m’hanno prorogato
a una nuova scadenza.
FINE DELLA DISCUSSIONE COL SECONDINO
Dallo spioncino della più piccola delle celle
vedo alberi che mi sorridono,
tetti affollati della mia gente,
finestre che piangono pregano per me.
Dallo spioncino – è la più piccola cella –
Vedo la tua, la più grande.
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