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venerdì 14 ottobre 2011

Gabriello Chiabrera (1552 - 14/10/1638)

Belle rose porporine

che tra spine sull'aurora non aprite,

ma ministre degli Amori bei tesori

di bei denti custodite;

dite, rose preziose, amorose,

dite, ond' è, che s'io m'affiso

nel bel guardo vivo ardente,

voi repente disciogliete un bel sorriso

È ciò forse per alta di mia vita,

che non regge alle vostr' ire

o pur è perché voi siete tutte liete,

me mirando in sul morire.

Belle rose, o feritate, o pietate

del si far la cagion sia,

io vo' dire in nuovi modi vostre lodi;

ma ridete tuttavia.

Se bel rio, se bell'auretta tra l'erbetta

sul mattin mormorando erra;

se di fiori un praticello

si fa bello, noi diciam: - Ride la terra.

Quando avvien che un zefir etto per diletto

bagni il piè nell'onde chiare,

sicché l'acqua in sull'arena scherzi appena,

noi diciam che ride il mare.

Se giammai tra fior vermigli,

se tra gigli veste l'alba un aureo velo,

e su rote di zaffiro move in giro,

noi diciam che ride il cielo.

Ben è ver: quando è giocondo ride il mondo,

ride il ciel quando è gioioso;

ben è veri ma non san poi

come voi fare un riso grazioso.

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