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lunedì 11 luglio 2011

In ricordo di GIORGIO AMBROSOLI (17/10/1933 - 11/7/1979)

AMBROSOLI Il coraggio di un borghese

Scrisse alla moglie "Paghero' l' incarico a caro prezzo, ma e' l' occasione di fare qualcosa per il Paese"

----------------------------------------------------------------- ANNIVERSARI L' avvocato liquidatore della Banca privata italiana fu ucciso la notte fra l' 11 e il 12 luglio ' 79 da un killer assoldato da Sindona. Cosa ha insegnato al Paese il suo sacrificio? AMBROSOLI Il coraggio di un borghese Scrisse alla moglie "Paghero' l' incarico a caro prezzo, ma e' l' occasione di fare qualcosa per il Paese" E' inutile chiedersi, vent' anni dopo, se il sacrificio dell' avvocato Giorgio Ambrosoli, commissario liquidatore della Banca privata italiana, assassinato a Milano la notte dell' 11 luglio 1979 da un killer di mafia venuto dagli Stati Uniti, assoldato da Michele Sindona, abbia giovato al rinnovamento del Paese. Dal 1991 in avanti sono state dedicate a Giorgio Ambrosoli strade, piazze, scuole, biblioteche in ogni regione italiana e si parla di lui a Mosca e a New York. Il suo nome non viene piu' taciuto o pronunciato con indifferenza come negli anni Ottanta, in un periodo tra i piu' foschi della storia nazionale, tra terrorismo e politica dell' impunita' e della corruzione. Ma non sembra, ancora oggi, che i principi di legalita' siano considerati il bene sommo, il presupposto del vivere civile e non sembra che la lotta contro la mafia che, con altre modalita' rispetto al passato, seguita a infestare quattro regioni italiane e ha messo radici ovunque, susciti la tensione e la considerazione che ha avuto, per un breve periodo, dopo l' estate del 1992, l' anno della morte di Falcone e di Borsellino. E non sembra, ancora, che in un clima senza fervori come il nostro, di normalizzazione e di omologazione, la piaga della corruzione, non certo rimarginata, abbia la dovuta attenzione e che i magistrati che se ne preoccupano siano agevolati nel loro difficile lavoro. Intralciati, piuttosto, presi di mira, soprattutto i piu' intelligenti e i piu' fattivi. La legalita' non pare considerata un valore, troppo spesso un inciampo alla compromissione, invece. E la politica nata dopo la caduta del Muro di Berlino e dopo lo spappolamento della vecchia classe dirigente in seguito all' inchiesta dei procuratori di Milano, nel 1992, non ha preso a modello il comportamento esemplare dell' avvocato di Milano che avrebbe potuto rappresentare una nuova linea politica, l' alleanza della parte progressista del Paese con la borghesia pulita. Una corsa al centro priva di ragione e di intelligenza e' stata ritenuta invece la formula vincente, con il risultato di allontanare dalla politica tanti uomini e donne della sinistra e di annullare le non poche energie positive che esistono. Giorgio Ambrosoli era un moderato, figlio della tradizionale borghesia milanese, per idee, stile di vita e di costume. Il suo terzogenito, Umberto, che adesso e' diventato avvocato - il bambino Beto' che dietro la porta della camera da letto dei genitori origliava e sentiva le voci registrate con le terribili minacce di morte che il padre una notte fece ascoltare alla madre - ha riconosciuto anni fa che sono stati gli uomini della sinistra, non i conservatori, a promuovere azione di giustizia e di verita' in nome del padre. L' avvocato appartiene a tutti coloro che hanno a cuore i principi della legalita' e del buon governo. Sarebbe stato facile, per lui, aver salva la vita: minuscoli cedimenti, qualche aggiustamento di rotta, abbozzare, seguire il verso del legno, qualche azione neppure visibile accompagnata da una piccola firma in calce a un foglio. All' esterno, tutto quanto avrebbe avuto l' apparenza di un atto dovuto. Solo che acconsentire agli aggiustamenti, alle mediazioni, al salvataggio della banca mandata in rovina da Sindona - piu' di cinquemila miliardi di lire di oggi - avrebbe significato violare la legge, far pagare il peso finanziario ai cittadini, i contribuenti italiani che Ambrosoli aveva il dovere di tutelare. L' avvocato fece con intransigenza il proprio dovere. Con molta semplicita' - al momento della morte non aveva ancora compiuto 46 anni e possedeva l' intelligenza per diventare un grande avvocato - disse ripetutamente di no agli ossessivi tentativi di salvataggio della banca promossi da uomini di governo in sintonia con i poteri criminali. Mentre la loggia massonica P2 faceva da regista nell' offensiva micidiale contro Ambrosoli, di continuo esterrefatto - risulta dalle sue agende - di fronte alla rivelazione delle illegalita' , delle trame, delle connivenze, dei tradimenti che hanno per protagonisti uomini di alto rango dello Stato, ministri, magistrati, banchieri. Avrebbero dovuto essere naturalmente dalla parte della legge, dalla sua parte, e invece si rivelavano nemici, alleati tra loro per vanificare la legge. Ambrosoli dice di no a quei mondi inconciliabili, non guarda in faccia nessuno. Subira' ironie, anche dopo la morte, da parte dei cinici che lo trattano da ingenuo. + un uomo della coscienza civile, detesta i compromessi, detesta anche il primato della politica inteso come dominio degli apparati e delle oligarchie dei partiti. Per lui contano soprattutto le ragioni morali, la limpida dimensione dell' esistenza, l' onesta' . Sa benissimo quale nemico implacabile si trova di fronte: quel romanzesco "genio del male" che e' l' avvocato Sindona di cui era riuscito a scoprire le trame incoffessabili e le ruberie avallate dal potere politico, ricostruendo nelle piu' infernali banche del mondo i loschi riciclaggi di denaro sporco. La lettera che scrisse alla moglie Annalori nel 1975, neppure un anno dopo la nomina - sara' ritrovata nella sua agenda dopo la morte - e' un' altra testimonianza di dirittura morale e di coraggio: " + indubbio che, in ogni caso, paghero' a molto caro prezzo l' incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perche' per me e' stata un' occasione unica di far qualcosa per il Paese ... . A quarant' anni di colpo ho fatto politica e in in nome dello Stato e non per un partito ... . Qualunque cosa succeda, comunque tu sai che cosa devi fare e sono certo saprai fare benissimo. Dovrai allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto ... . Abbiano coscienza dei loro doveri verso se stessi, verso la famiglia nel senso trascendente che io ho, verso il Paese, si chiami Italia o si chiami Europa". di CORRADO STAJANO ----------------------------------------------------------------- Gli alleati e i nemici vent' anni dopo Vent' anni sono un simbolo. "Mio nipote nascera' in settembre. Si chiamera' Giorgio". Annalori Ambrosoli non nasconde un po' di emozione. Per sua figlia Francesca non e' la prima volta (ha gia' una bimba di 20 mesi, Sofia), ma vent' anni dopo la morte di suo marito, dell' "eroe borghese", la nuova nascita acquista un valore particolare. Lei, Annalori, non si e' sottratta alle cerimonie che negli anni hanno scandito gli anniversari e ha accolto le scuse dello Stato. Ma non si e' limitata a coltivare il ricordo. Ha sviluppato un' attivita' (organizza ricevimenti), ha seguito da vicino i figli (oltre a Francesca, Filippo, che si sta laureando in architettura, e Umberto, Beto' , neodottore in legge e praticante in uno studio legale), ha conservato gli affetti di sempre. Fra questi Silvio Novembre. Braccio destro di Giorgio Ambrosoli, ha partecipato alla solitudine e all' ostinazione della sua battaglia contro l' impero di Michele Sindona. Dopo il congedo dalla Guardia di Finanza, ha lavorato alla liquidazione dell' Ambrosiano di Roberto Calvi. Oggi e' in pensione. Da poco lo Stato ha pensato a un modesto risarcimento: e' commendatore della Repubblica. Vent' anni sono la storia. E la storia ha scritto pagine assai diverse per i protagonisti di quegli anni. E oggi presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Con Mario Sarcinelli e Paolo Baffi ha difeso Bankitalia dagli assalti sindoniani che hanno portato perfino in galera il primo e risparmiato al secondo l' umiliazione solo per ragioni di eta' . Nei tribunali e' "cresciuto" il giudice "con i calzoni corti", Gherardo Colombo, che con Giuliano Turone ha trovato la lista della P2 a Castiglion Fibocchi nel marzo dell' 81. Oggi coordina il pool milanese di Mani pulite. Turone e' a Roma, in Cassazione. Nella aule della giustizia e' invece stato protagonista di una parabola particolare Guido Viola, il giudice che ha collaborato con Ambrosoli e ha dato la caccia al suo killer. In seguito ha lasciato la magistratura per diventare avvocato. + entrato nel collegio difensivo Fininvest. Dopo un patteggiamento per riciclaggio e' stato radiato dall' Ordine di Milano. Il provvedimento, in appello, non e' ancora definitivo. Sempre nei tribunali, ma dall' altra parte della "sbarra", sono stati segnati tramonti "eccellenti". Quello dell' ex leader dc Giulio Andreotti, sostenitore fino all' ultimo di Sindona, da lui definito "il salvatore della lira". Il suo declino e' scandito dalle domande dei giudici antimafia. Lontano come lui dagli allori e dal vigore di un tempo e' Licio Gelli, il capo della P2: condannato per il crac Ambrosiano, e' agli arresti domiciliari. Alterne fortune anche per i protagonisti della finanza. Ne e' sempre regista Enrico Cuccia, presidente d' onore di Mediobanca. Dopo un' esplorazione iniziale, ha dichiarato una silenziosa guerra a Sindona. Il bancarottiere ha tentato di ricattarlo e, in un incontro a New York, gli ha detto che avrebbe fatto "scomparire" Ambrosoli. Cuccia non ha pero' riferito ad alcuno delle minacce. Solo piu' tardi un suo avvocato ha sostenuto di averne invece parlato, proprio su disposizione del banchiere, ai magistrati. Ha scelto i campi da golf Paul Marcinkus, il monsignore - banchiere del Vaticano che ha collaborato con Sindona, lo ha ascoltato, ne ha seguito i consigli e i percorsi del denaro. Americano di origine lituana, e' tornato negli States: vive in pensione a Sun City. E ha lasciato i riflettori, senza abbandonare gli affari, Pier Sandro Magnoni, genero e braccio destro del bancarottiere. Le cronache finanziarie si sono di recente occupate dei uno dei suoi fratelli: Giorgio, amministratore dell' Oak fund, pedina importante nella vicenda Olivetti - Telecom. Ha fatto perdere le tracce, ma per ragioni ben diverse, anche Carlo Bordoni, il "mago dei cambi" delle banche sindoniane. Ha collaborato con la polizia americana. Protetto, e' sparito. Ha conservato infine stellette un po' sbiadite Mario Barone, ai tempi nel vertice del Banco di Roma e coinvolto nelle vicende della "lista dei 500" esportatori di valuta: oggi e' nel vertice della Ubae, la banca italo - araba. Vent' anni sono come i sogni degli anziani: popolati di morti. Sono scomparsi in circostanze misteriose Sindona e Calvi, e' deceduto tentando l' evasione il killer di Ambrosoli, William Joseph Arico. Sono morti i governatori di Bankitalia Guido Carli e Baffi, solitario rappresentante delle istituzioni ai funerali di Ambrosoli. Ed e' morto Ugo La Malfa, che piu' di ogni altro ha capito la battaglia del commissario liquidatore. Vent' anni possono negare la storia. Non sembrano passati per Luigi Cavallo, l' ex spia condannata per aver ricattato Calvi (attraverso manifesti firmati "agenzia A") su mandato di Sindona. Non ha mai abbandonato la vita da Segretissimo. Vive in Francia e l' agenzia A viaggia su Internet. Non si e' staccato infine dalle sue pratiche di avvocato civilista, Rodolfo Guzzi. Per conto di Sindona ha incontrato decine di volte Ambrosoli e Andreotti. Sostiene di aver pagato anche lui per quelle vicende (e' stato arrestato nell' 84 "per una questione che riguardava Calvi"). Dice: "Ho stimato Ambrosoli". Ma non e' andato al suo funerale: "Dopo che Sindona con un comunicato all' Ansa condanno' l' omicidio, noi legali ritenemmo di astenerci". Vent' anni dopo. di SERGIO BOCCONI ----------------------------------------------------------------- LE DATE DELLA SUA VITA * NASCE A Milano il 17 ottobre 1933. Il padre e' avvocato e lavora alla Cariplo. * SI LAUREA Nel 1958 in Diritto costituzionale, con il professor Egidio Tosato. * SI SPOSA Nel 1962, con Anna Lorenza Gorla, detta Annalori. La cerimonia ha luogo a Milano nella chiesa di San Babila. Giorgio e Annalori avranno tre figli: Francesca (1968), Filippo (1969), Umberto (1971). * IL TIROCINIO La sua seconda "universita" e' la liquidazione della finanziaria milanese Sfi, avviata il 17 febbraio 1964. * LIQUIDATORE Il 27 settembre 1974 viene nominato unico commissario liquidatore della Banca privata italiana, l' istituto di Sindona. * UCCISO L' 11 luglio 1979, a mezzanotte, il killer William Joseph Arico gli spara tre colpi al petto * IL LIBRO "Un eroe borghese", di Corrado Stajano, Einaudi 1991.

(dal Corriere della sera 11 luglio 1999)

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