Vicino a Salvador Allende, venne torturato e ucciso allo stadio di Santiago del Cile nel settembre del 1973, durante il golpe militare di Pinochet.
Vi rimase per sedici giorni, durante i quali, con mezzi di fortuna, continuò a comporre canzoni e poesie.
Quattro giorni dopo il suo arresto, gli furono prima spezzate le mani in mezzo alle grida di scherno dei militari (”Su, cantaci una canzoncina ora!”), infine, prima di essere ucciso, gli furono tagliate.
Propongo di seguito le sue ultime parole, i suoi ultimi versi per una canzone senza musica, composti prima di essere ucciso dai militari.
Canto que mal me sales
cuando tengo que cantar espanto!
Espanto como el que vivo
como el que muero, espanto,
de verme entre tanto y tantos
momentos del infinito
en que el silencio y el grito
son las metas de este canto.
Lo que veo nunca vi.
Lo que he sentido y lo que siento
hará brotar el momento…
Estadio Chile (1973)
Canto, che cattivo sapore hai
Quando devo cantar la paura!
Paura come quella che vivo,
Come quella che muoio, paura.
Di vedermi fra tanti e tanti
momenti di infinito
in cui il silenzio e il grido
sono i fini di questo canto.
Quello che vedo non l’ho mai visto.
Ciò che ho sentito e che sento
Farà sbocciare il momento.
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