Powered By Blogger

venerdì 16 settembre 2011

Giovanni Raboni (22/1/1932 - 16/9/2004)

Risanamento

Di tutto questo
non c’è più niente (o forse qualcosa
s’indovina, c’è ancora qualche strada
acciottolata a mezzo, un’osteria).
Qui, diceva mio padre, conveniva
venirci col coltello … Eh sì, il Naviglio
e a due passi, la nebbia era più forte
prima che lo coprissero … Ma quello
che hanno fatto, distruggere le case,
distruggere quartieri, qui e altrove,
a cosa serve? Il male non era
lì dentro, nelle scale, nei cortili,
nei ballatoi, lì semmai c’era umido
da prendersi un malanno. Se mio padre
fosse vivo, chiederei anche a lui: ti sembra
che serva? e il modo? A me sembra che il male
non è mai nelle cose, gli direi.

Contestazione

Una, improvvisamente
s’alza dal letto dicendo
«questo non si può fare». E s’agita, tira fuori
roba dai cassetti nella spazio impiccato
tra comò e attaccapanni, a momenti
fa cadere la lampada, il catino – e
fiera nelle sue scarpe davanti allo specchio
dove affiora la nebbia, ogni
tanto toccandoli col palmo della mana infonde
il fissatore-insetticida sui capelli.

Il cotto il vivo

Dopo dieci anni tirarli su. A Musocco
c’è bisogno di posto e il posto si fa
mettendo un morto sopra l’altro, sigillati
in un pezzo di muro. Muovere un campo dopo
[l’altro. Questo mese
il campo 49, dov’era sepolto mio padre. Non vorrai
lasciarlo davvero in questa buco
da incubo: corpo coi mattoni: finirà
che non avrai mai voglia di venire
a trovarlo. Ma lascia stare, non andrei
neanche nel cimitero di campagna
che aveva visto da vivo e credo
che gli sarebbe piaciuto. E poi adesso
chi può più dirlo. Adesso che non vuole più niente,
forse son proprio queste cose
che vuole di meno: la fragranza
dell’erba, la povertà della croce,
il nome schiarito dalla pioggia. Forse ama
di più un pezzo di muro, sente
gli spigoli giusti, le opere della malta, mischiarsi
sabbia e calce, connettersi il cotto
e il vivo, gli spigoli, le ossa dei vicini …


Nessun commento:

Posta un commento