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venerdì 30 marzo 2012

Il poeta del giorno: VLADIMIR HOLAN

Vladimír Holan ([Boemia] 19051980) è creatore di una poesia di ardue visioni interiori e di straordinaria densità metaforica. Dopo la prima raccolta di versi Il ventaglio delirante (1926) maturata con originalità di scrittura e di temi nel clima del poetismo, si tenne in disparte dalle correnti letterarie contemporanee. Fece una scelta di autoreclusione, a partire dall'ultima guerra fino alla morte, nella sua casa nell'isola di Kampa (Praga). La sua poesia è densamente intellettualistica, ricca di metafore oscure e cristalline, tesa a di stillare i nuclei metafisici del rapporto tra uomo e realtà: Trionfo della morte (1930), L'arco (1934). Dopo la guerra e l'occupazione nazista si volse verso una maggiore affabilità, raggiungendo a tratti una semplice e grandiosa eloquenza epica: Primo testamento (1940), Terezka Planetova (1944), Viaggio d'una nuvola (1945), Ringraziamento all'Unione Sovietica (1945), Requiem (1945), Soldati rossi (1956). Dopo questa parentesi H. abbandonò definitivamente i temi politici e tornò, approfondendole, alle sue ardue visioni interiori. Nel poema Una notte con Amleto (1964) gli incubi della fantasia del poeta parlano per bocca di una stralunata reincarnazione dell'eroe shakespeariano, in un frenetico sovrapporsi di tempi storici e di motivi mitici e etnologici. Negli ultimi anni ha scritto: Ma c'è la musica (1968), Un gallo a Esculapio (1970), I documenti (1976), Ovunque è silenzio (1977). Pur nel suo itinerario solitario e singolare, la poesia di H. che è una delle migliori espressioni della lirica del secolo, dimostra una spontanea contiguità con alcune costanti della poesia ceca: la tensione barocchista con i suoi possibili sbocchi surrealisti; l'ispirazione notturna che ha il massimo esempio nell'opera di Mácha e che in H. è soprattutto compresenza di morte e di vita, presenza occulta della morte come matrimonio della vita.


TI DIREI VOLENTIERI, MA NON POSSO
Ti direi 
di quelle nuvole smaltate di rosso 
come unghia finte tolte al tramonto.
Ti direi 
di quella coperta blu 
che è mare arricciato nei miei pensieri.
Ti direi
Di quella Luna pazza 
che ride alla morte dei sogni d'innocenza.

Non posso parlarti di poeti assolti 
né redimerne i versi.
Anche se il paradiso fosse verità 
non vuol dire che sia vero.
Non posso dirti di alberi sfrondati dal dolore 
né di erba che cresce la speranza.
Anche se l'inferno fosse inganno 
non vuol dire che sia falso.
Ti dico solo
cibati di vita fin quando è vera 
anche se non vuol dire che sia reale.


FEDELTÀ
Ecco che cos'è fedele: il muro che si sgretola,
ma non è da solo in questo,
poiché si sgretola anche con la statua
che in cima reca...

Come dunque dimenticare
quello che accadrà quando l'universo
che è in fuga dinanzi a se stesso
si incontrerà con se stesso!

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