Primavera sacra
Oh, da un letto
d’amore mentre
quell’eterno ospedale
faceva un’altra mossa
per lenire il corpo
incurabile e contato,
e la rovina e le sue
cause
sul mare spinato e
mitragliante
raccoglieva un
esercito
e dilagava nelle
nostre ferite e nelle case,
io mi alzo a salutare
la guerra in cui non ho cuore
ma soltanto
quell’unico buio a cui devo la mia luce,
cerco uno specchio
confessore che ne sappia di più
ma non trovo da far
risplendere
dopo la notte
lapidante di Dio
e sono percosso dal
sole, come un artefice sacro.
Nessuna lode alla
primavera,
perché è tutta
Gabriele e boscaglia raggiante
mentre il mattino
spunta felice dal rogo desolato
e la lacrima infocata
della folla
si raffredda sul muro
del pianto,
o mio prodigo padre
sole che ti sollevi
con la faretra colma
d’infanti di puro fuoco.
Ma benedetta la
grandine e il terremoto,
che ancora non si
calmano,
è sicuro solo
resistere e cantare soli
nel guscio della casa
dell’uomo
e nel materno e
vacillante edificio
della santa primavera,
anche se è solo per
l’ultima volta.
(Dylan Thomas)
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