Quando si parla di new-progressive subito si pensa a un manipolo di irriducibili, che all'inizio degli anni Ottanta non si rassegna al fatto che iGenesis non hanno più Peter Gabriel e i suoi costumi, che gli Yes cantano "Owner Of A Lonely Heart", che i Van der Graaf Generator sono scomparsi nel nulla… Quale miglior modo di supplire a questo vuoto se non cercare di imitarli? E giù con arrangiamenti pomposi, assoli di tastiere magniloquenti, album con canzoni oltre i dieci minuti, testi che parlano di menestrelli e fiabe.
Naturalmente c'è del vero in questo stereotipo, basti pensare agli esordi di IQ e Marillion, che sembrano fare a gara a chi si confonde meglio con i suoni di "Foxtrot", ma è anche vero che il progressive è da molti anni vittima di grande ostracismo da parte della critica e che le pubblicazioni di questo genere sono subito bollate come imitazioni o buffonate, anche quelle che veramente meriterebbero lodi e attenzione.
Di tutti i gruppi new-prog, i Twelfth Night sono quelli che meglio si prestano a questa opera di riesame, poiché nel loro sound non vi è traccia di imitazione o emulazione, ma soltanto quello spirito di ricerca e spregiudicata voglia di comunicare tipico del vero progressive degli anni Sessanta e Settanta.
Nel 1978 Brian Devoil, Clive Mitten e Andy Revell danno vita a una band che suona lunghi strumentali basati sulle acrobazie chitarristiche di quest'ultimo, evidentemente patito della fluidità e melodiosità di Jimmy Page. Stupisce il fatto che la tastiera sia relegata a un ruolo marginale. Il primo mini album del gruppo (Twelfth Night o Electra Tape), uscito solo in cassetta nel 1980 con l'aggiunta della cantante Electra e del tastierista Rick Battersby, è già un buon tentativo di presentare lunghe composizioni senza inutili orpelli o arrangiamenti barocchi.
La cantante lascia il gruppo poco dopo (di ufficiale c'è solo un 45 giri), e la band si dedica a una frenetica attività live, grazie alla quale si fa conoscere in città e nei dintorni; con questa formazione viene pubblicato il primo Lp del gruppo, Live At The Target, registrato senza sovraincisioni in un piccolo club e composto da quattro lunghi strumentali di grande suggestione. "Sequences", brano che occupa tutta la seconda facciata, è il vertice creativo dei primi Twelfth Night e già presenta tutti gli ingredienti della ricetta: ritmica serrata, arrangiamenti all'osso, melodicità. Manca, però, una bella voce…
Il giovane studente d'arte Geoff Mann, che seguiva la band come appassionato fin dai primi concerti, viene presto coinvolto negli allestimenti scenici, soprattutto dipingendo i fondali e preparando coreografie che accompagnassero i sognanti strumentali del gruppo; nelle riviste locali dell'epoca è possibile leggere le sue recensioni entusiastiche dei loro concerti. L'amicizia tra il gruppo e questo vulcanico artista diviene un proficuo sodalizio proprio quando la band raggiunge l'apice della sua popolarità locale. I Twelfth Night sono l'unica band di Reading a essere invitata al celebre festival cittadino nel 1981, e per l'occasione Geoff debutta come cantante, dinanzi a trentamila spettatori. La sua forza proviene da una eccezionale carica umana, da uno humour intelligente e penetrante, da una sensibilità fuori dal comune. L'incontro artistico col gruppo è micidiale, e le menti più creative del lotto - quelle di Mann, Revell e Mitten - sembrano arrivare a un connubio idilliaco.
Nonostante il parere contrario della casa discografica, i Twelfth Night realizzano un nuovo demo autoprodotto (oggi ristampato in cd) di straordinaria fattura, chiamato Smiling At Grief. Il gruppo sembra aver miracolosamente unito gli insegnamenti della new wave alla tradizioneprogressive e il risultato è a portata di mano in piccoli capolavori come "East Of Eden" e "Makes No Sense". È molto raro che si possa riscontrare un tale affiatamento in un gruppo dopo così poche settimane di collaborazione. E infatti, quando le settimane diventano mesi, le promesse diventano realtà.
Fact And Fiction, uscito alla fine del 1982, è il primo album vero e proprio del gruppo, ed è probabilmente uno dei migliori lavori progressive degli anni Ottanta. Un disco perfetto dalla prima all'ultima nota, arricchito da una grafica entusiasmante (curata dallo stesso Mann) e da testi indimenticabili. "We Are Sane", "Creepshow" e "Love Song" le tracce fondamentali, ma anche nei brani brevi come "This City" si nasconde il genio dei Twelfth Night, con ricami di basso che sembrano fuggiti da un album dei Cure, tanto sono essenziali e intensi. La prova vocale di Mann è strabiliante: durante il brano d'apertura passano quasi due minuti prima che ci si possa rendere conto di quale sia la sua voce normale, tanto è versatile la sua interpretazione. Gli spettri della Guerra fredda, l'alienazione della società capitalista, la solitudine, la follia sono i temi trattati con profondità ed emozione dai testi dell'album, che anche per questo può essere considerato una specie di "Dark Side Of The Moon" degli anni 80.
Per la prima volta il gruppo si ritrova a godere di una certa popolarità, forte anche delle recensioni positive raccolte da Fact And Fiction. Geoff Mann è indubbiamente l'unico frontman progressive capace di contendere a Fish lo scettro di animale da palco, e i concerti diventano sempre più gremiti e rodati. Il gruppo, nondimeno, continua a scrivere; intanto "Sequences" viene arricchita di un memorabile testo pacifista, mentre un altro brano lunghissimo viene composto e presentato dal vivo, "The Collector", nel cui testo di Mann, per la prima volta, fanno capolino anche precetti d'ispirazione religiosa.
I Twelfth Night sono a un passo dalla celebrità, un singolo ben confezionato ed è fatta. Ma la personalità di Geoff è troppo forte e decisa per accettare i compromessi del business musicale, al quale non è affatto interessato. Per non essere d'ostacolo agli altri membri, decisi a non lasciare nulla d'intentato pur di sfondare, Mann decide di abbandonare la band alla fine del tour. Per il concerto d'addio, immortalato nell'ottimo Live And Let Live, i suoi colleghi gli dedicano lo strumentale "The End Of the Endless Majority". Nel disco trovano spazio anche interessanti tracce inedite come "The Ceiling Speaks" e si può apprezzare l'atmosfera coinvolgente del concerto, con il pubblico che recita col gruppo i divertenti monologhi che precedono i brani.
Senza Mann, la storia dei Twelfth Night prosegue senza la fortuna sperata: il bravo cantante Andy Sears non ha lo stesso carisma e il mini-album Art And Illusion segna un arresto nel processo creativo. Una majorsi interessa al gruppo, ma anche l'album che ne segue (XII, uscito nel 1986) non può considerarsi ai livelli creativi passati. Il gruppo, poco dopo, si scioglie.
Nel frattempo Geoff è diventato un reverendo, ma non ha rinunciato a suonare (la sua produzione solista è piuttosto interessante, soprattutto gli album Psaml Enchanted Evening, I May Sing Grace e Second Chance).
Nel 1988, vista la continua richiesta dei fan, il gruppo si riunisce in studio nella formazione di Fact And Fiction per registrare "The Collector" e una nuova versione di "Love Song", poi pubblicate in Collectors Item nel 1991. Non ne seguono concerti.
L'ultimo capitolo della storia dei Twelfth Night è legato a un fatto tragico. Geoff Mann muore di cancro nel 1993. Per rendergli omaggio, il fior fiore del movimento prog, con in testa gli amici IQ, gli dedica un album di tributo, intitolato "Mannerisms", nel quale anche i Twelfth Night si riuniscono per una pregevole versione della loro "Piccadilly Square".
Da allora il seguito del gruppo viene alimentato grazie soprattutto ai forum su internet e all'opera instancabile del batterista Brian Devoil che, spinto dall'entusiasmo dei fan, pubblica periodicamente nuovi cd con registrazioni d'archivio, tirate in pochissime copie che vanno sold out in pochi minuti. E ancora, le case discografiche che ristampano gli album rimasterizzati sempre più stipati di bonus track. Ma c'è anche una pubblicazione ufficiale propriamente detta, la raccolta in due cd Voices in The Night (2007), che rende giustizia alle diverse anime del gruppo e getta un po' di luce nel periodo senza pubblicazioni. Vengono editi, infatti, per la prima volta degliouttake del periodo con Martyn Watson (fine anni 80).
Visto il successo raccolto da queste pubblicazioni, la band decide di riformarsi per alcuni concerti nel 2007. Da allora, per una manciata di date, il gruppo ripropone per intero Fact And Fiction e alcuni classici degli altri album con la formazione storica, con Andy Sears alla voce. Dal 2010, anche grazie alla pubblicazione di una biografia del gruppo chiamata Play On (accompagnata da un Dvd con tonnellate di materiale d'archivio), la band riprende l'attività live, ma con una line-up diversa, che purtroppo non comprende Andy Revell, anima del sound dei Twelfth Night: Dean Baker, Clive Mitten, Roy Keyworth, Brian Devoil, Mark Spencer, Andy Sears. Al momento il gruppo non sembra comunque intenzionato a pubblicare materiale inedito.
Sarebbe il caso di partire proprio da un disco come Fact And Fiction e dalla produzione dei Twelfth Night dei primi anni 80 per riparlare diprogressive senza il solito grumo di astio e luoghi comuni...
http://youtu.be/A-k0cM3oBjk "Kings and queens"
DISCOGRAFIA
- Live At The Target 1981
- Fact and Fiction 1982
- Live and Let Live 1984
- Art And Illusion 1984
- Twelfth Night 1986
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