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sabato 12 maggio 2012

ll poeta del giorno: MANUEL BANDEIRA


Questa epigrafe sembra particolarmente adatta a esprimere il significato più intimo della vita-opera di un poeta fra i maggiori della letteratura brasiliana, di un intellettuale coerente e vitale come pochi, di un cronista attento ai minimi fatti della vita in cui trovava poesia, sia che si trattasse di una notizia di giornale che dell'annuncio pubblicitario di una saponetta. Manuel Bandeira ha vissuto il suo tempo e l'ha saputo cogliere con partecipazione commossa e solidale, penetrando come pochi nei piccoli e grandi drammi delle persone più umili dalle quali traeva lezioni di pertinacia e coraggio.
La parabola della sua esistenza si compie in un momento di profonda trasformazione della realtà brasiliana. L'abolizione della schiavitù e la proclamazione della repubblica, rispettivamente del 1888 e 1889, sono avvenimenti recenti, destinati a incidere sull'assetto sociale, economico e politico dell'intero paese. Città come San Paolo e Rio de Janeiro crescono disordinatamente, migliaia di immigranti arrivano dalle regioni più lontane e trasformano la geografia etnica del paese, fino a quel momento stabilizzata sul trinomio indio-portoghese-africano.
L'evoluzione della sua opera accompagna queste trasformazioni, dà conto della nuova coscienza e sensibilità che sta nascendo, del desiderio diffuso di rinnovare l'arte e la letteratura, ma anche di rivoluzionare valori e strutture portanti della società. Nuova linfa vitale sarà insufflata dai modernisti del '22 che nella loro produzione letteraria e artistica cercheranno un contatto più intimo con la realtà, passando a un rigoroso vaglio critico tutta la letteratura precedente. Cambia l'approccio alle problematiche più pregnanti del paese, problematiche che verranno rivisitate alla luce di una nuova consapevolezza e maturità.
Tutto ciò si riflette in questo poeta nato il 19 aprile 1886, a Recife, nel Nordest brasiliano. A Recife egli trascorre parte dell'infanzia, rievocata poi nella sua opera con un senso pungente di nostalgia e dolcezza; un'altra parte la passerà a Rio de Janeiro, dove la famiglia si era trasferita e dove egli completerà gli studi medi e superiori. Nel 1903 parte per San Paolo per seguire il Corso di Architettura alla Scuola Politecnica Paulista, ma, ammalatosi gravemente di tubercolosi, in un'epoca in cui questa era una malattia mortale, si vide costretto ad abbandonare l'università. Da quel momento la sua vita cambia radicalmente: a causa della malattia passa dieci anni di tensione e lotta contro la morte, mesi di isolamento e di sofferenza, anni in cui si matura l'uomo e il poeta.
La scoperta della sua vocazione poetica viene direttamente collegata a questa malattia contratta ad appena 18 anni. Egli stesso confesserà: "(...) mi sono ammalato e ho dovuto abbandonare gli studi, senza sapere che era per sempre. Senza sapere che i versi, che io avevo fatto da bambino per divertimento, li avrei iniziati a fare per necessità, per fatalità"1. Ma non è solo la sua arte che viene segnata da questa triste esperienza. Tutta la sua vita ne è coinvolta e un segno indelebile di malinconia accompagnerà per sempre il poeta.
La consapevolezza della precarietà della vita gli arriva anche da un contatto intenso e drammatico con la morte; fra il 1916 e il 1922 il poeta perde tutta la famiglia: prima la madre, poi la sorella, il padre, e infine il fratello.
Segnato da queste esperienze, non riuscirà a costituire un proprio nucleo familiare, votandosi alla solitudine che lo accompagnerà fino alla morte, sopravvenuta il 14 ottobre 1968 a Rio de Janeiro. Rimane solo, con il mondo che lo abitava, con gli amici che lo frequentavano, con i bambini poveri della sua strada di periferia ai quali dedicò tante poesie, con le persone che osservava dalla finestra, tutta un'umanità dolente e povera che lui ha saputo registrare con partecipazione umana e con freschezza linguistica in una poesia che abbandona l'accademismo per trasformasi in strumento espressivo della vita di tutti i giorni. Bandeira sembra l'incarnazione del poeta tipico: un estraneo nel mondo, tenero verso tutti, un uomo che avversa profondamente la retorica e che cerca la poesia più cristallina, diretta, pura.
Aveva acquisito, durante gli anni solitari della malattia, una cultura ampia ed eclettica. La sua poesia, apparentemente semplice e accessibile, non nasconde una lucida riflessione sul fatto poetico e la ricerca di un linguaggio letterario in grado di esprimere il Brasile, paese immenso che stava prendendo coscienza di se stesso e della propria specificità, della ricchezza e del sincretismo derivato dalla convivenza di tanti popoli e culture.
La sua arte, che è l'espressione lucida e convincente della propria esperienza personale, sa farsi corale e collettiva nell'estrinsecare aspettative, sogni, miserie e dolori che egli coglie dal contatto intimo con la realtà; nasce dall'osservazione diretta del reale, ma è poesia che rivela l'essenziale, che scende a toccare il magma profondo della vita e della morte.
Manuel Bandeira si considerava un poeta minore, ma non fu giusto con se stesso. La sua opera ha tutte le caratteristiche della grande poesia, della poesia capace di sottrarsi al tempo e di perpetuarsi nella nostra coscienza e sensibilità.
Le poesie che abbiamo selezionato in questa breve antologia seguono l'arco di evoluzione di questo lirismo. I testi sono stati scelti in base alla loro importanza nella traiettoria poetica dell'autore; si è cercato di rendere, il più possibile integralmente, un universo composito fatto di tensioni essenziali, vita/morte, amore/morte, un lirismo che riscatta l'esistenza dal nulla, un lirismo che redime dal dover morire per forza di natura.

La strada
Questa via dove abito, fra due curve di strada,
È più interessante di un viale urbano.
Nelle città tutte le persone si somigliano.
Tutto il mondo è uguale. Tutti sono come tutti.
Qui, no: si vede bene che ognuno ha la propria anima.
Ogni creatura è unica.
Persino i cani.
Questi cani di campagna sembrano uomini d'affari:
Camminano sempre preoccupati.
E quanta gente va e viene!
E tutto ha quel carattere impressivo che fa meditare:
Funerale a piedi o il carretto del latte trainato da un capretto
                                                          [cocciuto.
Né manca il mormorio dell'acqua, per suggerire, con la voce dei simboli,
Che la vita passa! che la vita passa!
E la gioventù finirà.

Momento in un caffé
Quando il funerale passò
Gli uomini che si trovavano nel caffé
Si tolsero meccanicamente i cappelli
Salutavano il morto distratti
Erano tutti rivolti alla vita
Assorti nella vita
Fiduciosi della vita.

Uno tuttavia si tolse il capello con un gesto ampio e lento
Guardando lungamente il feretro
Questi sapeva che la vita è un'agitazione feroce e senza finalità
Che la vita è tradimento
E salutava la materia che passava
Liberata per sempre dall'anima estinta.



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