Critico, storico dell’arte, artista, poeta e saggista, nato a Milano nel 1930. Inizia la propria attività letteraria e di critico d’arte nel 1951 attorno alla rivista “Aut Aut” diretta da Enzo Paci. Nel 1957 fonda le Edizioni del Triangolo. Nel 1960 gli viene assegnato il Byron Award per l’Europa ed è invitato dalla Harvard University. Fonda e dirige negli Anni ’60 la collana Piccola Fenice per l’editore Guanda. Dal 1970 al 1975 è Direttore Artistico di Palazzo Grassi a Venezia. E’ considerato uno dei maggiori interpreti della cultura anglosassone. Si è occupato di teatro in forme diverse: ha collaborato alla Piccola Scala e al Piccolo Teatro di Milano; come regista ha curato per la Radio Svizzera Italiana adattamento e regia di Enrico V e Riccardo IIIdi Shakespeare e Doctor Faustusdi Marlowe; è autore del libretto per l’opera lirica Da capo, con musica di Gaetano Luporini, andata in scena al Teatro del Giglio di Lucca nel 1987. Dagli anni ’60 esegue opere di “scrittura visuale” (cfr. Visibile, Book Editore, Castel Maggiore 1991), esponendo in Italia e all’estero. Muore a Milano, nel gennaio 2001. Nel Dossier, un ricordo di Roberto Sanesi, inviato dal poeta scozzese, e suo traduttore, Alexander Hutchison, nei giorni immediatamente successivi alla sua scomparsa. Inoltre, quando un giovane allievo incontra una persona importante per il suo futuro, un vero “maestro”, la relazione che si stabilisce tra i due si sviluppa lungo un percorso costellato di episodi che, seppure nella loro frammentarietà, vengono vissuti con intensità bruciante. Quando il “maestro” è anche una persona celebre, come Roberto Sanesi, questo percorso si rivela ricco di spunti e aneddoti che si rivelano illuminanti anche per l'osservatore esterno. Frammenti, in ricordo di Roberto Sanesi, il racconto di Ruben Garbellini ci permette di condividere una straordinaria esperienza di vita e di crescita.
Il feroce equilibrio
Il personaggio nero che si stempera
nero di pece e di ferite, nero,
sotto un sole che è nero ed è rotondo
solo perché due vaste mani a conca
lo fecero impastato di bitume
e d'abbominio e di brusio d'insetti,
è un pilone di roccia e fermo muove
a un cielo giallo frantumato d'elitre,
fermo e veloce sotto un sole nero.
E poiché ciò che muove compie un corso
dall'eterno all'eterno, e ciò che è mosso
da una ferita all'altra in turbini di luce
si dispone secondo che lo spinge
ciò che lo muove, sole che trasuda
grasse costellazioni di petrolio,
l'uno muoverà sempre e l'altro sarà mosso
nel feroce equilibrio dei due neri.
Falsamente dedicata
Credere in un futuro era il tuo segno: un regno in cui distinguere
l'orme dei tori e degli spettri sul verde inconcluso
dell'onda sull'onda, nell'acqua abbrunata dai pesci
dei fiumi incalzati dal mare, una sindone bianca
su cui progettare ferendo. Ma anche
era come rispondere a un adagio
musicale di simboli e di sillabe, un liquido incontro
del nulla con l'essere: e allora l'uccello demiurgo
poteva tracciare i suoi segni di luce tra i fili dell'erba, ridurre
il suo tempo e il suo spazio, fischiando,
e la ragione sul tuo viso in fiamme. Era questo il tuo regno. Lo slancio.
L'idea dui una rosa o di un ciottolo. E il tuo nessun procedere dal nulla
Di una cosa che nbasce da una cosa, casualmente,
si mediava ogni volta in un anello:
rime e rocce creature erano la durata di questo regno.
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