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domenica 11 marzo 2012

Il poeta del giorno: EUGENIO MONTALE

Nasce a Genova nel 1896 da un’agiata famiglia della media borghesia (il padre è titolare di una ditta importatrice di prodotti chimici). Trascorre gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza fra Genova e Monterosso, nelle Cinque Terre, dove i Montale possiedono una villa. Nel 1917 porta a termine gli studi di ragioneria, più brevi e meno impegnativi dei lunghi studi classici, che i suoi genitori hanno preferito a causa della salute malferma del piccolo Eugenio. Montale comincia anche a prendere lezioni di canto dal maestro Ernesto Sivori (vuole diventare baritono) e a frequentare assiduamente la Biblioteca comunale, ponendo le basi di una cultura vastissima, perseguita per lo più da autodidatta, con la sola "guida" della sorella maggiore Marianna (iscrittasi, nel 1916, alla Facoltà di Lettere), appassionata studiosa di filosofia. Nello stesso anno viene chiamato alle armi: frequenta il corso di allievi ufficiali a Parma, dove tra altri letterati e scrittori conosce Sergio Solmi, il quale lo introdurrà poi nell’ambiente degli intellettuali torinesi raccolti intorno a Pietro Gobetti. Viene inviato al fronte in Trentino, prima a Valmorbia e poi a Rovereto. Al finire della guerra comanderà il campo di prigionia di Lanzo Torinese. Congedato nel 1918, fa ritorno a Genova, e qui entra in amicizia con il poeta Camillo Sbarbaro, con Angelo Barile, con Adriano Grande e con altri esponenti della vita letteraria e culturale della città. Nel 1922 collabora a "Primo Tempo", rivista torinese di Giacomo Debenedetti e Sergio Solmi. Nel 1925 collabora anche alla rivista di Piero Gobetti, "Il Baretti". Nello stesso anno firma il Manifesto degli Intellettuali Antifascisti di Giovanni Amendola e Benedetto Croce. Conosce Roberto Bazlen, singolare figura di letterato triestino culturalmente aggiornatissimo, il quale fa conoscere a Montale le opere di Svevo: sono proprio gli articoli montaliani sulla narrativa sveviana pubblicati fra il 1925 e il 1926 a dare inizio alla fortuna critica italiana ed europea di Svevo. Dopo la morte tragica, nel 1926, di Piero Gobetti, esule a Parigi per le persecuzioni fasciste, stringe amicizia con Italo Svevo, con il quale intratterrà un importante carteggio. A Trieste, ospite di Svevo, conosce Umberto Saba. In quell'anno collabora ad importanti riviste come "Il Convegno" e "La Fiera letteraria". Assunto nel '27 come redattore della casa editrice fiorentina Bemporad, deve quindi trasferirsi a Firenze, in quegli anni vera capitale culturale della nazione. Nel '29 diventa direttore della Biblioteca del Gabinetto Vieusseux fino a quando è allontanato dall’incarico perché si è rifiutato di prendere la tessera del Partito fascista. Questi anni sono caratterizzati da una straordinaria intensità di rapporti umani e culturali: assiduo frequentatore delle "Giubbe Rosse", il caffè punto d’incontro degli intellettuali fiorentini, Montale conosce, fra gli altri, Elio Vittorini, Carlo Emilio Gadda, Salvatore Quasimodo, Arturo Loria, Guido Piovene, Gianna Manzini e i critici Giuseppe de Robertis e Gianfranco Contini. In quegli anni collabora a "Solaria", la rivista di Carocci, Ferrara e Bonsanti e a "Pegaso", di Ojetti, Pancrazi e De Robertis. Conosce numerosi scrittori come Vittorini, Gadda, Loria e Drusilla Tanzi, la "Mosca", che diventerà poi sua moglie (allora era moglie del critico d’arte Matteo Marangoni). Nel '37 è allontanato dal Gabinetto Viesseux. Collabora a "Campo di Marte" di Gatto e Pratolini e a "Letteratura" di Bonsanti. Dopo l'8 settembre del '43, si iscrive al Partito d'Azione e lavora per il Comitato Nazionale di Liberazione toscano; nel '45 fonda, con Bonsanti, Loria e Scavarelli, il quindicinale "Il Mondo", che diresse per due anni. Nel '48, dopo un periodo di collaborazione alla "Nazione", si trasferisce a Milano, dove lavora come redattore al "Corriere della Sera" (cui ha cominciato a collaborare nel 1946) e critico musicale del "Corriere dell’informazione". Nel 1967 è nominato a senatore a vita. Nel 1975 ottiene il premio Nobel. Aveva già ricevuto la laurea honoris causa dalle Università di Milano e di Roma. Fino agli ultimi anni continua a vivere, solo (la moglie era morta già nel 1963), a Milano, città che prediligeva perché anonima e discreta. Muore il 12 settembre 1981.


Spesso il male di vivere ho incontrato

 
Spesso il male di vivere ho incontrato:
era il rivo strozzato che gorgoglia,
era l'incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.
 
Bene non seppi; fuori del prodigio
che schiude la divina Indifferenza:
era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.
 
Forse un mattino andando in un'aria di vetro
 
Forse un mattino andando in un'aria di vetro,
arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo:
il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
di me, con un terrore di ubriaco.
 
Poi come s'uno schermo, s'accamperanno di gitto
alberi case colli per l'inganno consueto.
Ma sarà troppo tardi; ed io me n'andrò zitto
tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.

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