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mercoledì 14 marzo 2012

Il poeta del giorno: LOUIS ARAGON

Louis Aragon (nato a Paris il 3 ottobre 1897, morto il 24 dicembre 1982) nella fase surrealista scrisse le raccolte di poesie Fuoco di gioia (Feu de joie, 1920), Moto perpetuo (Le mouvement perpétuel, 1924), e il racconto fantastico Il contadino di Paris (Le paysan de Paris, 1926). Nel 1927 entrò nel partito comunista francese (PCF). Compose un ciclo di quattro romanzi a sfondo sociale, intitolati Il mondo reale (1934-1944). Dopo l'incontro con Elsa Triolet, scrittrice di origine russa, e dopo l'esperienza di alcuni soggiorni in URSS, pubblicò romanzi di contenuto sociale e storico-politico: Le campane di Basilea (Les cloches de Bale, 1934), Le comuniste (Les communistes, 1949-51) . Durante l'occupazione nazista partecipò alla resistenza e svolse una intensa attività politica e giornalistica clandestina. Ardentemente patriottiche sono le raccolte poetiche di quegli anni: Crepacuore (Crève-coeur, 1941), La Diana francese (La Diane française, 1945).


Nulla è precario come vivere 

Nulla è precario come vivere
Nulla è effimero come esistere
E’ un po’ come lo squagliarsi della brina
Come per il vento essere leggero
Io arrivo dove sono straniero
Un giorno tu passi la frontiera
Ma da dove vieni, o dove vai dunque
Domani che importa e che importa ieri
Il cuore cambia con il cardo
Tutto è senza rima né perdono
Passa il dito sulla tua tempia
Tocca l’infanzia dei tuoi occhi
E’ meglio lasciare basse le lampade
La notte ci piace assai più
E’ il lungo giorno che diventa vecchio
Gli alberi sono belli in autunno
Ma il bambino che cosa è diventato
Io mi riguardo e mi stupisco
Di questo viaggiatore sconosciuto
Del suo viso e dei suoi piedi nudi
Poco a poco tu ti fai silenzio
Ma non così in fretta tuttavia
Per non sentire la tua dissonanza
E per non sentire cadere sul te stesso
di una volta il colpo del tempo
E’ duro invecchiare al termine del conto
La sabbia ci scappa tra le dita
E’ come un’acqua fredda che sale
E’ come una vergogna che cresce
Una pelle che grida? Mi sbatti?
E’ duro essere un uomo una cosa
E’ duro rinunciare a tutto
Le senti le metamorfosi
Che accadono dentro di noi
Come piegano lentamente le nostre ginocchia
O mare amaro o mare profondo
Qual è l’ora delle tue maree
Quanti anni occorrono all’uomo
quanti secondi per abiurare l’uomo
perché perché queste sgomitate
Nulla è precario come vivere
Niente è effimero come essere
E’ un po’ come lo squagliarsi della brina
E per il vento esser leggero
Giungo dove sono straniero.

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