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martedì 20 marzo 2012

Aldo Palazzeschi, pseudonimo di Aldo Giurlani (2 febbraio 1885, Firenze - 17 agosto 1974, Roma), scrittore italiano padre della neoavanguardia.
Aldo Giurlani, così si chiamava il poeta che solo dal 1905 iniziò a firmarsi con il cognome della nonna materna, Palazzeschi, nacque a Firenze il 2 febbraio del 1885 da una famiglia di agiati commercianti e per volontà del padre, che voleva per l'unico figlio una brillante carriera d'affari, frequentò l'istituto tecnico diplomandosi nel 1902 in ragioneria.
Nello stesso anno del conseguito diploma si iscrisse alla regia scuola di recitazione "Tommaso Salvini", sotto la guida di Luigi Rasi, che seguì per tre anni, passando in seguito alla compagnia di Virgilio Talli, con Lyda Borelli e altri giovani attori.
Nel 1905 pubblicò a sue spese il primo libro di poesie, I cavalli bianchi, per un editore immaginario (Cesare Blanc che in realtà era il nome del suo gatto) con una sede immaginaria in via Calimara 2, Firenze.
Il libro fu recensito in modo positivo da Sergio Corazzini con il quale iniziò una fitta corrispondenza fino alla precoce morte del poeta avvenuta nel 1907.
Nel 1908 pubblicò, sempre presso l'immaginario editore Cesare Blanc, il suo primo romanzo di stile liberty dal titolo Riflessi.
Nel frattempo Filippo Tommaso Marinetti lo aveva invitato a collaborare alla rivista "Poesia" sulla quale Palazzeschi pubblicherà l'Incendiario nel 1910 e 1913, Il codice di Perelà nel 1911 e il manifesto del Controdolore nel 1914 che era apparso in precedenza sulla rivista "Lacerba".
Presto l'entusiasmo per il futurismo si spense ed egli, alla vigilia della grande guerra si dichiarò neutralista contro l'interventismo dei marinettiani.
Si avvicinò pertanto all'ambiente de "La Voce" di Giuseppe De Robertis e iniziò a collaborare per la rivista.
Fra il 1930 e il 1931 si recò più volte a Parigi dove ebbe modo di conoscere Filippo De Pisis, Guillaime Apollinaire, Pablo Picasso, Georges Braque, Henri Matisse.
Durante l'estate del 1916, pur essendo stato riformato alla visita militare, venne richiamato alle armi come soldato del genio. Fu per poco tempo al fronte e in seguito di stanza a Firenze, a Roma e a Tivoli.
Si ritrovano i ricordi di quel periodo nei suoi bozzetti di Vita militare e nel libro autobiografico Due imperi...mancati che uscì nel 1920 presso l'editore Vallecchi.
Durante gli anni del fascismo, Palazzeschi non partecipò alla cultura ufficiale; compì qualche viaggio a Parigi e dal 1926 collaborò al "Corriere della sera".
Fu questo un periodo di grande fervore letterario e dell'uscita di molte sue opere.
Nel 1921 pubblicò il suo primo libro di racconti, sempre presso Vallecchi, Il re bello; nel 1926 uno "scherzo" iniziato nel 1912 dal titolo La Piramide; nel 1930 venne stampata dall'editore Preda a Milano l'edizione definitiva delle Poesie risistemate con adattamenti dettati dal suo nuovo gusto poetico; nel 1932 sono Le stanze dell'Ottocento, prose di ricordi; del 1934 è il romanzo Le sorelle materassi e del 1937 Il palio dei buffi, seconda raccolta di novelle.
Nel 1938 muore il padre e nel 1939 la madre e Palazzeschi, nel 1941, si trasferisce a Roma dove abiterà fino alla morte.
Del 1945 è un altro libro autobiografico Tre imperi...mancati testimonianza polemica ma anche melanconica della seconda guerra mondiale.
Nel 1948 vinse il premio Viareggio con il romanzo I fratelli Cuccoli e nel 1957, dopo altri libri in prosa (Bestie del '900 nel 1951, Roma, nel 1953), e poesia (Difetti nel 1947), gli venne assegnato dall'Accademia dei Lincei il premio Feltrinelli per la letteratura.
Nel 1960 l'Università di Padova gli conferì la laurea in lettere honoris causa.
Negli anni della vecchiaia Palazzeschi scrisse ancora moltissimo: nel 1964 le prose autobiografiche Il piacere della memoria; una serie di romanzi (Il doge, 1967; Stefanino, 1969; Storia di un'amicizia, 1971), due libri di poesia, Cuor mio, nel quale confluirono i versi delle plaquettes Viaggio sentimentale del 1955 e Schizzi italofrancesi del 1966), e Via delle cento stelle del 1972.
Nel 1974, quando si stavano preparando i festeggiamenti per i suoi novant'anni e la rivista "Il Verri" gli dedicava un numero monografico, lo scrittore, colto da crisi polmonare, morì. Era il 18 agosto.


Cobò

Chicchicchirichi!... Chicchicchirichi!...
"Ecco il dì".
Cantano i galli di Cobò.
Il vecchio Cobò è sul suo letto che muore
fra poche ore.
Povero Cobò! Povero Cobò!
Ciangottano i pappagalli.
Addio Cobò! Addio Cobò!
E le galline:
cocococococococodè:
"oggi è per te"
cocococococococodè:
"Cobò tocca a te".
Le tortore piene di malinconia
si sono radunate in un cantuccio:
glu... glu... glu...
"non ti vedremo più".
I cani si aggirano mesti
con la coda ciondoloni, mugolando:
bau... bau... baubaubò:
"addio papà Cobò".
E i gatti miagolando:
gnai... gnai... gnai... fufù
"Mai... mai... mai più".
E le cornacchie:
gre gre gre gre
"anche a te, anche a te".
Fissando il capezzale
la civetta
veglia e aspetta.

Ara Mara Amara

In fondo alla china,
fra gli alti cipressi,
è un piccolo prato.
Si stanno in quell'ombra
tre vecchie
giocando coi dadi.
Non alzan la testa un istante,
non cambian di posto un sol giorno.
Sull'erba in ginocchio
si stanno in quell'ombra giocando.




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