Reiner Kunze nacque a Oelsnitz (Sassonia) nel 1933. Figlio di un minatore, studiò a Lipsia filosofia e giornalismo. Nella stessa università lavorò come assistente dal 1955 al 1959, ottenendo sporadici incarichi di docenza. Aveva già incominciato l'obbligatoria carriera all'interno del SED (il partito unico della DDR), quando, parzialmente influenzato dai poeti cecoslovacchi, decise di dissociarsi dalla vigente ideologia. Ebbe inizio così una lunga persecuzione nei suoi confronti.
Costretto a lasciare l'università, s'ingegnò alla meno peggio come apprendista meccanico e bracciante agricolo. Nel 1961 sposò la dottoressa cèca Elisabeth Littnerová adottando la di lei figlia Marcela. Nel 1962 si trasferì con la sua famigliola in Turingia, dove cominciò l'attività di libero scrittore. Già a questo punto, per il Politbüro Kunze è persona non grata, in quanto continua a fare una critica spietata al regime. Pochissime sue opere verranno pubblicate nella DDR: la maggior parte di esse verranno fatte recapitare dallo scrittore in maniera spesso avventurosa agli editori della Germania Occidentale.
Le sillogi Vögel über dem Tau (1959, con evidenti influssi di Bertolt Brecht), auf eigene hoffnung (1981), gespräch mit der amsel (1984) e eines jeden einzigen leben (1986) gli varranno una certa popolarità anche fuori della Germania. Nella DDR, molte sue poesie sono propagate clandestinamente nei circoli della Samsidat - l'organizzazione culturale del popolo - sotto forma di opuscoletti stampati in proprio o copie manoscritte. Il volume in prosa Die wunderbaren Jahre (1976; trasposto per il cinema dallo stesso Kunze - poco felicemente - tre anni più tardi) provoca la sua esclusione dalla Gilda degli scrittori tedesco-orientali. E' spiato e messo sotto torchio tanto a lungo e tanto spietatamente che, insieme alla moglie e alla figlia, deve lasciare la DDR.
Il trasferimento nella Germania "oligarchica" è proposto ai Kunze dallo stesso Politbüro quale alternativa a un processo politico. "Ormai davo per scontato che mi avrebbero arrestato. All'eventualità di andar via non avevo mai pensato" affermerà poi lo scrittore. Su di lui pesa l'imputazione di "attività sovversiva contro lo Stato". L'estradizione dalla DDR nel novembre dello stesso 1976 del poeta e cantautore Wolf Biermann aveva causato una fervida protesta e spontanee manifestazioni di solidarietà da parte di molti intellettuali. L'accusa a Kunze di essere un "nemico dello Stato", con conseguente esclusione dalla Gilda degli scrittori, accrebbe la celebrità di questo portavoce del "dolce dissenso". Il materiale critico di Die wunderbaren Jahre (il suo volume sotto imputazione, che lui volle dedicare alla figlia Marcela) è costituito da circa cinquanta testi brevi che illustrano i metodi usati dal potere nel tentativo di imporre una "socializzazione" su vasta scala.
I bonzi di Berlino Est rinunciarono a fargli il processo per paura di una protesta internazionale. Così, il 13 aprile 1977, Kunze (di salute cagionevole anche a causa dei lunghi anni di privazioni) attraversò insieme alla moglie Elisabeth e alla figlia Marcela (anche lei vittima di rappresaglie) il confine che divideva le due Germanie. "Non sono né un martire né un eroe" si giustificherà in seguito. Restare avrebbe significato per lui la sofferenza della prigione.
Nello stesso anno della "fuga", Kunze ottiene il Georg Büchner Preis: il più ambito premio letterario nell'area germanica. "Non ho mai scritto per fare politica" spiega il poeta, "ma è inevitabile che la realtà si intrufoli in ogni testo e che molti libri assumano spesso un tono... politico."
I suoi impegni come artista lo conducono dapprimaa Monaco di Baviera, dove viene accolto nell'Accademia Bavarese delle Belle Arti. Nella metropoli sull'Isar rimane fintantoché la moglie non trova a Passau (Passavia) un lavoro come ortopedica. Da allora i Kunze vivono nella "città dei tre fiumi" ai margini della Foresta Bavarese. Davanti alla loro casetta si allarga un bel paesaggio collinoso attraversato dal Danubio. "Poter ammirare questo panorama è un vero e proprio privilegio" riconosce il poeta. Gli anni trascorsi a Passavia saranno anche i più creativi per lui, che intanto è anche membro dell'Accademia delle Arti di Berlino Ovest e dell'Accademia di Darmstadt per la Lingua e La Poesia.
Reiner Kunze ha tradotto molti lirici cèchi; tra di essi, Jan Skácel, cui lo legò una lunga amicizia.
Nel dicembre 1989 (pochi mesi dopo il crollo del Muro) Kunze fa di nuovo parte della Gilda degli scrittori tedesco-orientali, destinato a fondarsi con il Pen Club occidentale. Nel 1992 ritira la sua adesione all'Accademia delle Arti di Berlino Ovest. Sempre in seguito a una protesta esce anche dal Pen Club, per farvi rientro nel 1995. Nel 1998 si schiera con gli oppositoriri della riforma dell'idioma tedesco.
Innumerevoli i premi letterari ottenuti da Kunze nella Cecoslovacchia, in Svezia, in Austria e nella Repubblica Federale Tedesca: Premio del Libro per l'Infanzia 1971, Premio Letterario dell'Accademia Bavarese delle Belle Arti 1973, Georg Büchner Preis 1977, Premio Andreas Gryphius 1977, Geschwister-Scholl-Preis 1981, Literaturpreis Ruhrgebiet 1990. E, come già detto, il Premio Hölderlin nel giugno 1999.
Le opere di Reiner Kunze sono state tradotte in oltre trenta lingue.
IL MURO
Quando l’abbiamo abbattuto non immaginavamo
quanto fosse alto
dentro di noi
C’eravamo abituati
al suo orizzonte
E all’assenza di vento
Alla sua ombra nessuno
gettava ombra
E ora siamo qui
spogli di giustificazioni
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