a mio padre
(1920-1972)
SE PENSO A TE
Se penso a te vedo
solo un letto d’ospedale,
i silenzi che
seguivano
ogni tuo respiro
affannoso,
le corse nella
notte di medici ed infermieri,
che al tuo
capezzale scuotevano la testa.
Se penso a te
vedo solo pochi giorni felici,
i tuoi rari
sorrisi nel viso della tua sofferenza,
le lunghe notti
passate da solo nel letto grande,
sempre con
l’angoscia del telefono che squillava.
Se penso a te mi
rivedo bambino già cresciuto,
che correva
dietro ad un pallone,
ma tu non eri lì
con me e con i miei piccoli anni.
Te ne sei andato
troppo presto
per la mia
giovane vita,
ed ora che sono
anch’io un uomo,
la nostalgia mi
prende quando ti penso,
seppure nei
pochi istanti vissuti insieme.
Quante cose
avrei voluto
che i tuoi occhi
vedessero:
i miei anni di
scuola,
la mia divisa da
soldato,
le mie pene col
mondo del lavoro,
il mio
matrimonio,
il tuo nipotino
che,
quando vede la
tua foto su quella gelida pietra,
dice sempre:
«Ciao nonno… ti
mando un bacino!»
Papà, non ti ho
conosciuto come avrei voluto,
ma il pensiero
del tuo ricordo
mi dà voglia di
vivere
e di continuare
ad andare avanti,
seppur sempre
triste nel tuo addio.
(2004)
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a Raffaella L.
(1966-2009)
S’È FATTO PESANTE IL MIO CUORE
Una volta
scrivevo se un giorno ti rivedrò,
ora la speranza
viaggia al centro dell’infinito.
In questi anni
ti ho pensato, qualche volta,
e in me
riaffiorava il flebile desiderio
di rivedere
ancora quel sorriso malinconico.
S’è fatto
pesante il mio cuore
quando il tuo
viaggio s’è concluso amaramente,
per sempre
rapito dal cielo di primavera.
Un giorno
scrivevo di poterti dire tante cose,
ora le mie
parole sono come cemento.
Avrei voluto
toccare un sogno e spesso,
in quei giorni
vissuti insieme a te,
ho pianto sul
tempo perduto.
Ora quel tempo
non tornerà
e quel piccolo
attimo di felicità
lo conserverò
sempre dentro i miei ricordi.
Cercherò di
rincontrarti in un’altra vita
per vedere quel
malinconico sorriso diventare allegria.
(2011)
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