Francisco de Quevedo y Villegas nacque a Madrid nel 1580.Studiò a Alcalà de Henares, ma dopo un duello dovette trasferirsi in Italia e prese servizio sotto il duca di Osuna e venne coinvolto nella caduta in disgrazia del duca nel 1619.Tornato in Spagna, venne imprigionato per 4 anni nel monastero di San Marcos di Leon.Morì a Villanueva nel 1645.
L’edera rampicante
L’edera rampicante che
cammina
stringendo nel suo
verde labirinto
tutto il fusto del
pioppo che danneggia
perché più l’accarezza
più gli nuoce;
non sa l’occhio che
guarda
quel frondoso slancio
se sia l’amore o
invece un carcere:
solo l’albero sa se
sia un favore
o sia una morsa che lo
copre e piega.
Così, lisi, chi veda
come godo
quando t’adoro nella
tua bellezza
e che nobili pene
m’accompagnino,
chieda alla mia
passione e al mio destino:
saprà che è schiavo
del mio sentimento
ciò che crede sia un
premio alla follia.
Amore costante al di là della morte
Gli
occhi miei potrà chiudere l’estrema
ombra
che a me verrà col bianco giorno;
e
l’anima slegar dal suo soggiorno
un’ora,
dei miei affanni più sollecita;
ma non
da questa parte della sponda
lascerà
la memoria dove ardeva:
nuotar
sa la fiamma in gelida onda,
e andar
contro la legge più severa.
Un’anima
che ha avuto un dio per carcere,
vene che
a tanto fuoco han dato umore,
midollo
che è gloriosamente arso,
il corpo
lasceranno, non l’ardore;
anche in
cenere, avranno un sentimento;
saran
terra, ma terra innamorata.